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d' una città greca

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metà del quinto secolo hanno ancora una espressione
alquanto vaga ed indeterminata ; e di questa incertezza
abbiamo nelle terrecotte corrispondenti la prova esatta.
Sembra che solo verso la metà del V sec. sia venuto
formandosi un tipo abbastanza originale, il quale però
ci è soltanto pervenuto attraverso copie ; nella nostra
ricerca ci sono perciò di limitata utilità le copie tarde,
come la cosidetta Hera Barberini (Helbig, Fùhrer, I,
301), la statua vaticana (Wolters, Gypsabgùsse, n.1519)
e la Demeter di Cnido (Baumeister, fìg. 1562). Le
scoperte avvenute negli ultimi anni in Eleusi hanno
alquanto allargato i nostri orizzonti sulle rappresen-
tanze delle divinità che colà avevano culto. In man-
canza della pubblicazione delle terrecotte di Eleusi,
che sarebbe stata per noi di utilità capitale, dobbiamo
seguire i tentativi fatti per ricostruire dalle statue e
dai rilievi dei secoli VI e V 1' slxoòv XaTQslag di quel
celebrato santuario (Kern, Athen.Mittheil. 1892, p. 135;
Philios, Ibid., 1895, pag. 245) ; tra mezzo all'abbon-
dante materiale raccolto dai due illustratori, se man-
cano i diretti ed immediati tipi di origine, vi hanno
però parziali utili riscontri per le nostre terrecotte,
delle quali nessuna ripete con scrupolosa fedeltà, ma
con certa licenza, i simulacri delle dee, secondo le for-
mule dei bassorilievi di Eleusi. Solamente la testa di
Demeter seduta (op. cit., tav. V), col basso polos, colla
chioma a trina, ed anche per rispetto alla conforma-
zione ed espressione del volto, ha vivacissime riflessioni
in molte delle nostre terrecotte ed in altre della Sicilia,
tanto da poter ammettere, che essa derivi da un grande
modello della metà circa del sec. V, che ispirò po-
tentemente scultori e coroplasti, i quali lo tradussero
con tutta fedeltà. Quanto poi agli attributi, in aggiunta
alle precedenti parziali osservazioni, dirò soltanto che
se 1' abbigliamento principesco, il modio, la spiga ed
il papavero convengono più a Demeter, maggiormente
si addicono alla figlia Core il gallo ed il granato
(Sittel, Archaeologie, pag. 822).

Malgrado dunque qualche incertezza nel distinguere
1' una dall' altra dea, le quali fino al volgere del V
secolo vennero effigiate in sembianze e costumi pres-
soché eguali, non v' è dubbio che la maggioranza delle
terrecotte di Granmichele non si riferiscano al culto
di Demeter e di Core, sopratutto per la presenza dei
simboli ben determinati, quali il frutto del papavero,
il porcellino, il melograno, la fiaccola etc.

La presenza di un santuario di tali divinità in una
regione eminentemente agricola, quale è la granmi-
chelese, in vicinanza dei grassi piani delSimeto, in vista
dell' Etna fumante, nel cui cratere Demeter aveva
accese le faci per andar in cerca della figlia rapita
(Diodoro, V, 4, 3), e per di più in luogo dominante
una delle necropoli della città, è naturale e tutta con-
forme alla diffusione di questo culto, cotanto speciale
alla Sicilia, dove ben diciasette città avevano eretti
templi alle divinità eleusine (').

B) Altri avanzi fittili.

Fu scarsissimo il numero dei vasi raccolti nel de-
posito delle terrecotte ; tutto materiale grezzo, per lo
più patere a calotta e qualche fiaschette. Tra codesto
materiale insignificante, desta sorpresa la presenza
dell' alta ansa bicornuta, di bucchero nero (a. cm. 9),
a superficie ben lisciata, prodotta alla fìg. 43, la quale

Fig. 43.

doveva appartenere ad una capeduncola di pretto tipo
siculo del secondo periodo (2); con tale pezzo però
stanno in relazione tre asce basaltiche, completa-
mente sciupate, rinvenute nello stesso scarico. Sono
pezzi erratici, i quali in ogni modo parlano dell' esi-

(') Ciaceri, Il culto di Demeter e Core nelV antica Sicilia
(Catania 1805). Per la diffusione di questo culto nell' isola, vedi
ancora Lenormant in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des an-
tiquités gr. et rom., voi. I, pag. 1032 e segg. cfr. anche G.
E. Rizzo, Rivista di stora antica, II, p. 105\ il quale si ado-
pera a dimostrare che un culto della Terra Fecondatrice, sul
quale si sarebbe innestato quello greco di Demeter, ebbero già
i Siculi. Ciò spiegherebbe la diffusione del culto di Demeter,
e di Core in parecchie città sicule grecizzate, quale era appunto
la nostra.

(2) Orsi, Necropoli con vasi e bronzi micenei presso Si-
racusa, tav. I, 21 e 22, Thapsos, tav. V, 10, col. 20 e 50.
 
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