Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
287

DI DN RBONZETTO ARCAICO DELL' ACROPOLI DI ATENE

288

da sottili scalfitture, come pure minutamente cesellate
sono le barbe e i capelli, e questi anche nella parte
che è gettata indietro. Siffatta accuratezza del lavoro
ci ricorda, fra altre cose, i migliori tra i bronzi di
Perugia, i quali hanno avuto solo da poco il loro
degno apprezzamento (').

Considerato in sè stesso, il nostro bronzetto non
presenta alcuna nota caratteristica, che non sia dello
stile dell' arte greca del VI sec. a. C. Così nel modo
di concepire le forme del corpo ed esprimerne i mo-
vimenti, come nel convenzionale panneggio delle vesti
si riconoscono facilmente i contrassegni dell' arcaismo
ellenico, dello ionico sopra tutto. Consono ad esso è
il carattere delle teste grosse dalle facce tondeggianti,
i menti prominenti ma larghi, le labbra piene, i nasi
larghi e grandi : così pure gli occhi grossi e sporgenti,
col contorno delle ciglia oblungo, un poco obliquo e
seccamente rilevato, e colla volta sopracciliare alta ed
inarcata; e le chiome abbondanti e fluenti in un' unica
massa all' indietro con due o più ciocche ricadenti sulle
spalle e sul petto, e listate da regolari incisioni oriz-
zontali o leggermente inclinate, mentre un margine
plastico e rigonfio, talora duplico, come nell'auletria,
contrassegna seccamente il limite della capigliatura
al di sopra della fronte. E non meno conveniente si
è all'arte greca di quel periodo così la carnosità delle
membra e le proporzioni un pò" tozze, come la stessa
composizione paratattica (2). Nulla adunque in tutto
ciò ci obbligherebbe a porre il frammento ateniese
fuori della cerchia dell' arte greca ; ed anzi gli spic-
cati ionismi del medesimo (:t) ce ne additerebbero una
più speciale.

(!) V. Petersen, Ròm. Mitth. , IX, 1894, p. 253 segg.; cf.
specialmente p. 257 nota, e p. 296-315.

(2) Tra le opere in metallo si possono confrontare Olym-
pia, IV, tav. VII e Vili, mi. 76, 77, 83, 84, 88; tav. XLIV,
n. 784 (cf. Furtwiingler, ivi, p. 72 segg.). Carapanos, Dodone,
tav. XI, n. t ; i citati bronzi di Perugia ecc. Cf. anche le me-
tope di Selinunte.

(3) Forse (oltre che nelle forme artistiche) anche nel sog-
getto rappresentato. Se ciò non vale molto per le ipotesi della
rappresentanza di Arianna o di quella di Semele (per altro in
opera ionica antichissima si riscontra primieramente l'unione di
Dioniso con Semole ; cf. sopra p. 282, nota 2), varrebbe tuttavia
pel predetto mito di Efesto, che sembra appartenere alla più
antica tradizione dell'arte greco-asiatica, sia pure rappresentato
in momenti diversi. Infatti lo ritroviamo innanzi tutto in opere
ioniche, come il trono di Bathykles, oppure in tali che sem-
brano eseguiti sotto una grande influenza ionica, come il rilievo
di Gitiadas (Paus., III, 17,3: cf. Overbeck, Plastik 4 p. 72 seg.),

Ma innegabile è d'altra parte la sua attinenza
con un tipo di tripode, che ci è noto soltanto dall' E-
truria e che come etrusco è da tutti considerato (') ;
onde il Furtwàngler, che vide il bronzetto e ne fece
un breve cenno (2), non esitò ad attribuirlo ad un
tripode etrusco genuino. Nè invero sarebbe cosa per sè
impossibile, stanti le molteplici relazioni tra l'Etruria
e l'Attica, la dedica d'un prodotto d' officina etnisca
sull'Acropoli d'Atene, come di fatto pel tempio di Zeus
in Olimpia si ha memoria di un' offerta ivi fatta da
un signore dell' Etruria (:ì). Il che tanto più ammis-
sibile sembrerebbe, in quanto ci consta che le opere
della metallurgia tirrenica, almeno nella seconda
metà del V sec a. C, erano realmente note e cele-
brate in Atene (4).

Ma basta tutto ciò per decidere in favore dell' ori-
gine etrusca di un oggetto ? I criteri intorno all' arte
etrusca si sono ormai radicalmente spostati. Nuove e
diligenti ricerche hanno rivendicato all' arte greca
molte opere specialmente di metallo, di provenienza

i due vasi di Diimmler, Ròm. Mitth., Ili, 1888, p. 167, nn. VII
e Vili, la corrispondente scena del vaso Francois (per gli io-
nismi di questa cf. p. e. Bulle, Silene, p. 5 e p. 16 seg.) e
quindi la numerosa serie di rappresentanze del mito su vasi attici
a f. n.

(') Cosi naturalmente anche l'esemplare trovato a Durk-
heim: Lindenschmit, Alterthùmer uns. heidn. Vorzeit, II, n,
tav. II (cf. l'elenco p. 299, n. Vili).

(2) Olympia, IV, p. 127.

(3) Paus. V, 12, 5 : Idvafhjfiaxa dè ónóaa èvtfov rj èv nò
nQovàm xeìxca, d-QOVOS èaxlv '.l{ìifivrj<sxov tov flaoiAevoairiig èv
TvQdtjvotg, off TtQwios flciQPttQ(ov clvaS-ìjftnxi tòv èv hXvfinicc Ala
èdtoQijaazo. È ignota però l'epoca in cui visse costui; nè se
ne trova menzione presso altri scrittori.

(4) Athen. XV, p. 700 c: ^eqexQtttrjg dè èv KQanaxtéXXoig
xrjv vvv \v%viav xakovfiévr]v Av^veiov xéxbrjxev dt« rovxwv
Uff t(òv Xv/veioiv rj '(tyctala ; B. TvQQrjvixr). — notxiXai yàf>
r)<T«v ai nciQÙ zoìg TvQ(>t]voìg èQyaalai, (piXoxé%va>v ovxiav xmv

TvQQtjvtòv. Inoltre id. I, p. 28 b : KQixiag de ovxtog '......

TvQGrjvrj de xqccxsì XQvaóxvnog (putir/ xai nàg %aixòg oxig
xog/jsì <?ó/uov èv xivi XQ^I- Cf. anche Sophoel. Aiax, 16 seg. :

(pmvrjfx' clxovii).....^alxoaxó/xnv xióécovwg (uff TvQaìjvixrjg,

V. Biiclisenschiitz, Haujistàtten des Gewerbejleisses im Mass.
Altcrthume, pag. 45 seg. Bliimner, Gewerbl. Thàligkeit ecc.,
pag. 106. Cf. anche Milani, Rendiconti dei Lincei, 1894, p. 281.
Per l'oreficeria italiana antichissima si avrebbe una conferma
nella fibula d'oro di Chiusi con iscrizione etrusca, Mon. d. lnst.
1855, tav. X. Martha, art. etr., tav. I, 12, p. 582, e nell'altra si-
mile di Praeneste con iscrizione latina arcaica, Ròm. Mitth., II,
1887, p. 37 seg. (Helbig-Diimmler). Cf. Gsell, Fouilles de Vulci,
p. 419 seg. nota 3. Intanto è indubitata l'importazione greca,
pure di oggetti di metallo prezioso, continuata anche più tardi :
cf. le due laminette d'oro trovate in territorio falisco con
iscrizione greca, L. Pollak, Arch. epigr. Mitth. aus Oesterr.- Ung.
XVII, l,p. 65 seg.
 
Annotationen