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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 2.1893 (1894)

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Ricci, Serafino: Il "Testamento d'Epikteta": storia e revisione dell'Epigrafe; con testo, traduzione e commento
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https://doi.org/10.11588/diglit.9301#0053

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IL « TESTAMENTO D' EPIKTETA »

e quindi troppo angusta e insufficiente. Che, se voles-
simo supporre che d'ogni lato e in tempo più tardo si
siano rastremate le pietre tagliandole, non si saprebbe
come spiegare l'orlo levigato che si vede ai lati delle
lastre nel senso dell'altezza e della larghezza.
Si può pertanto venire a queste conclusioni :

1) Le quattro lastre facevano parte originaria-
mente d'un gran zoccolo, con relativo cornicione e pie-
destallo, ed erano incassate, per dir così, tra il cor-
nicione, il piedestallo ed altri blocchi laterali (').

2) Le quattro lastre formavano con le altre
un nesso compatto, come una lastra e una superficie
sola, composta e collocata la quale, lo scalpellino
avrebbe scolpite le otto colonne, senza riguardo alla
linea di connessura delle singole lastre, passando cioè
attraverso ad esse colla incisione (2).

3) Conforme al testo dell'epigrafe (col. Vili, 21-
24), le lastre dovevano contenere lo statuto (ró.uoc) e il
testamento (chctOrjxa), e verosimilmente in modo da
esser letto, quindi il piedestallo delle lastre doveva
esser stato posto su uno o due gradini, su cui poi le
nostre lastre erano erette ad un'altezza conveniente.

4) Conforme al testo dell'epigrafe (col. Vili,
1. c.) (3), il cornicione deve aver sostenuto le statue
in onore dei defunti eroizzati, le quali erano poste
così a una certa distanza l'una dall'altra e su un'unica
base (4).

Le statue sarebbero andate perdute o forse non
ancora venute in luce, poiché nulla ci dice il Belli
sui particolari della scoperta, nè sono perdute ancora
tutte le speranze di ritrovamento.

(!) La stessa costruzione si incontra adottata per alcuni
t]Q$a di Thera. Vedi Ross, Archàologische Aufsàtsc, tav. XILT,
ini tav. 26a, n. 9'1: 10b; cfr. Moti. Insiti., HI, tav. 25-26.

(2) Come spesso si vede in casi consimili di testamenti e di
vófxoi privati o pubblici. Vedi p. es. Benndorf- Niemann, Rcisen,
II, a pag. 75 e 102, fig. 53 e 63, l'edificio di Opramoas a Rho-
diapolis, ove le iscrizioni invadono perfino i pilastri marginali.

(3) ontog 6 vóuog àvayQuipij xaì « tìia&rjxa te | ts xàv vnó-
fìiusiv tujp àyaXuuTiov rio»' | tv tm fiovaeito.

(4) Il cornicione avrebbe poi contenuto i sostegni delle
statue. Una prova poi del combaciamento del cornicione con
le nostre lastre si ha in segni di bironcini e di chiavi, eh' io
riscontrai fatti ad arte in vari punti, spesso paralleli fra loro,
dei lati delle lapidi, quantunque siano stati anch'essi smussati
e corrosi dal tempo. Nella la lastra (A) (lato superiore) a 0,29m
verso la 2a (B), a 0,06'" dall'estremità di sinistra; nella 3a la-
stra (C) a 0,06m, dalla cima nel lato destro ; e a 0,06m dalla
fine nello stesso lato ; nella 4a lastra (D) (lato superiore) a
0,020m dall'estremità di sinistra, a 0,215 da quella di destra.

L'intestazione soprascritta delle colonne, che non
ha rapporto diretto col contenuto dell'epigrafe e ri-
corda nomi della famiglia di Epikteta, ci induce a cre-
dere che si riferisca a ciò che stava sopra il cornicione,
e quindi alle statue corrispondenti ai nomi stessi (').

Passiamo ora ad analizzare la disposizione delle
statue. Dalle intestazioni rimastene appaiono tre, quelle
di Epikteta, di Kratesilochos e di Andragoras. Quantun-
que simmetria non vi sia, a quel che pare dalla dispo-
sizione dei nomi, nè occorra esservi in monumenti si-
mili (-), pure si vede chiara l'intenzione di porre la
statua della fondatrice in mezzo fra quelle dei suoi
due figli, il nome distando circa m. 1.24 da entrambi
i margini delle lastre inscritte. — Che vi fosse poi
eretta anche una statua a Phoinix e dove, non pos-
siamo che indurlo per via di congettura.

Innanzitutto la lettura attenta dell'epigrafe sug-
gerisce l'esistenza della statua di Phoinix. Le statue
sulla vnófìatfii erano corrispondenti agli àvSqiàvrtq
o busti degli rjQpa. Ogni defunto aveva la sua aedi-
cula col busto nella nicchia, e contemporaneamente
era onorato con una statua sulla vnvfìatsiQ nel Museo;
ora VàvÓQiàg di Phoinix è citato insieme con quello
dei figli (col. I, 12-13), ed è quindi verosimile che a lui
come a fondatore si sia eretta anche la statua. E se
noi possiamo ammettere che ad Epikteta abbiano eretti
busto e statua dopo morte, alla stessa guisa che tutte
le norme sono scritte per esser eseguite come volontà
testamentaria (col. I, 6-7 : sì de' xi xu \ yévrfton ttcqC /te
toh' àv&QconCvcov), e quindi se possiamo ammettere che
il nome di Epikteta indichi l'erezione della statua in
tempo relativamente tardo, molto prima e con miglior
ragione dobbiamo attribuire tale onore alla persona,
alla quale v'è diretto accenno nell'epigrafe stessa.

(!) Una base comune con varie statue e busti sovrapposti
si vedeva, per es. ad Andros (Ross, Inselreis, II, 16-19, e si
usava in Thera anche nel tempo romano (Ross, op. cit., Ili,
30-31). Il Ross è indotto a crederlo dalle condizioni del marmo,
che serve di coperchio ad alcuni sarcofagi, e dalla parte pro-
fondamente incavata, che vi si scorge grezza di sopra. — Nel
nostro caso credo che gli «; aXfiara siano propriamente statue,
e per il vocabolo usato di preferenza per indicarle, e per la dif-
ferenza che si fa nell'epigrafe tra «yf^iàrres e àyc'dficnu; di
cui i primi, probabilmente busti, si trovavano negli t]Q(pu, i se-
condi è» tm fiovaeitf) (v. col. II, 11-12; Vili, 23-24; cfr. Comm.
col. I, 21, pag. 131).

(s) Cfr. Loewy, Inschriflen griechischer Bildhauer,n. 83,
n. 167, n. 275 e altri.
 
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