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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 1.1889

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Orsi, Paolo; Cavallari, F. S.: Megara Hyblaea: storia, topografia, necropoli e anathemata
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https://doi.org/10.11588/diglit.8558#0515

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925

GLI ANATHEMATA

92G

clamide ('). Il chitone, alquanto ampio, permette alle
gambe di disegnare la loro forma, lascia liberi i
piedi, ed è sostenuto dalla s. mano, mentre la d. con
mossa graziosa e delicata fra indice e pollice sorregge,
poggiandolo al seno, il fiorellino di loto (?) ; nude le
avambraccia, ed il petto con le ben rilevate poppe
attraversato da uno stretto telamone. La statuina, di
solito insistente sopra un doppio plinto, congiunge la
grazia solenne alla soavità, e spetta senza dubbio così
per la cura del dettaglio e del panneggio (cfr. vasi)
come per una cotale eleganza all'arcaismo perfezionato.

Tecnicamente osservo, che l'intero gruppo di co-
deste figure è lavorato in pieno ; sono di fatto appiattite,
ottenute a stampo, molto dettagliate davanti, tirate
quasi a liscio nel rovescio ; collo stecco si è regolato
lo studiatissimo trattamento delle pieghe ed altri par-
ticolari; sola la testa è lavorata a tutto tondo, seb-
bene sulla nuca non sia indicata la chioma. Un unico
esemplare completo misura cm. 17 4 alt., gli altri
sono tutti rotti. Un torso spettante ad esemplare molto
più grande colle pieghettature del peplo marcatissirne
e le treccie pettorali dentellate, presenta la variante
di una colomba sostenuta sul petto invece del fiore
(tav. VII, 11).

Questo tipo ieratico muliebre è uno dei più diffusi
nell'arte greca arcaica, e la sua illustrazione fornirebbe
materia ad una grossa tesi ; alla ricchezza delle pro-
duzioni veramente plastiche corrisponde un numero
stragrande di repliche e variazioni coroplastiche, le
quali diversificano talvolta nella natura dell'offerta;
la letteratura archeologica su tale argomento essendo
molto vasta, mi limiterò a citare i tipi meglio noti,
per fissare i rapporti delle figurette fittili colla grande
arte, e questi sono: 1) Statue marmoree dell'Acropoli,
con chitone e lungo peplo, del tipo detto della Spes,

(!) Difatto, mentre i gruppi di statuette precedentemente
dichiarati portano il semplice e rigido costume femminile do-
rico, che pure in Atene durò circa fin verso la presa di Egina
(540) (Boehlau, Quaestiones de re vestiario, Graecorum, p. 25),
questo ed i seguenti ci rappresentano donne col lussurioso ab-
bigliamento ionico, ricco di falde e maniche, che incomincia
a prender voga al principio del VI secolo, per dominare com-
pletamente dopo la metà di esso. Sua principale caratteristica
è Vànónzvyfia, che se non si trova ancora nettamente sviluppato
in codeste figurine, si fa però presentire alla ricchezza di falde
attorno la vita. Quindi il costume stesso è certamente un
mezzo per determinazione della cronologia nella ceroplastica.

in atto cioè di incedere, sollevando un lembo della
veste ; l'avambraccio d., che era di riporto, manca,
quindi non si definisce l'oggetto offerto ('). 2) Statue
muliebri di Delos, col braccio d. coll'offerta (mancante)
proteso anziché poggiato al petto ; il soggetto però,
ad onta di tale variante dell'azione, resta lo stesso (-).
3) Statua marmorea di Eleusi pure del tipo della Spes,
con molta ricchezza e manierismo di pieghe, chioma
a treccie sul davanti, a spattola sulla schiena, acefala
e senza braccia (3). 4) Statua dell'Aventino, illustrata
dal Gherardini (o. e.) con una intera serie di tipi
analoghi ; l'offerta non si vede, mancando l'avambraccio.
Si deve tener molto conto della interpretazione da lui
proposta, seguita poi e sviluppata da altri, che tali
statue rappresentino ministre del culto. 5) Piccolo
torso muliebre marmoreo acefalo, inedito, del Museo
di Siracusa a. cm. 13, con offerta di un capretto.

fnlìuitamonte più ricca è diffusa è la famiglia delle
terrecotte con soggetto e schema analogo; di Megara
se ne conoscevano già esemplari di grandi dimensioni,
con fiore o colomba, e di queste ultime talune aneli.'
modiate (4) ; altre da Selinunte, da Akragas, da Cal-
tagirone (5). Nella Grecia si hanno a Rodi, a Corinto
ed altrove (6). Qualche raro esemplare consimile, per
anco inedito, modellato però con maggiore libertà
proviene anche dagli scavi da me eseguiti in Locri
Epizephyrioi. E di arcaismo raffinato una serie di
esemplari con mela nella d. poggiata al petto, di pretta
arte ionica sebbene rinvenuti nelle tombe di Cirene (") ;
testimonio anche questo della diffusione di tali tipi
dall'Eliade verso tutte le colonie d'occidente. Se ne

(') Antike Denkmaeler ecc. voi. I, tav. XIX, n. 1. Lechat,
•Statue* arehaiquót d'Athènes. Nel Bull, de eorresp. heli, 1890,
tav. VI.

(2) Honiolle, op. Intuì., tav. V'IIa-IXb.

(:!) $iXios, i'Xvjirù 'ìq)'« i!; 'EXsvaTvog. Nella Etftjuegìg
'jQXCKo'/.nyt-/.)] 1886. 5. 6. 7.

(*) Kekule, Terracotten aus Sicilien, fìg. 10. Museo di Si-
racusa n. 1036, 1040, 1039 modiate; coll'avambraccio d. pro-
teso ed innestato nel torso (Cavallari, Ballettino Commissione
di Sicilia, 1873, tav. I, 2; II, 8; III, 11).

(•"<) Kekulé, op. land., fig. 18, 34, tav. Ili, 1.

(°) Salzmann, Néeropole de Kameiros, tav. XVII, XVIII.
Quelle di Corinto (Heuzey, Terrescuites du Musée da Lauree
XVIII, 2) sono forse di un tipo alquanto più arcaico con alta
acconciatura e bende al capo. Dall'Attici, Beozia, Tirinto,
'l'egea, Salamina (Martha, Gatalogue des figurines en terre-
cuite de la Soc. archéol. d'Athrnes, n. 433, 584, 027 eie).

(7) lleuzcv, Op. laud., tav. Xl.I.
 
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