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il « testamento d'ep1kteta "

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Ora, analizzate le pietre dal prof. Halbherr, egli
notò che sulla Vili colonna « ci era una leggera
rasura, la quale tutt'alpiìi può avere contenuto un
nome qualsiasi; le traccie che si vedono sono poco
profonde ; per un nome ad ogni modo il posto c' è ;
se per due, (nome e patronimico) erano molto brevi,
e invero per due non pare affatto ». Esaminata la
pietra anche da me e fattone il calco, trovai la ra-
sura tanto lieve e tanto breve da escludere la possibi-
lità di nome qualsiasi, il quale, dato lo stato generale
di conservazione della pietra, e la profondità maggiore
delle lettere d'intestazione, avrebbe dovuto mostrare
vestigia più visibili |o solco più profondo. Un'altra
rasura simile, ma più lieve, si riscontra, come tanti
altri guasti della pietra, anche sopra la terza colonna,
all'estremità destra della prima lastra A.

È esclusa quindi l'ipotesi del nome Qoivil; come
intestazione della Vili colonna, non già per ragioni
di simmetria o di sconvenienza per il capo della fa-
miglia, come vorrebbe il Keil ('), ragioni a cui spesso
in questo genere di cose i Greci facevano eccezione,
ma perchè il luogo assolutamente non c' è, nè le ve-
stigia vi corrispondono, e anche se luogo e vestigia
per il solo (Pon/J vi fossero, la mancanza del patro-
nimico sarebbe contraria all'uso costante che si ritrova
nell'epigrafe.

Occorre quindi spontanea l'ipotesi già ammessa dal

Keil (-), di collocare il nome (PomJ [.....] col suo

patronimico (3) in alto, nel mezzo del cornicione (4), sopra,
o quasi, il nome della moglie Epikteta. Al nome avrebbe
corrisposto la statua accanto a quella d'Epikteta o in
gruppo con essa, cosa che, sebbene non sia detta espli-
citamente nell'epigrafe, è però molto verosimile e con-
fermata indirettamente dal fatto, che in un dato giorno
si dovevano fare ai coniugi insieme, e quindi dinanzi
alle loro effìgie unite, i dovuti sacrifizi (col. II, 35 ;
III, 1 : tu ót tlxàdi toÌc ingoffir ]| (Poirtxi xaì ^Etti-
xti'jtcc ).

Del resto, in generale, poco o nulla suggerisce l'epi-
grafe intorno alla costruzione architettonica di questo

(') Keil, op. cit., p. 299.

(2) Keil, op. cit., p. 298-299.

(3) Forse @rtqéiDg, forse 'Aeoiuvov, ripetendo il nome tra-
dizionale del padre di Grinnos e fratello dell'antenato degli Egidi,
v. C. I. G., IL, p. 309 a, b, cfr. Erodot. IV, 150; /. G. /., II, n. 220.

(4) Questo cornicione sarebbe rimasto a Thera e forse an-
dato perduto.

sepolcro di famiglia, ai particolari dello stile, dei fregi,
dei rilievi, delle statue. Raggrupperò qui soltanto quel
poco che risulta dall'epigrafe, quanto ad altri partico-
lari di luogo e di rito che già non fossero stati da
altri dichiarati.

La costruzione del Museo era stata incominciata sotto
la direzione di Phoinix, ma la morte lo sopraggiunse,
che l'opera era ancora incompiuta ('). Egli però aveva
già delimitato il Tépsvog e vi aveva fatto portare per
la collocazione le cappellette con i busti relativi e i
fregi o figurine d'ornato (col. I, 11-13: àyayóvxog %à
ì^oìu | xaì ròg uvóqiuvTog savrov ts xaì Koarrpi | Xó%ov
xaì tu ìjQ'òa). La vedova Epikteta compiendo, per vo-
lontà testamentaria del marito, la costruzione del Mu-
seo, vi collocò gli àyuXtuaru delle Muse (2), condusse a
termine gli rjQ'pa e vi pose gli dvógtuvTsg rispettivi (I,
14-15 -O-éfifr rag \ ts MovfSug xaì ròg drógiuiTag xaì
tu rjQ'òu).

Come s' è già accennato, ogni defunto aveva la sua
aedicula e il suo busto (col. I 20-22 d-t'fur xaì virèo
avcov, wg xaì vttìq tov nucgóg | xuì tov dSt-lqiov róv
té àvÓQtàvTu xaì tu r] | Q'}wr). Le cappellette potevano
avere dei rilievi o delle pitture ornamentali (£';'«), non
erano incluse nel Museo, ma però nel gran tt'yerog di
quello: potevano avere ciascuna un piccolo recinto sacro.
Non credo quindi sostenibile l'opinione del Bòckh che
degli fjQ'pa diceva : parva sacella, ea jam confecta, sed
nondum in Museo collocata (3), poiché nelT epigrafe
sono distinti molto chiaramente il rt'fisrog twv rjgfócov e
gli dydl^aTa sv tm Tsfiévei twv rjQofav da quelli sv rm

(') Il testo dice impropriamente xawaxsvaiiàfievog tanto
per Phoinix (I, 9) quanto per Epikteta (I, 14), nel senso generale
di costrurre ; ma è chiaro che Epikteta condusse a termine ciò
ch'era rimasto interrotto alla morte del marito.

(2) Credo àydi/Àara le Muse, poiché molto verosimilmente
vi si riferisce il passo dell'epigrafe II, 11-12 (... (itjài rwV ùyal \
[autwv iwv èv tu fioveeiw). Pare non siano la stessa cosa de-
gli àydXjxara, di cui Yvnófiaais serviva per scolpire il vófxog
e la Sia&yxa (Vili, 22-23). L'ipotesi mi pare conforme all'impor-
tanza che dovevano avere queste divinità da cui prendeva nome
il tempio. — Piistringere la rappresentanza delle Muse a bassi
rilievi, identificandole con quegli C<p« di cui parla l'epigrafe, come
opinano il Bockh (C. /. G , 2448, p. 370), il Benndorf (Benndorf e
Niemann, Das Ileroon von Gydibaschi Trysa. Vien, 1889, p.44)e
il Keil (op. cit., pag. 294, n. 1 = Movaug), non mi sembra opi-
nione plausibile, come quella che è fondata su un parallelismo
formale di vocaboli, che può esser fortuito. Già il Ross (Ar-
chàolog. Aufsàtze, II, 422, n. 24) aveva messo in dubbio tale
coincidenza (cfr. Comm. a col. I, 11, pag. 128-129).

(3) Bòckh, C. I. G., n. 2448, pag. 370.
 
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