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275

MISCELLANEA

EPIGRAFICA

27G

quanto più corta della sinistra. — Simili osservazioni
valgano anche per il Eoberts, dalla cui tavola occor-
rerebbe escludere il T obliquo, il 0 (P) triangolare,
I H obliquo anche nelle aste laterali, e il P obliquo.

Kisulta inoltre dal nostro facsimile che i A e gli E
non sono fra loro eguali, presentando almeno due va-
rianti, eguali invece fra loro gli O. Null'altro che due
monche appendici rimangono dell'E che leggesi nel pri-
mo verso dopo la frammentazione. Il primo Y e il primo
T del secondo verso non si devono incontrare fra loro
obliqui, essendo perfettamente ritti. Nulla più esiste del
tratto obliquo minore del A del secondo verso ; ma però
il tratto maggiore deve toccare la linea di frammen-
tazione.

Trascrissi sréXsGGi- yoóqwr per non mutare lezione
senza sufficiente giustificazione e per seguire le indi-
cazioni finora autorevolissime dello Studniczka e del
Klein, che ritrattarono l'argomento dopo il Keil. Dal
Keil parto anch'io nelle indagini, poiché egli ragionò
con perizia e confutò già acutamente le opinioni dei
precedenti scrittori (PhiloL, Suppl. II, pag. 564-568).
Quantunque non avesse veduto la colonna, egli escluse
fin d'allora l'ipotesi che la colonna stessa fosse Yuya?.[.ia
e spiegò YsTt'XfGae yQÓcpmv con hat er es (statua di-
pinta?) maUiid volle/idet, non senza negare il dubbio
che il participio yQÓqw potesse anche essere un nome
proprio (sréksffffs rQÓgxov ; cfr. Eoberts, op. cit., n. 134
. . . sTtoirfie óè TfQipixkrjg). Lo Studniczka (Jaìirb. ci.
Inst., II, pag. 151 e seg.) sostenne poi che sulla co-
lonna vi fosse imperniato un nlra£ di Ekphantos, il
Klein invece (Archàol. epigr. Mitteil. aus Oesterr.
(1887), pag. 207 e noi 15) che vi stesse uno di quei
grandi vasi d'argilla (dipinto da Ekphantos) che ab-
biamo conosciuto in Melos, appunto nel periodo arcaico
(ved. Conze, Melische Tongefàsse). Ma questi dotti
non videro il monumento. Attendo perciò dal nuovo
studio archeologico della colonna l'ultima parola che
modifichi l'indagine epigrafica, secondo la quale non
vi sono ragioni decisive per ammettere yQÓ<pm< piuttosto
che rQ('ì(fon\ Pur tacendo della sintassi che richiede-
rebbe un soggetto esplicito di hélacas, o per lo meno
un pronome ovrog o avróg, e tacendo dell'uso che con-
ferma 1' accenno normale di uno che dedica e di un
altro che fa, si noti che l'unico termine di confronto
è un'altra iscrizione di Melos (/. G. B., n. 25 ; Ro-

berta, n. 113), che appunto per la disposizione delle
parole parrebbe indurre alla spiegazione di roócpmv
ènolu Muhog, non essendo sufficiente il xa che segue
ad escluderlo, e la posizione di MàXwg non essendo
normale, qualora si riferisca al nome seguente (cfr.
Eoberts, op. cit., n. 24 a, ^'Aq^njEQfioQ èjioìrfitv ò
Xt\j)g~\ — n. 143 Evtpqwv ESenoir^ ovx àóarjg Hù-
Qioc. — n. 288 \^/i~\oìoù!)-iog éf((-)oyuaceru Aoystog).
Ammettendo la lezione rgocfoiv nella epigrafe Naniana,
questi sarebbe l'artista ed Ekphantos l'offerente; Ye/isv-
Xu^kì og si riferirebbe alla disposizione d'animo dell'ar-
tista. Che quest'ultimo (nel caso di r^acfwi) non possa
intendersi come offerente, parrebbe mostrarlo la man-
canza della solita formula per gli ex-voto = £v^dtutvog
dvs'Orjxs. Di Ekphantos artista non vi sarebbe altro
cenno nell' antichità, rQÓcfwr sarebbe invece artista
confermato da due epigrafi, o, per lo meno, non sarebbe
finora da queste provato che artista non sia.

Le seguenti iscrizioni furono tutte vedute su luogo
nell' ottobre 1883 dal eh. prof. Halbherr, che me ne
cedette gentilmente le copie.

N. 2. Plaka. — Stela di marmo bianco. Si dice
trovata a Klima, ora è in casa del sig. M. Bixog in
Plaka; alt. 0.95m, larg. 0.32m. A metà circa della stela
c'è l'iscrizione scolpita a lettere alt. 0.015-0.017m ; sot-
tilmente incise e di forma piuttosto elegante.

APXIANAKTII
EP ATX1NOS

'Aoyiarccxxìg
^Eoccraivog

Lettere dell'epoca macedonica o romana. L'£l e l'O
sono un po' più piccoli delle altre lettere. L'iscrizione è
sepolcrale, e ci mostra mantenuto a Melos molto tardi
lo stile semplice di questo genere, che s'incontra ad
Amorgos, e in Beozia specialmente.

A^fiavaxxig è nome nuovo per Melos; derivato dal
maschile Aqyiàva^, axTog, che si trova (cfr. *Emàva%
A. 31., XI, p. 118). — Il nome 'Eqaràv, che ricorre fra
gli Ateniesi, gli Spartani e gli Opunzii, per la prima
volta appare in Melos.

N. 3. Plaka. — Epigrafe proveniente da luogo in-
certo ; trovasi in casa del sig. IzrjXiaròg Jqóyxag in
 
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