Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Bibliotheca Hertziana [Hrsg.]; Bruhns, Leo [Gefeierte Pers.]; Wolff Metternich, Franz [Gefeierte Pers.]; Schudt, Ludwig [Gefeierte Pers.]
Miscellanea Bibliothecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig Schudt — Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana, Band 16: München: Schroll, 1961

DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.48462#0465
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
La facciata di S. Giovanni in Laterano e l’architettura del Settecento

461

giudizio, perche richiedendosi per la sua costruzione, e dei suoi
necessari annessi di Androni, Corridori, e Scale corrispondenti
una grandissima Fabbrica, risecandosi questa, potrebbe im-
piegarsi il denaro con maggior proprietä e profitto nella Fac-
ciata, e forse bastare per terminarla presto con piacere e
plauso universale. Oltre di ehe i Professor! vedendosi limitati,
ed obbligati a una tal Loggia, troveranno piü difficile idearla
con quella proprietä, ehe si richiede. Ma se non ostante tali
ragioni si volesse fare nella Facciata la Loggia, parlerö di essa
in occasione di discorrere della Forma della Facciata.
Circa il terzo di rintracciare quäl possa essere stata l’idea del
Borromino per la Facciata, e un’impresa, al creder mio, quasi
impossibile. Primieramente il Disegno, ehe e stato pubblicato,
come un parto dell’ingegno di Lui, e ehe da chi giudica senza
averlo veduto, o ahneno senza averlo esaminato, vien creduto
per suo, stimo poter dir francamente col sentimento dei piü
intendenti di Architettura, esser questo un disegno supposto,
e da lui non fatto, perche in esso non si scorge ne quella maniera,
ne quel carattere, ehe il Borromino ha praticato in tutte le
altre sue Fabbriche grandi, e magnifiche, ne alcuno di quei nuo-
vi ingegnosi ritrovamenti, con i quali differenziava ogni sua
Fabbrica l’una dall’altra, sia quel meraviglioso suo adattamento
ai siti, ed alle circostanze, ne finalmente alcuna nuova inven-
zione di ornati da lui sempre, e con diverse nuove maniere
praticata in tante altre Fabbriche di assai minor conto, ma vi si
scorge una raccolta di suoi ornati presi di qua e di lä dall’altre
sue Fabbriche, ed un’affettata imitazione della sua maniera,
cose tutte ehe insieme unite mostrano ad evidenza non essere
un tal Disegno del Borromino, e percib non poter servire per
rintracciare la sua idea. Anzi non avendo fatto nella rozza
Facciata della Chiesa muri sufficienti per sostenere una gran
mole, manifestamente apparisce non aver potuto avere tale
idea, e piü tosto i gran Finestroni, ehe in essa si scorgono, danno
motivo di credere, ehe egli volesse farla di un solo Ordine,
e di un’altezza competente, ne di tanti Ordini, ne di altrettanta
altezza della Chiesa. Secondariamente e noto a ciascheduno,
ehe egli era assai particolare, ed incostante nei suoi Disegni
mutandoli, e rimutandoli non solo prima di principiare l’opera,
ma alle volte ancora doppo averla principiata faceva buttare a
terra il giä fatto, e cambiava Disegno, onde non poträ mai su
qualunque vestigio da lui lasciato rinvenirsi quäl possa essere
stata la sua Idea.
Ma se e quasi impossibile il rintracciare l’idea del Borromino,
e anche assai pericoloso il prescriverlo per imitazione, e il
mettersi ad imitarlo, ehe e la quarta cosa ehe si suppone
prescritta. Egli apprese in gioventü l’Architettura Gotiea,
la quäle si compiace di una certa apparenza di cose, e di certi
capricciosi ritrovamenti di grandissima fattura, i quali non
hanno proporzione ne grazia, ne convengono ragionevolmente
al tutto, ne alle parti. Venuto poi a Roma, e veduta la grandiosa
proporzionata, e bella maniera di architettare, ne rimase
sorpreso, se ne invoglib subito e vi si applicö con tutto lo
spirito, e ne apprese in breve tempo al paro di ogni altro i
fondamenti, le regole, e la buona maniera, ma non volle, o non
seppe abbandonare affatto la prima appresa in Gioventü.
Ciö non ostante essendo egli di un elevato ingegno, e di un
sapere non ordinario, gli riusci il piü delle volte, ma non sempre,
accoppiare con grazia, e plauso maniera Romana, e Gotiea, e
comporne una nuova, e sua particolare, ehe per potere essere bene
imitata, richiede un singolare ingegno, un profondo sapere, un
ben purgato gusto, ed infinite avvertenze, altrimenti si cade ine-
vitabilmente nel Gotico, come vediamo quotidianamente

