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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 2.1893 (1894)

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Ricci, Serafino: Miscellanea epigrafica: Atene, Keos, Amorgos, Melos, Thera, Creta; con alcuni appunti in appendice relativi al museo Nani di Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9301#0147

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273

MISCELLANEA EPIGRAFICA

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Altezza complessiva della colonna coi due fram-
menti combacianti fra loro: m. 1,56, cioè cinque dia-
metri circa. La colonna ha sedici scanalature incon-
trantisi a spina acuta, e va rastremandosi dalla base
al sommo. Larghezza del diametro : nel sommoscapo
0,24m, nell'imoscapo 0,31'".

L'iscrizione comincia 0,04m dall'orlo superiore e
continua dall'alto in basso, cioè nel senso della lun-
ghezza, entro le due scanalature fino a 0,48m dal-
l'imoscapo.

La circonferenza del sommoscapo ha qualche sfal-
datura nel marmo qua e là, non tanto però che non
lasci abbastanza spiccato il disegno della periferia
e quindi della colonna.

L'imoscapo presenta una superficie d'incastro di
circa 0,036m d' altezza, che corre di sotto al listello
ed è abbastanza liscia, senza indizio di pernio o d'altro
appoggio.

11 sommoscapo presenta pure un piano orizzontale
abbastanza liscio e nulla si vede nel punto centrale,
ma a 0,02m da questo si scorge un foro elissoidale,
distante dalla periferia anteriore, dove fa angolo con
la facciata inscritta, 0,13™ in circa, e dalla periferia
opposta 0,1 lm circa.

Il detto foro è, quasi dirò, a due piani, l'uno meno
profondo, elissoide, che dalla superficie s'interna e si
inclina verso l'altro piano più profondo che rappre-
senta la figura di un triangolo irregolare ed ha la
lunghezza massima di 0,05™, la larghezza di 0,04m
e la profondità di 0,03'". Una scanalatura a cono tronco
di piramide, o meglio diremo, a cuneo, leggermente
concava, congiunge col foro la parte della periferia
opposta a quella combaciante colla facciata iscritta.
Tanto la scanalatura, quanto il foro sono di fattura
arcaica, non dovuta certamente a vicende accidentali
e forse nemmeno a vicende posteriori, o, in quest'ul-
timo caso, per lo meno tanto antiche da non ricono-
scersi differenza di lavoro.

Degno di nota per lo studio ulteriore del monu-
mento è il particolare che il diametro passante per
la spina che separa le due scanalature iscritte non è
quello stesso che passa più vicino al canaletto incavato
e che va a toccare la circonferenza dal lato opposto ;
perciò un oggetto imperniato nel foro sopradetto avrebbe
formato un piccolo angolo con l'asse visuale passante
per l'epigrafe. Però, malgrado codesta piccola eccen-

MOKUMENTI ANTICHI. — Voi. II.

trieità, lo stato della superficie del sommoscapo ci
suggerisce un qualsiasi ayal^ia sopra la colonna.
Quale esso fosse e in che modo collocato, non è ora
il caso di discutere, ma innanzitutto possiamo esclu-
dere, con la guida delle nostre osservazioni, l'ipotesi
del Eoberts che la colonna per sè stessa fosse Yaya9tfia
dedicato al dio. Inoltre, essendo la colonnina lavorata
in modo da essere isolata e veduta da tutti i lati,
è esclusa l'opinione, a cui indurrebbe la presenza del
canaletto che corre dal centro, o quasi, alla periferia,
che cioè il sommoscapo combaciasse con altro membro
architettonico, eccetto il caso che questo fosse un ca-
pitello sovrapposto al sommoscapo e forato nel mezzo,
nel luogo corrispondente al foro sottoposto, per imper-
niarvi un oggetto qualsiasi. Che, se l'oggetto aderiva
direttamente alla colonna, doveva questo esser tale da
coprire interamente il canaletto a cuneo che abbiamo
descritto.

Sotto il rispetto epigrafico, il confronto fra il fac-
simile che presento e quelli conosciuti, ci mostra sù-
bito se non varianti di lezione, diiferenze molte, sia
nella direzione, sia nella forma di quasi ogni lettera,
e ci indica lo stato presente dell' epigrafe, la quale,
pur essendo una delle meglio conservate fra le arcai-
che, e rivela un lapicida perito e sicuro, però in al-
cuni punti porta seco segni manifesti ed avanzati di cor-
rosione. Quanto alle osservazioni generali relative all'al-
fabeto e quanto al fissarne l'epoca nella prima metà del
VI secolo, posteriore a quella delle arcaiche epigrafi
di Thera, confermo pienamente le opinioni del Kirchhoff
(Studien z. Gesch. d. gr. Alphab.*, pag. 61-67) e del
Eoberts (Introd. to greek Epigr., pag. 32, n. 7) ('). Però
le tavole alfabetiche rispettive dovrebbero essere mo-
dificate alquanto per la forma di alcune lettere; nel
Kirchhoff per la forma dell'A che in un caso ha l'asta
obliqua discendente da destra a sinistra, dell'H che è
alquanto obliquo nella sola asta mediana; del A che
in un caso è triangolo rettangolo, negli altri è acu-
tangolo ; dell' O perfettamente rotondo e più piccolo
delle altre lettere : del O (P) che non è triangolare, nè
tutto chiuso; dell' h che ha le aste perfettamente ad
angolo retto ; del ^ che ha l'ultima asticina destra al-

(') Il Cattaneo nel suo Catalogo (cfr. Append., pag. 314\
non so su quale fondamento osserva « si crede appartenga al-
l'Olimpiade settantotto ».

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