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il « testamento d' epikteta »

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(tTOi%rldó%\ non solo sono di larghezza diverse l'una
dall'altra, come notò il Keil ('), ma per entro ad ogni
singola colonna variano le righe fra loro, non tanto
però che il tutto non dia l'impressione di una certa re-
golarità d'insieme. L'altezza delle colonne è per il Keil
di 0,40 (2), la larghezza fu trovata dal prof. Halbherr
oscillante tra 0,325'" e 0,340m. Gl'intercolunni furono
trovati pure dallo Halbherr dello spazio medio di
0,015m. Quanto al numero delle linee, esclusa l'in-
testazione, la Ia colonna ne ha 32, la IIa ne ha 35,
la IIla 41 ; le altre 30.

Per meglio studiare lo stato delle pietre, ottenuto
il permesso (s), le feci rimuovere dalla parete e, scro-
stando il cemento e i mattoni all'intorno, osservai le
singole lastre da tutte le parti.

L'esame diede i seguenti risultati. — Le quattro
lastre, di pietra bigia, hanno lo spessore che varia da
0,080m a 0,081m (nella I e III lastra) e da 0,077m a
0,079m (nella IP e IVa lastra) nel lato superiore; negli
altri lati delle singole pietre varia da 0,079m a 0,085m.
Ogni lastra ha un'orlo levigato che la circonda late-
ralmente, dello spessore medio di 0,02™ circa; dietro
l'orlo, la pietra è sgrossata a dieci denti, nella fac-
ciata posteriore è spuntata a cinque denti. Non v'è
chiaro segno di segatura nella facciata posteriore della
pietra ; qualora si volesse supporla, si dovrebbe farla
risalire a tempo molto remoto.

Che le pietre fossero segate originariamente a tergo,
non lo credo, poiché il piccolo margine levigato, che
circonda la lastra, indica il combaciamento con altre,
ed è verosimile ci fosse anche dalla facciata posteriore
che doveva aderire ad altre lastre di pietra.

Però in un tempo relativamente antico, forse quando
le lastre furon trasportate da Thera a Creta e di là a
Venezia, esse poterono essere segate per renderne più
agevole il trasporto ; cosa non insolita e che lo stesso
Maffei suggerisce per altre lapidi antiche (•*).

(1) V. Keil, 1. cit.

(2) La terza colonna però mi risultò più lunga in modo
che, mentre le altre distano alquanto dal margine inferiore della
lastra, quella quasi lo tocca coli' ultimo verso scolpito.

(3) Devo alla gentilezza del eh. cav. ing. Tullio Donatelli,
direttore dell' Ufficio Tecnico Municipale e benemerito degli
studi archeologici a Verona, la pronta concessione del permesso
per ciò che spettava al Comune, e l'aiuto dei manovali neces-
sari all'opera.

(*) Vedi lettera al conte Camillo Silvestri, 2 aprile 1741
(mss. Capital. Sala Ma/f. Busta A, II). Se è di mole ecce-

Ora, se le pietre furono segate, ne fu anche alte-
rato lo stato primitivo per adattarle in vario modo;
di che sono prova gli spigoli laterali delle pietre nel
senso dello spessore, i quali, così come sono, senza orlo
levigato, non avrebbero potuto combaciare, secondo la
regola e secondo ciò che fu dimostrato, con altre lastre
laterali.

Comunque stiano le cose, è certo che le pietre,
anche originariamente, non devono aver presentato un
modello di lavoro ; anzi, pare che certe slabbrature
della pietra e certi difetti architettonici si debbano
far risalire alla costruzione originaria, forse mista, e
in ogni modo abbastanza tarda.

Perciò non so spiegarmi l'espressione del Maffei ('),
che « il Testamento d'Epitetta (sic) fu decretato s'in-
cidesse in marmo nella base di certe statue quali
basi sono quelle appunto che veggiamo dopo tanti
secoli nel Museo nostro ».

Poiché, anche se avessimo prove più esplicite che
le pietre furono segate in tempo molto tardo, e cioè
dopo il 1727 (cioè dopo la pubblicazione dell' Istoria
Diplomatica), o meglio dopo il 1749 (anno della pub-
blicazione del Museum Veronense); anche se potessimo
asserire che il Maffei vide le nostre lastre di mole e
formato diversi dalle odierne, pure io non mi potrei
mai convincere che queste fossero un tempo massi qua-
drangolari, posti, non dico come basi isolate (il che è
impossibile per la scrittura che passa le connessure
di pietra con pietra), ma nemmeno come basamento
unito, ma indipendente da altro membro architettonico,
sul quale sorgesse un certo numero di statue.

Infatti la scrittura delle colonne e l'intestazione
soprascritta sono così vicine al margine superiore delle
lastre (alt. 0,038'"), là dove queste non possono essere
state segate o smussate, che occorre ammettere uno o
più blocchi sovrapposti e sporgenti alquanto a mo'di
cornicione; e le colonne inscritte rasentano talmente
anche l'orlo inferiore delle lastre (alt. 0,015m), da far
supporre un'altra o più lastre di pietre sporgenti per
fare da piedestallo, per così dire, corrispondente al cor-
nicione. E così dicasi per i lati, essendo la larghezza del
margine destro di 0,07m, quella del sinistro di 0,038'",

dente dice di segarla u però altre — egli scrive — ne ho avute
fin di Dalmazia, lunghe otto piedi e grosse due ».— Caso questo
che il Maffei crede degno di nota.

(!) Vedi Maffei, Istoria Diplomatica, pag. 8-9.
 
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