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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0450

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MEGARA HYBLAEA

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In tale senso la statua megarese sarebbe stata
ricordo e simulacro di un giovine eroizzato, le cui
forme riprodotte con tipo apollineo sarebbero state
ricordo affettuoso ed oggetto di culto ad un tempo,
al modo stesso che nelle arcaiche scolture funebri
spartane, le coppie espresse non altro sono che i ri-
tratti dei defunti eroizzati sotto le forme di divinità
catactonie, come Hades e Persephone ('); e la cosa
tanto più è prossima al vero, in quanto e nei basso-
rilievi e nella stele di Aristione (60a olimp.) si rav-
visano i primi tentativi della ritrattistica funebre,
sebbene nè questa, nè quelle sieno propriamente opere
iconiche (2).

Ma, sia un Apollo o il ritratto di un efebo eroiz-
zato sotto forme apollinee questo torso megarese, im-
porta sopratutto rintracciare delle prove positive della
pietosa consuetudine che consacrava la presenza di
sì fatte statue in una necropoli. Già è posto fuori
di questione che l'Apollo di Tenea (o meglio di Athiki)
sia stato raccolto sopra la lastra che copriva un se-
polcro (3), ed il Furtwàengler (4) crede di poter af-
fermare lo stesso per quello di Thera, concludendo
all'uso sepolcrale di tutti i tipi analoghi della Beo-
zia, a conferma di che egli adduce anche la stele
tanagrea di Dermys e Kitylos (5). Anche la base del

(') Overbeck, Geschichte der griech. Plastik3 I, p. 86.

(2j II Furtwàengler, che è tra coloro che preferiscono dare
interpretazione realistica a codeste statue, ha interpretato sic-
come ritratto di un àyéveiog, vincitore alle gare, una statua
marmorea dell'Acropoli (Statue von Akropolis nelle Athenische
Mittheilungen 1880, tav. I) col torso in riposo e la gamba d.
lievemente avanzata. Questa appartiene ad autore di poco an-
teriore a Fidia, ma egli esprime l'avviso (Ibidem, p. 26) che
anche le statue consimili più arcaiche sieno ritratti efebici,
piuttosto che tipi apollinei; in egual modo è intesa la Ar-
chaische Mnglings Statue im British Museum (Arch. Ztg.,
1882, tav. IV, p. 82), la quale è in intima relazione coi tipi
apollinei di Orchomenos, Thera e Tenea.

(3) Vedi le notizie raccolte dal Milchoefer (Archaeol. Ztg.
1881, p. 55), il quale ha preso occasione per mostrare l'uso
funebr» di codeste statue di tipo apollineo. Prima aveva già
parlato il Curtius di Apollon ah Todesgott nella Arch. Ztg.
1867, p. 86, a proposito di un sarcofago lateranense, e poi il
Conze a riguardo di una Grabstatue aus Tarent nei Sitzungs-
berichte dell'Accademia di Berlino 1884, p. 621.

(") Arch. Zig. 1882, p. 57. Un altro torso dello stesso
tipo, della metà del VI secolo, con chioma corta fu trovato
nel dromos di un sepolcro ciprioto di Marion (Hermann, Das
Graeberfeld von Marion, p. 22).

(5) Essa mostra in alto rilievo due giovani ignudi, acco-
stati, ritti in piedi, con una gamba alquanto avanzata, appunto
nella posa schematica dei tipi apollinei arcaici (Athen. Mit-
theilungen, 1878, tav. XIV).

Dipylon, che dalla forma delle lettere si riconosce
del VI secolo (*), era funebre, decorava il sepolcro
di Xenophantos, e per di più sosteneva un ff^ta, una
statua, che dall'orma superstite vuoisi supporre ritta
in piedi, colla gamba d. alquanto spinta in avanti,
appunto secondo il tipo apollineo (2). Altra base sco-
perta a Vurvà nell'Attica con avanzi della rispettiva
statua non ammette diversa spiegazione della prece-
dente (3). In fine, monumento decisivo in tale ricerca
è la bella lekythos del Museo di Bonn, di fabbrica
ateniese (4), sulla quale vediamo le solite figure, a d.
una maschile barbata, a s. una femminile con cane-
stro, in mezzo ad esse una stele sepolcrale, sopra la
quale sta ritta in piedi una statua bianca a contorni
bruni, di giovane ignudo, in una posa simile all'Eno-
mao del frontone occidentale di Olimpia; insomma una
variazione del tipo apollineo fin qui pertrattato.

Mettendo insieme tutte le citate scoperte, e pa-
ragonandole alle statue apollinee raccolte in santuari,
dai Francesi a Delos e nello Ptoion in Beozia, dal
Bent a Thasos, dal Flinders Petrie a Naukratis, ed
altrove, arriviamo alla conclusione, che tali figure,
foggiate su di uno schema plastico fisso, tradizionale
e molto diffuso, rappresentavano il tipo solenne di
Apollo, adoperato talvolta anche per uso funebre ad
esprimere il defunto nella forma divinizzata dagli

ÌQ(lì8Q.

Interpretato con sufficiente sicurezza il soggetto,
determinatane l'età, resterebbe a determinare la scuola
artistica cui esso spetta, indagando, se esso sia pro-
dotto plastico locale od importato. Indagine alla quale
di buon grado passo sopra, poiché la mancanza della
testa renderebbe pressoché insolubile il problema, tanto
più ove si tenga conto del difetto assoluto di cono-

(*) Corpus Inscr. Atticarum IV, n. 4776; Roehl, Imagines
inscr. graec. p. 69, n. 13; Loewy, Inschriften griech. Bildhauer,
p. 275, n. 395.

(2) Athenische Mittheil, 1879, p. 294, n. 4 tav. con l'orma
dei piedi. Il Loeschcke in quell'articolo, parlando delle arcaiche
stele funebri attiche (p. 300), insiste sulla necessità di supporvi
delle statue sepolcrali.

(3) Ne devo la conoscenza al chino prof. Von Duhn ; il
quale mi ha pure favorito notizie su taluni altri dei monu-
menti citati.

(4) Eecentemente edito nei Bonner Studien R. Kekulé
von seinen Schulern gewidmet, 1890, tav. X. Il vaso è del
V secolo, e la sua importanza come testimonio di statue fu-
nebri di tale età era stata già riconosciuta dal Furtwàengler
Sammlung Saburoff I, p. 150.
 
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