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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Editor]
Monumenti antichi — 6.1896

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Mariani, Lucio: Antichità Cretesi
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https://doi.org/10.11588/diglit.8556#0141

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ANTICHITÀ CRETESI

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« come un taglio di coltello: quindi o non v' era alcun
« edificio sin dall'origine o, pur essendovi, è franato
« verso la valle. Il fitto boschetto di vsqtvoi ha com-
« piuta l'opera distruttiva.

« Ma alquanto più ad ovest, in una terrazza di
« qualche metro più bassa, è 1' edificio che io vorrei
« chiamare tempio (fig. 76). In esso io ravviso un
« preperibolo, un peribolo ed un tempio con pronao.
« Tutto questo edificio, per la sua regolarità ed ar-
« monia, sembra concepito e costrutto nel medesimo
« tempo. La struttura sembra ellenica, benché il modo
« di costruzione sia d'un tipo assai anteriore a qua-
« lunque altro dei templi greci conservati. Il prof.
« Halbherr lo crede un tempio, ed io sono del suo
« avviso ; la sua orientazione verso ovest fa pensare
« a divinità %&ov(ai, il che non sarebbe alieno alla
« concezione di Latona ('), alla quale (2) si può cre-

(') Mi par provato dalle osservazioni fatte specialmente
dal Cook, Animai worship in the Mycenaean age (Journ. of
hell. stud., 1894, pag. 81 seg.) che esistesse in Creta, in tempi
preomerici, il culto di una o più divinità ctonie. Se qui si
tratti della divinità conosciuta sotto il nome di Latona, e nel
suo aspetto di divinità infera, non eredo per ora di potere sta-
bilire. È certo che in Creta, in epoca posteriore, fu vivo il
culto e la venerazione per Arjttó, invocata come testimone dei
giuramenti (Cauer, Delcclus 3 n. 116, 14; 117, 14; 121, 25);
ed a Phaestos oggetto di un culto speciale col nome di Jijtìó
4>vtlrj (Westermann, Mythogr., pag. 217). È certo che in alcuni
luoghi, come in Licia, Leto era ritenuta per una divinità pro-
teggente i sepolcri; v. inscr. di Pinara (C. /. Gr. 4256), Pa-
tara (4303 li.), Myra (4303, 4303 e»). Le osservazioni del
Curtius (Grdz. d. gr. Etym. 5 pag. 120) hanno resa alquanto so-
spetta la derivazione di Aìjttó da XìjS-m, Xav&àvta, luteo, general-
mente accolta sino al Preller (Gr.Myt.3 I, pag. 191). Fondandosi
sopra questa etimologia e sulla interpretazione arbitraria del-
l'epiteto Nv^ia — notturna, e specialmente sul giuramento di
Hera {Hyg. Tabul., 140) che Leto, non doveva partorire che
dove non giungessero i raggi del sole, era facile pensare che Leto
fosse concepita come divinità sotterranea. Ma tale concezione,
pare a me si possa intravedere nel mito di Leto, anche se
teniamo presente la interpretazione recentemente proposta dal-
l'Enmann (in Roscher, Lexicon v. Leto, pag. 1970). Egli assai
acutamente connette Atjrm col tema indoeuropeo lé, scr. la, rd
= dare, concedere (gr. 'Acìtqov, lat. lassus), quindi Leto sa-
rebbe la datrice, la feconda, il quale significato si travede
anche dall'epiteto <f-viit], della stessa divinità. Se Leto fu per
i Greci la datrice di un parto felice (EO.dihvta) o la causa
temuta di un aborto o di un parto disgraziato (Nv%ia per
Mv%ia), rimane però come fondo del mito il concetto di una
divinità fecondatrice, presiedente alla generazione ed alla pro-
duzione (la gran Madre nelle popolazioni dell'Asia Minore), il
quale concetto, almeno per l'età micenea, in cui i culti erano tra
loro meno distinti, doveva accostarsi all'altro più comprensivo
della divinità terrestre, la creatrice per eccellenza (Taramelli).

(2) A cagione del nome .liei co che sembra spetti a rvvXag,
v. appresso.

« dere dedicato questo tempio. L'edificio dunque è
« orientato da est ad ovest coli' ingresso ad ovest;
» devia dall'astronomica est-ovest di 4° 2' verso ovest.

« La prima parte dell'edificio è il preperibolo.

« L'esistenza di questo è dimostrata da alcuni
« blocchi di pietra ancora in posto, i quali sono sulla
« continuazione della muraglia nord del peribolo ; di
« questo preperibolo però non si possono determinare
« le dimensioni di larghezza, probabilmente uguali a
« quelle del peribolo, nè quelle di lunghezza. E però
« probabile che esso fosse in qualche relazione con un
« edificio quadrangolare, che è forse una torre di di-
« fesa e sorge a circa 19 m. dal peribolo. I blocchi
« di pietra che rimangono di questo edificio sono poli-
« gonali, appena leggermente toccati dallo scalpello,
« sulla faccia esteriore e qua e là sbozzati anche nei
« lati interni della costruzione.

« Il peribolo invece è completamente visibile nella
« sua pianta. Dal preperibolo si passa al peribolo per
« una porta, di cui rimangono ancora in posto gli sti-
li piti di blocchi della pietra calcare locale. Questi
« stipiti sono spianati nelle tre facce visibili; nelle
« facce interne mantengono la forma poligonale, per
« addentrarsi nella duplice serie di blocchi di cui è co-
li stituito il muro del peribolo : la quale struttura fu
« già sopra accennata.

« Il muro di cinta del peribolo è visibile nel lato
« dell' ingresso per un' altezza di 85-95 cm., e presenta
» la solita costruzione a duo fasce in blocchi poligo-
» nali non cementati, ma uniti per contrasto di equi-
» librio e per 1' immissione dei blocchi trasversali al
« muro. Questo muro di fronte è largo complessiva-
« mente 60 cm., ma sui due fianchi nord e sud il muro
« di cinta è più largo, sfiora soltanto il suolo ed ha
« m. 1,20 - 1,40 di larghezza. La pianta del peribolo
« è un rettangolo ; la distanza dalla soglia della porta
« d'ingresso alla soglia del pronao è di m. 11,95; dal
« muro nord al muro sud vi è l'intervallo di m. 7,30.
« Le pietre sono state accuratamente disposte in modo
« da fare una superficie esterna regolare.

« II tempio. —■ Il lato orientale del peribolo è
« dato dal pronao del tempio. Questo è più alto di
« un gradino del livello del peribolo, il quale gra-
« dino in parte ò tagliato nella roccia stessa dell'acro-
« poli. Il pronao pure ha il suo livello un gradino
« più basso della soglia del tempio. Questo gradino
 
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