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319

IL PRETORIO DI GORTYNA

320

Ciò nulla meno raccogliamo intorno a questo mo-
numento tutto quello che i fonti letterari epigrafici e
topografici ci danno lino ad oggi, in attesa di più ampie
e dirette dilucidazioni.

Innanzitutto, che quel rudere citato appartenga di
fatto al Pretorio, lo apprendiamo dalle iscrizioni tro-
vate su luogo, che ci ricordano uffici speciali occupati
dalle persone in esse onorate. Anzi, contrariamente alle
indicazioni dei codici, già il Bockh dalla lettura delle
epigrafi ne aveva intuito l'esistenza (C. I. G. 2589 (')
og evdixCrj xul àgcoy/j (-) | xovgtfécov nòliug xtfixsv iXu-
(poozéoug. | Tovvsxu xul 7iqoi)vqoidi Jixrjg èm-
iiccQTVQcc &s<f[iàv | fiovXìjC (3) xcà TTvqqoi' (fi fjrter sg»-
fioavrrj. Così, secondo il Bockh (C. I. G., II, 2592) 'Aqyi-
■dvQoq ó'tGTrjxa Jlxifi rrslug, sìfxì xqizì)q yùq \ "Hmog
ìd vótxotc, roTg ò'àóixovdi ót'og: secondo la lezione più
corretta dell'Halbherr : Ay%!0 vqoc ó" Savrjxa dixrfi,
xQtVTìjOffi yccQ sìfii | r'jTTiog sl-Ovòixoig, roTg J' uófxoiffi
ót'og (Mus. ital., Ili, p. 712, n. 157). Già il Barozzi
adottava codesta lezione corretta, eccetto y&vàixrjc per
errore di trascrizione, cfr. note, pag. 331, n. 4.

Ora l'epigrafe n. 2592 è su base di statua trovata
appunto sul luogo del rudere citato e ancóra nel 1884
interrata in gran parte nel suolo (4) ; le altre epigrafi
del C. I. G. (n. 2588-2589; 2591-2597), che apparten-
gono a questo luogo, sono pure nove basi di statue, che
anche il Falkener più tardi riferì al luogo dell'antico
Pretorio, e a cui egli aggiunse una decima greca, di pe-
riodo più recente, già veduta dal Tournefort (5) e un'epi-
grafe latina inedita al tempo del Falkener. di cui egli
non dà il greco originale (fi).

Inoltre, che il Pretorio si debba chiamar Basilica

(*) V. lemma al C-1. G. II, n. 2589. I codici danno : « In
« ruinis Gortynis extra portam (Cornei.); in vestigiis hyppodromi
« (Grut.). (In vestigiis) potius fori opinor, secundum verba tiqo-
« &vq0101 Jixìjg, ac proinde in urbe (Bockh.). — De loco ubi
« positus titulus quem ad forum, fortasse ad basilicam esse co-
« nieci, ubi ius dicebat praeses, cfr. n. 2592 » (Bockh, not. a p. 430,
n. 2589).

(2) Il ms. Barozzi, che si citerà fra poco, ha la lezione
àymyg.

(3) Lo Halbherr legge all'ultimo verso : Bov'Arj xcà IIvqóov
acijosy ècft/uoovvT] (V. Mus. Ital, di Ant. class. Ili, p. 708, n. 153).
Ma così già leggeva il precitato ms. Barozzi ; cfr. note p. 331, n. 4.

(*) Ved. ed. Mus. ital., 1. c.

(5) Tournefort, op. cit., pag. 74.

(6) Falkener. op. ultima cit., pag. 279. Mani monachi et
fratrum suorum Paterini monachi et sororis eius \ Cataphyge
tempore Imperli Andromaci Paìeoìogi. Il ms. Barozzi, non cono-

già parve allo Halbherr, quando nel 1884 trovò appunto
presso il rudere sopracitato, oltre ad altre epigrafi ('),
una importantissima, in cui è citata la Basilica (itpe-
GiWTog tì](i) CTTOvór^t) irjg BuaiXixr~tg... (2). Le altre
epigrafi trovate dallo Halbherr ci inducono a credere che
il luogo per sò stesso formasse, sotto la dominazione
romana, una raccolta di epigrafi onorarie in ricordo di
benemeriti magistrati non solo della città, ma anche
dell'isola.

Quanto alla forma dell' edificio era naturale che
nulla si sapesse fin qui, nelle condizioni presenti dei ru-
deri. Ma rivedendo l'estate scorso il codice Donà delle
Kose, al Museo Còrrèi- di Venezia, e la Descrittione del
nob. Francesco Barozzi in esso contenuta (Cod. Donà,
n. 136, pag. 98 e segg.), mi venne fatto di ritrovare
un disegno molto rudimentale di parte di edificio, ap-
punto per la sua rozzezza verosimilmente fedele. Il
disegno portava la scritta in lettere maiuscole corsive :

LA FOIiMA DELLA MURAGLIA COI PORTOS ET COLOSSE ET

pilastri con le statue. Già stavo per fare il lucido
di questo disegno, che doveva certo riprodurre un an-
tico edificio di città cretese, quando, quasi contempo-
raneamente, in un'altra copia della descrizione Barozzi,
che sta alla Marciana (codici ital., classe VII, n. 914),
ritrovai un altro disegno, simile al precedente, il quale,
quantunque anch'esso affatto schematico e appena ab-
bozzato, ne riproduce meno scorrette le linee architet-
toniche. Io ne presento qui una zincografia ridotta alla
metà circa dell'originale (3).

sciuto dal Falkener (v. p. seguente) cita anche il greco dell'iscri-
zione : Mavov ^im'a^oi xcà rùv adekcfiùv ccviov llcirsgifiov (sic)
[àovu%ov | xcà rijg cctfeXcpTjg avrov Kccrcccfvyrjg ènì t?;<t BaciXsias
xov 'AfàQo\vtxov lla'Aso'Aóyov. ersi fidici (6801), iv (Tè t uo rrtg
èyac'cn-rov olxovofiias tov Kv. rjumv'ìv. Xv. ccG-9[ì (1292). Codesto
ms. Barozzi è il più ricco di notizie archeologiche ch'io abbia fin
qui veduto fra l'ingente numero di Relazioni e Descrizioni di Can-
dia che hanno le biblioteche pubbliche e private d'Italia e spe-
cialmente di Venezia. Il eh. prof. Comparetti se ne eragià servito
per la nota iscrizione d' Oaxos (che fece di qui copiare e che
eravi stata letta la prima volta dal eh. prof. Teza), ma non vide, nò
potò studiare il codice. Non avendolo pure il Falkener veduto e
contenendo molte notizie archeologiche e topografiche relative
all'isola di Creta, mette conto di pubblicarlo, illustrandolo per
quanto lo permetta lo stato presente degli studi intorno all'isola,
cosa ch'io spero presto di fare, avendo già raccolto gran parte
del materiale richiesto e gli opportuni raffronti con altri mss.
veneziani di quel tempo.

(!) Mus. ital., in, p. 692 e segg. (n. 132-156).

(2) Mus. ital., IH, p. 718, n. 154.

(3) Il disegno è a penna e occupa due facciate del ms. È
larg. 0.33m; alt, dall'architrave alla soglia 0.135'»; all'ultima
 
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