accadere a quelli, ehe senza tali avvertenze e tali prerogative,
pretendono d’imitarlo, e come qualche volta accadde allo stesso
Borromino, onde il prescriverlo, o pigliarlo per prototipo
d’imitazione, e, come dissi, troppo pericoloso, o difficilmente da
poterne riuscire cono onore.
Non intendo io per questo, ehe non debba aversi tutta la riflessione
a molti ingegnosi ornati fatti da esso, e ehe non debba essere
imitato, e seguito, particolarmente in quelli della chiesa di
S. Gio:, ehe sono della piü bella, della piü soda, e real maniera,
ehe egli abbia mai usato.
Passando alla Forma dell’Edifizio, ehe e la cosa della maggiore
importanza, la quäle quando e eceellente, vale piü di qualsi-
voglia ornato, e ehe senza accrescimento di spesa aggiunge
notabilmente decoro, nobilitä, e bellezza all’opera; questa
non puö farsi, ne trovarsi da un volgare, ed inesperto Architetto
e semplicemente pratico,ma solo da quelli, ehe collo studio delle
Mattematiche, e dell’altre scienze necessarie per l’Architet-
tura, e con la lettura dei buoni libri, e con la meditazione sopra
le buone ed eccellenti Fabbriche degli antichi Romani, abbiano
appreso per via di principj a conoscere, e distinguere in ehe
consista la bellezza, ed eccellenza di una Forma, e quali siano
le sue parti corrispondenti, e proporzionate alla Fabbrica da
farsi, giache questi soli possono esser capaci di bene adattarsi
a qualunque sito; e a ben servirsi del poco, e del troppo, del
cattivo, e del poco bene adattato al proprio bisogno, ricoprendo
coll’arte, e coll’ingegno i difetti dei siti, anzi ricavando da
questi utile, e comodo, o almeno ornato per l’Edifizio.
In tal guisa e non altrimenti praticano i valenti Architetti,
e cosi praticb, per addurre un esempio, il celebre Michel Angelo
Buonaroti nelle Fabbriche di Campidoglio, il quäle se altrove,
ed in sito piü ampio avesse dovuto fare il Palazzo dei Signori
Conservatori, si sarebbe certamente servito di altra forma,
giache quella, della quäle si prevalse, e ehe in quel sito total-
mente appaga chi la rimira per la sua proprietä, ed armonia,
e viene meritamente riputata maravigliosa, consistendo per
altro in un Portico non molto grande di mole, ed in un solo
ordine di finestre, se la sua Forma non fosse stata si bene adatta-
ta al sito, ed alla circostanza del Luogo, non averebbe ne
quell’applauso, ne quella approvazione, ehe riceve, e se fosse
stata in luogo aperto, verrebbe, a riserva del pregio ehe riporte-
rebbe dall’ornato, riputata un’Idea, o una Forma di un bei
Casale, e non di un nobile, e signorile Palazzo, e degno del
Senato Romano. Anzi se si volesse aggiungere a tale Edificio
o qualche Ordine, o qualche ornato se ne crescerebbe la mole,
ma se ne scemerebbe la perfezione, come vogliono comune-
mente essere accaduto nella Chiesa di S. Pietro, di cui per essere
stata alterata con diverse beuche grandi, e rieche aggiunte la
prima sua bella Forma, e per essere state con esse variate quelle
circostanze, per le quali era stata fatta in quella maniera
determinata viene in piü di una parte l’Edifizio reputato
a cagione dell’accennate aggiunte, mancante di quella prima
perfezione, con cui era stato ideato.
Dal detto sinora stimo, ehe possa bastantemente comprendersi
esser molto differente il concepire e il comporre una Forma di
Edifizio, ehe sia buona, ed adeguata in se, e relativamente al
luogo assegnato, e sue circostanze, dal farne vedere in carta un
Disegno bello in apparenza, ed anco proporzionato, ma non
confacevole, ne adattato al sito, ne alle circostanze del luogo.
A far quest’ultimo giungono felicemente per via di furti, e di
pratica, e senza alcuna tecnica anche i Falegnami, gli Scarpel-
lini, i Muratori, e simili sorte di Persone, le quali non solo non
hanno studiato le Mattematiche, ne le altre facoltä necessarie,
 
Annotationen