Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
187

LA SITOLA ITALICA PRIMITIVA

188

vasi prodotti dalle primitive fabbriche italiche, 1' ab-
biamo dotto riportandoci all' autorità del Barnabei,
erano cotti a fuoco libero, senza che la fiamma li toc-
casse e in guisa che il grado di calore, cui eran sotto-
posti, non fosse troppo alto. Così poterono, nel secondo
periodo, fabbricarsi i vasi ornati di borchie di bronzo.
Il grande avanzamento che riscontrasi nelle ceramiche
atestine del terzo periodo, e ,che si rivela specialmente
per F uso della ruota e per la coloritura a zone, non
so se ci debba indurre ad ammettere che in questa età
i vasi cuocevansi entro fornace ; nel qual caso conver-
rebbe pur dire che si adoperasse qualcosa di simile
alla casa da stovigliaio adoperata dal Cordenons per
cuocere il suo vaso imbullettato e che ad ogni modo
il grado di calore cui eran sottoposti fosse, come mi
faceva osservare il prof. Barnabei, molto temperato
e mite.

Esaurito quanto era da dire sul meccanismo della
borchiatura de' vasi atestini, restano da aggiungere
pochissime osservazioni intorno ad un' altra maniera
d' ornare, che ritrovammo in parecchi altri vasi, spe-
cialmente del terzo periodo. Consiste questa nell' ap-
plicarvi listelline di stagno. Soltanto 1' ossuario Capo-
daglio n. 296 porge esempio di brevi laminette di bronzo
fermate con borchiette alle estremità, laminette al-
ternate in esso con le borchie, che costituiscono ancora
la principale decorazione. Ma, tolto questo ossuario,
altri vasi hanno delle listerelle, anziché di bronzo,
di stagno, applicate al vaso dopo la cottura, mediante
un mastice ; e fra questi merita segnatamente d' esser
notato quel gruppo di vasi tornato in luce in una tomba
cospicua del predio Nazari. Appunto dall' esame in-
stituito dal eh. prof. Schiff d' un frammentino di tali
listerelle è risultata la materia di che eran composte:
lo stagno era combinato con una mistura di ferro,
così da divenire una specie di latta.

Questa seconda specie di decorazione io tengo per
probabile sia da riferire, come quella delle borchie,
ad un influsso esercitato sulla civiltà atestina dall' i-
talica del tipo di Villanova. Una volta che si è posta
in sodo la esistenza di vasi così ornati nell' arcaica
necropoli bolognese Caprara-Benacci, e che del tra-
passo delle industrie dal Bolognese alla contrada ve-
neta abbiamo tante altre prove, è ragionevole credere
che di là venisse originariamente anche cotesta tecnica
di attaccare ai vasi listelline metalliche.

So bene come l'essere apparsi vasi fittili ornati
di laminelle di stagno nelle palafitte della Svizzera,
della Savoia ed anco di Peschiera ('), abbia indotto
in taluni la persuasione che una tale sorta di deco-
razione risalga a remotissima origine. Ma, per quanto
si voglia considerare questa specie di decorazione di-
stinta da quella delle borchie di bronzo, come è in
fatto e per la materia e per la tecnica, tuttavia io
riguardo anche questa usanza delle laminette di sta-
gno o di piombo siccome un trovato peculiare della
civiltà della prima epoca del ferro ; perocché non mi
pare si possa negare che chi imaginò, in origine, un
tale processo decorativo de' fittili, l'abbia fatto egli
pure col proposito di imitare gli ornamenti de'vasi com-
posti di lamine metalliche : ornamenti, che sono fatti,
oltrecchè di bitorzoletti, di cordoncini continui sbalzati.
Ora, i vasi così fatti ed ornati erano ignoti, come più
volte dicemmo, alla pura età del bronzo.

11 travamento di saggi di vasi ornati con listerelle
di stagno in talune palafitte de' laghi, nulla prova per
la loro alta antichità, essendo quelle stazioni di tal
natura da non potersi determinare nettamente gli strati,
a cui i singoli oggetti raccolti appartenevano. Vasi di
codesto genere spettavano, a mio credere, agli strati
più recenti, pei quali non è possibile escludere 1' in-
fluenza esercitata dalla civiltà e dalla industria del
Mezzogiorno e in particolare delle contrade venete (2).

(') Veggasene l'indicazione data dal Marehesetti, Scavi
nella necrop. di S. Lucia (1885-1892), p. 218, nota 9, e 219,
nota 1.

(2) Nelle palafitte del lago di Bourget (Savoia) si ebbero
anche vasi tinti a zone rosse e nere (o violacee): Perrin, Etude
préhistorique sur la Savoie (Paris, 1870), tav. VII, fig. 6, 7.
Due frammenti di simili vasi si conservano nel museo preisto-
rico etnografico di Roma, n. 173G4. Un altro frammento, di
piatto, pure con striscie rosse e nere, quivi pure conservato,
n. 17117, proviene dalla palafitta di Moeringen, che è una delle
stazioni lacustri del lago di Bienne, e fu pubblicato, come mi
comunica cortesemente il Figurini, dal Keller, Die kelt. Pfahl-
haulen in den Schweizerseen, Rapporto VII, tav. XVIII, fig. 1.
Cfr. su codesti rari vasi colorati trovati nelle palafitte quello
che dice il Gross, Les ProthelvHes, p. 96. Io non esito ad ascri-
vere all'influsso della civiltà paleoveneia simili prodotti cera-
mici, che appaiono sparsamente qua e là in quelle stazioni.

A semplice titolo di curiosità avverto in ultimo che l'or-
namentazione a liste di stagno ne' vasi fittili, come il Pigorini
mi fece notare, usano anche oggidì popolazioni selvagge. Due
bottiglie d'argilla nera cos'i fregiata provenienti dal paese
dei Galla si conservano al museo preistorico-etnograflco di Roma,
ivi depositati dalla Società geografica italiana e segnati col
n. 1071.
 
Annotationen