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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0516

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MEGARA HYBLAEA

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possiedono pure esemplari fenici ('), del tempo in
cui la coroplastica fenicia imitava l'arte greco arcaica.
Due manichi di bronzo, l'uno spettante a specchio lo-
crese (Mus. di Carlsruhe), l'altro ad un vaso berlinese,
del VI e V secolo, sono appunto foggiati a figura mu-
liebre nel tipo della Spes, con fiore in mano (2). Lo
stesso tipo se lo appropriò ben per tempo l'arte etni-
sca e lo prova una statua marmorea vulcente e tutta
la infinita serie di piccoli bronzi dell'Etruria, foggiati
su questo schema (3).

La restituzione di tutta questa famiglia dei così
detti tipi della Spes ad una determinata e quanto
meno ad una unica divinità, se pure è il caso di par-
lare di divinità, non è ammissibile ; lavorò statue se-
condo questo schema già Antenore ( uè per primo,
ma secondo un tipo preesistente, le cui origini vo-
glionsi probabilmente rintracciare nell'arte egizia.

Quindi non era in tali opere, anche se plastiche,
fatta parte alcuna alla facoltà creativa dell'artista,
ma sola alla sua abilità nel rendere i partiti di pieghe
del peplos, nel decorarli vagamente, nel dare una più
giusta ed elegante mossa al corpo, nel tratteggiare
più finamente i lineamenti del volto. Questo stile
non fu proprio ad una scuola o ad una regione
speciale, ma a tutti i centri artistici della Grecia e
delle sue colonie e poi anche dell'Etruria. Delle ter-
recotte alcune hanno certo requisiti di maggiore ar-
caismo che non siano quelli dei pochi simulacri in
marmo, ma alla loro volta esse derivano da statue in
pietra (Cipro?) a noi non ancora note; e sono quindi
sempre riflessioni della grande plastica.

Non ha poi sempre serio fondamento l'opinione di
quelli archeologi, che in questo tipo, accompagnato da
qualche attributo, ravvisano sempre ed esclusivamente
l'Afrodite arcaica (s); convengo per il tipo ieratico,

(') Martha, Culalogue des figurines du Louvre, p. 89, da
Cipro 183, 186.

(2) Archaeologischer Anzeiger, 1890, p. 6. FrOhner, Bronzei
de la Collection Gréau, n. 326.

(3) La statua in Musacum Etruscum Gregorianum,!. tav.
98. 1. Dei tuscanica sigma di questo tipo, con assai varianti,
vedi saggi presso Martha, L'art étrusque, fig. 337, 339, 344,
215 e pag. 503.

(4) Studnicka, Antenor und archaisehe Malerei nello Jahr-
luch d. d. arch. Just. II, p. 141.

(5) Bernouilli, Aphrodite. Ehi Baustein sur griechischen
Kunstmythologie, p. 25, 26, 64. Il Furtwaengler in fatto accetta
tale interpretazione con molte riserve ; (in Roscher's, Lexikon

ma si possono fare numerose riserve al resto. È prova
decisiva in contrario la base di Antenore dell'Acropoli,
la quale, se pur sosteneva un eidolon, ciò che ancora
è controverso, questo non poteva essere altro che quello
di Athenaia. Quanto poi ai simboli di questo e dei
successivi gruppi, cioè fior di loto, melograno e colomba,
essi non sono tutti di assoluto valore afrodisiaco (') ;
e dato anche lo sieno, non ne emerge di diretta con-
seguenza, che sieno Afroditi anche le figure che li por-
tano. Come le figure dell'Acropoli sorreggevano offerte
ad Atena, così queste possono portare oggetti che erano
gradito simbolo ed omaggio ad Afrodite. Con che, coor-
dinandomi alle idee esposte per i gruppi precedenti,
interpreterei questa categoria piuttosto che per vere
Afroditi, siccome simulacri e ricordi di offerenti e sa-
crificanti ad Afrodite, od Afrodite-Persefone.

N. 75. — Tipo come sopra, con diverso tratta-
mento del panneggio, reso con minore studio, e senza
pieghe a zig-zag; nè è avvertibile la distinzione fra

der Mg litologie, voi. I, p. 408 dice che tale tipo è « in nichts
unterschieden von den anderen Giittinen » e p. 410 « doch ist
der Typus ein so allgemeiner, dass er auch tur andere Gottheiten,
ja auch Sterbliche, die Votivgaben darbringen, beniitzt wurde».
Tale opinione è pure condivisa dal Pottier, Les statuettes de
terrecuite dans Vantiquitc, p. 37.

(') Ne conviene lo stesso Bernouilli (o. e, p. 25 e 39) ed
il Preller, Gricchische Mythologie, I, p. 662; valga questo an-
che per gli altri gruppi. Il kalathos, il fiore, la colomba sono
anche proprie a divinità (Hekate, Cora, Persephone), sulla cui
immedesimazione ed assimilazione in taluni casi con Afrodite
vedi Usener, Rheinisch. Museum, 1868, p. 316. Dei simboli quello
che ha maggior diritto anche nell'arte ad essere ritenuto come
afrodisiaco è certo la colomba; lo prova un architrave dell'A-
cropoli, con Ire di tali animali accompagnati dall'epigrafe Uùv-
àrjfiof, riferentesi al tempio di tal dea ricordato da Pausania,
come colà esistente (Foucart, Balletin de corresp. hellénique,
XIII, p. 156 e segg); quindi con tutta probabilità una delle
statue dell'Acropoli colla colomba è una dedicante ad Afrodite,
e per conseguenza anche talune delle nostre figurine. Che in
taluni casi la stessa dea fosse cosi rappresentata è accertato
da una coppa di Hieron (Gerhardt, Trinkschalen und Gefaesse,
I, 11 e 12) rappresentante la dea (con leggenda) circondata da
Eroti ; nel drappeggio e nel modo di sostenere la colomba
si vede che Hieron attingeva ad uno schema arcaico, nel quale
però egli infondeva movenza e grazia. Invece la figura di altro
vaso collo stesso fiore delle nostre e con mossa analoga (Six,
Vases Polichromes, tav. I) non può essere nè A., nè una divi-
nità qualsiasi, perchè nuda, ciò che nell'arte prefidiaca nessun
artista osò fare.

Per decidere la questione del significato di tali terrecotte,
bisognerebbe stabilire, se e quanta affinità esse avessero con
qncWàycd^idTioy 'JtpQoiitrjs, statuetta di stile arcaico alta un
palmo, che un mercante greco di Naukratis alla metà del V]
secolo da Papbos trasportava nella sua patria, per deporla nel
santuario della dea (Ateneo XV, p. 670).
 
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