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165

STUDIATA SPECIALMENTE IN ESTE

166

PAETE PRIMA

ORIGINE E PROPAGAZIONE DELLA SITULA IN ITALIA

CAPITOLO I.
Statistica delle situle italiane.

Perchè tutte le indagini, che mi propongo instituire
intorno alle situle e alla loro diffusione in Italia,
partano da dati di fatto particolarmente definiti e si-
curi, è mestieri mandare innanzi ad esse una statistica
degli esemplari di questo vaso, che nelle varie con-
trade italiane tornarono in luce.

Sebbene il Chierici nell'anno 1876 l'Orsi nel-
1' 82 (2) e nell' 83 (3) abbiano fornito alcuni cenni
delle situle da essi conosciute, ed io stesso abbia avuto
in questi due medesimi anni occasione di ricordarne
altre molte, illustrando la necropoli antichissima di
Corneto-Tarquinia (4) e i sepolcreti veneti (5), tuttavia
codeste notizie, già lacunose quando furono compilate,
tornano tanto più insufficienti ora, che il numero delle
situle scoperte è grandemente cresciuto, e di alcune fra
quelle scoperte per l'innanzi possiamo avere più precisa
conoscenza.

Fra le contrade italiane, che hanno fornito situle,
principalissime sono la regione circumpadana e i paesi
alpini; ma taluni esemplari s'ebbero anche dall'Italia
centrale, e di questi, come vedremo, è da tenere gran-
dissimo conto, da chi intenda a scuopriro la derivazione

(') Strenna del Bullettino di paletnologia italiana pel
1876, p. 13, nota 15.

(*) Un ripostiglio di bronzi dell'età del ferro trovato presso
C'ddaro neWVIII Annuario della Società degli Alpinisti tri-
dentini (1881-82), p. 7-11 dell'estratto.

(3) La necropoli italica di Vadena nel IX Annuario cit.
(1882-83), p. 104-111 dell'estratto.

(4) Notizie degli scavi 1882, p. 197, 198 (= La necropoli
antichissima di Corneto-Tarquinia, p. 68, 69).

(5) Notizie 1883, p. 18 e 33 (= Necropoli primitive e ro-
mane del Veneto, p. 37 e 67).

prima di questo tipo di vaso e seguire tutto il cammino
percorso da esso attraverso alla penisola.

Sono lontano dal presumere che le note statistiche,
le quali mi studiai di rintracciare con ogni cura, deb-
bano aversi come compiute ; ma esse, per quanto man-
chevoli, conferiranno in ogni modo a offrire un concetto
adeguato della distribuzione topografica della situla e
a mettere in evidenza i gruppi principali, che ne forni-
rono le diverse regioni italiane. La divisione de' gruppi,
che dopo matura riflessione mi parve di poter stabilire
secondo le nostre conoscenze attuali del materiale ar-
cheologico primitivo dell'Italia, è la seguente.

Nell'Italia media ho distinto anzitutto un gruppo
occidentale, in cui riunii le situle del Lazio e dell'Etru-
ria ; un gruppo orientale insino ad ora assai poveramente
rappresentato, al quale non ho per adesso da ascri-
vere che un esemplare isolato della necropoli di Nu-
mana (presso Ancona) e taluni frammenti non ben si-
curi di Verucchio (presso Rimini). Il primo gruppo può
chiamarsi etrusco-laziale, il secondo umbro-piceno.

Delle situle dell'Italia settentrionale mi parve to-
pograficamente ragionevole la partizione in quattro
gruppi : un gruppo cispadano, o umbro-etrusco, in cui
figura in ispecie la serie copiosa delle situle bolo-
gnesi ; un gruppo transpadano orientale, o veneto, nel
quale primeggiano gli esemplari numerosissimi della
necropoli di Este ; un gruppo transpadano occidentale,
che si può dire ligure-celtico, ove occupano il pre-
cipuo posto le poche situle uscite dalla necropoli di
Golasecca ; finalmente un grande gruppo alpino o
reto-illirico: quest'ultimo etnograficamente connesso al
gruppo veneto, tanto che potrebbe esser riunito con
questo in un solo e medesimo insieme. In quest'ul-
timo gruppo collocai le situle del Trentino e del Tirolo,
quelle del Bellunese e del Cadore, quelle di Gorizia e
dell'Istria; in esso entrano in sostanza anche gli esem-
 
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