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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0517

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929

GLI ANATHEMATA

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chiton ed himation ; per di più la fig. di lavoro poco
diligente non è appiattita ma cava. Alt. cm. 16 i.

N. 76. — Figura piccolissima (alt. cm. 6 senza
piedi) colla testolina coperta di un basso modio, sor-
reggente nella d. piegata sul petto una offerta irre-
conoscibile, che però non è un fiore.

N. 77-85.— Gruppo di figure, emanazioni del tipo
C, modificato in più parti (tav. VII, 2 ; Vili, 4; IX, 2).
La testa non è diademata, o mitrata, e solo in una
pileata ; in alcune la chioma scende con duplice treccia
sul petto, le braccia stese lungo i fianchi, mentre la
s. accenna appena a sostenere il lembo dell'himation ;
il quale dalla spalla s. passa obliquamente sotto
l'ascella d., lasciando semiscoperta la mammella d. ;
un lembo di esso scende verticalmente sul lato op-
posto, coll'orio pieghettato a zig-zag. Tutte queste
figurine sono piene. Un esemplare completo misura
cm. 12 { in alt., gli altri sono rotti.

Megara aveva già dato una figura dell'identico tipo
(Museo Sirac. n. 4444), non prodotta dal Kekulò.
Identiche nei più minuti particolari della posa e del
dfappeggio, sì da ritenerle non semplici emanazioni
da un prototipo comune, ma vere importazioni delle
stesse fabbriche (Asia Minore), si hanno nella Fenicia
ed a Rodi (').

N. 86-89. — Un ulteriore sviluppo del tipo della
Spes esibisce una figura muliebre con alto modio sva-
sato e le treccie fluenti sul petto ; veste il diploidion,
di sotto al quale esce il chitone poderes, non ricco
di pieghe, ma serrato attorno le gambe, nel quale si
riconoscono le orditure verticali onde è tessuto; le
due avambraccia leggermente sospinte ne sollevano i
lembi. Dei quattro esemplari il maggiore misura
cm. 11 alt. (tav. VII, 1, 5).

Sono pure megaresi due figure analoghe (Mus. Si-
racusa n. 1018 e 1019) alquanto più grandi di que-
ste, mentre la gelese edita dal Kekulè (o. e, p. 23,
fig. 48) di stile molto più libero è una continuazione
più recente dello stesso tipo ; numerosissime ed iden-
tiche a Corfù (2).

(') Heuzey, Terrescuites du Musée du Louvre, XII, 4 ;
Salzmann, Camiros, XI, 1.

(2) Più di un migliaio e mezzo nel temenos di Artemide,
Lechat, Terrescuites de Corcyre in Bull, de e. h., 1891 p. 29,
tav. 1, 1; le varianti tav. I, 2 e 3 sostengono nella d. un fiore
acuminato, od un melograno, il quale perciò non può certo
interpretarsi come simbolo di Afrodite.

Monumenti antichi. — Voi. I.

D) N. 90-93. — Piccole fig. o modiate, o pileate,
o diademate, sorreggenti colle due mani piegate in
sul petto una tenia ; per le piccole dimensioni il pan-
neggio è appena lontanamente accennato ; sono piene,
e l'alt, ne è di cm. 7 \ (l) (tav. VII, 6 ; IX, 12).

E) N. 94-100 (tav.VII, 3). — Fig. muliebri sedute.
Un esemplare completo a. cm. 10 \ mostra una figura di
donna modiata colle mani sulle ginocchia, sedente sopra
un ■dQÓvog, la cui spalliera forma agli angoli superiori
due teste sporgenti. Eccettuata la testa, tutto è di
lavoro superficiale senza studio anatomico, nè panneg-
gio. Un esemplare a. cm. 11 $ ha la testa diademata
e le mani colle dita distinte. Frammenti di altri.

La quantità considerevole di figure fittili sedute co-
nosciute presenta per una ulteriore determinazione più
spiccati caratteri di queste megarosi. Nella grande
arte lo schema di tutta questa ricca e svariata serie
pare faccia capo, nella attuale conoscenza che abbiamo
della statuaria arcaica, alle figure ieratiche dei Bran-
chidi (Mileto), ed in quello della necropoli pur di
Mileto (2), e siccome molte delle terracotte di Me-
gara risentono delle scuole paleoioniche e doriche
delle coste dell'Asia Minore, non è senza ragione che
si accostano gruppi plastici così disparati. E sono pure
dell'Asia Minore simulacri in pietra di divinità se-
dute, creduti di Cibele (3), il che può non senza
fondamento far credere che questo tipo siasi primie-

(') Circa l'oggetto da esse portato non può cader dubbio
dopo gli studi dello Sclireiber (Arch. Zeitung, 1883, p. 283
& segg.), il quale, e da ricordi tradizionali c dalle monete
ha conchiuso che spesse volte le statue arcaiche di divinità
erano decorate di tenie e bende (azé/jficirct xtà 9-iacivoi), come
la Diana di Efeso, la Hera di Samos, l'Athena Ilia ecc. ; le tenie
erano portate colle mani dalla divinità stessa, come si suppose
nelle statue deliache (Homolle, o. e, p. 44). Nella stessa guisa
la Nike sostenuta nella d. dal grande simulacro fidiaco di Zeus
Olympieios portava una tenia dall'una all'altra mano (in monete
elèe Boetticher, Olympia, II. ed., p. 314).

(2) Muller-Wieseler, Denhnaeler der alten Kunst I, fig. 33;
Baumeister, Denkmaeler des klassisclien Alterthums, voi. I,
fig. 337; Overbeck, Geschichte der gr. Plastilt (5) voi. I, p. 94;
Bayet, Milet et le golfe larnique, tav. XXI.

(3) Beinach, Statues archa'iques de CyhHe découvertes a
Cyme. Nel Bull, de corr. hell. 1890, p. 545, tav. Vili, 1. L'au-
tore riconosce anche in queste le maggiori affinità con quelle
dei Branchidi e con una della necropoli di Mileto. Queste di
Cyme sono non per altro interpretate siccome Cibeli, se non
per il leone (distrutto nella principale, e però, parmi, di dubbia
interpretazione) che esse portano sulle ginocchia; altre pecu-
liari caratteristiche non hanno.

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