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331

suggeriva la forma stessa di questi, sono raddoppiate
e in direzione opposta: in tale aspetto si presentano
anche in qualcuno dei tripodi vulcenti ('). Frequente
è poi quest'ornamento là dove, sia per la sagoma del
collo equino, sia per lo scopo dell' oggetto che si vuol
decorare, la figura del cavallo, al pari di alcune altre,
si presta a meraviglia, come p. e. nella spalliera
d'un trono (2), oppure agli angoli di un utensile,
come il carrettino proveniente dalla famosa « Grotta
d'Iside » (3) ; i quali esempì concordano fra loro anche
per la particolarità delle gambe anteriori unite al busto
dell' animale. Già quest' ultimo esempio a causa del
carattere della tomba predetta (4) ci ricollega coli' arte
orientale, nella quale, specialmente nell' assira, la
figura del cavallo, ordinariamente la sola testa, è uno
dei più comuni e più adatti mezzi decorativi al-
l' istessa guisa delle teste d'ariete, leone ecc. (5).

Come si rileva anche dalla nostra tavola Vili,
le forme delle teste equine in 1 sono modellate con
tutta la precisione e la severità dello stile greco ar-
caico, come e meglio che nel citato esempio di
Karlsruhe (r') ; per lo stile della criniera a ciocche
distinte e parallele, che mostrano inoltre intaccature
regolari ed equidistanti fatte al cesello, presentano
analogie abbastanza strette i cavalli dei vasi melici
e calcidesi, di qualche idria ceretana e di alcuni vasi
attici antichissimi ; e un riscontro più prossimo se ne

(') Sono i nn. I e III, cf. p. 292 seg. e appresso, p. 345. Pei ma-
nichi ionico-cacidesi cf. Helbig, Ann. d. Inst., 1880, p. 231 e tav. W,
n. 1. Furtwangler, Olympia, IV, n. 875, 876, p. 140, dove si ci-
tano anche altri esempì notevoli. Schumacher, Bronzen in Karls-
ruhe, n. 453, tav. Vili, ri. 37, cf. anche i nn. 448, 452. MilchhOfer,
Anfànge der Kunst, p. 213. Motivo imitato anche dagli Etruschi.
Cavalli decorativi, siano soli che con cavalieri, appaiati ad em-
blema, si vedono pure sui vasi di Melos, Conze, Mei. Thongef.,
tav. 1,1 e tav. V, 1. Cf. poi appresso p. 346.

(2) P. e., il seggio di Zeus in vaso a f. n., Journal of fieli,
studies, V, 1884, tav. ÌLI, e in altro a f. r., Monum. d. Inst.,
Ili, tav. XLIV : cf. Petersen, Ròm. Mittfi., VII, 1892, p. 40, n. 13
(così pure altri esempì di mobili ivi), e IX, 1894, p. 303, n. 34
(bustino di cavallo proveniente da Perugia).

(3) Micali, Mon. ined., tav. Vili, 1 = Martha, Art élr.,
p. 112, fig. 104.

(4) V. sopra, p. 310 seg.

(r>) Per le forme equine ad ornamento di oggetti egiziani,
assiri e « micenei » cf. Furtwangler, Bronzefunde, p. 24 ; in quanto
ad opere assire cf. p. e. Rawlinson, The five great monar-
chies4,!, p. 309, n. n (Khorsabad), p. 3G1 (Kujundgik) : barche
con prora a testa di cavallo; p. 408, punta del timone d'un
carro; p. 60, manico di pugnale. Cf. anche il cavalluccio del
trono, di cui a p. 334, nota 1.

(°) Schumacher, 1. cit., tav. Vili, n. 37 ; cf. qui sopra, nota 1.

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ha nelle protomi equine dell' anfora di Durkheim che,
come s' è detto, fu trovata insieme ad un tripode
del tipo vulcente ('). Siffatte qualità dell' arcaismo
greco riconosciamo eziandio nel toro e nelle vacche,
l'uno e le altre sopravvivenza di una forma decorativa
antichissima (2), che si ritrova ancora in un grande
vaso di Amatunte (3). Per quanto poi riguarda le figure
dei leoncini non si deve tacere di un particolare degno
di nota, cioè che non solo spessissimo e proprio in
questa stessa posa le vediamo nelle già citate oino-
choai (''), ma che tanto nelle medesime, quanto nel ri-

Fig. 19

detto bronzo di Grachwyl e in alcuni ulteriori esem-
plari di Olimpia e di Creta (5) ritroviamo, oltre una
analoga posizione della coda, lo stesso stile peculiare
della giubba, incorniciante la testa a guisa di raggiera
(v. fig. 19) ; nel che, al pari che nella posa, tutti dipen-

(') Pei vasi di Melos v. p. 331. nota 1; cf. le anfore calcidesi,
Gerhard, Auserl. Vasenb., CXC, 1, e Monum. d. Inst., VI,
tav. XIV; inoltre l'idria ceretana, Bulletin de corr. hell., XVI,
1892, p. 259, fig. 8. Pei vasi attici cf. sopra p. 330, nota 4, e la
zuppiera di Egina, Arch. Zeitung, 1882, tav. X; v. anche le
pitture corinzie, Antike Denkm., I, tav. VII, 21, e Monum. d.
Inst., tav. IV-V. Della detta anfora (pubbl. da Lindenschmit,
op. e, II, ii, tav. II, n. 8), la fototipia di un frammento col
cavallo è in Westd. Zeitschrift, V, 1886, tav. 11, n. 1.

(2) V. p. 327, nota 2 e 3. Cf. anche Perrot-Chipiez, p. 282. Sul-
l'orlo d'un'anfora del tipo di quelle di Cuma e Capua, ora al
British Museum, sono due buoi invece dei soliti leoni, Furtwan-
gler, Olympia IV, p. 25 seg., nota 1. La figura del bue come
elemento decorativo ricorre in un piatto di Rodi (Longpérier,
Musée Napoléon, tav. LUI), dove l'animale incede tranquilla-
mente e volgente il capo come nel tripode. Ovvia ed associata
con delle fiere è nei sarcofagi di Clazomene, tuttavia già in
uno schema di combattimento con quelle.

(3) Perrot-Chipiez, Hist. de Vart, III, p. 280 segg., fig. 211
e 213: un toro incedente riempie il campo delle anse di questo
vaso di pietra, che anche negli attacchi delle palmette, simili a
quelle del nostro n. 1, tradisce l'imitazione del metallo.

(•*) Per queste cf. la bibliografia citata, e specialmente il
manico in Bonner Studien, p. 176 (Fowler).

(5) Olympia IV, nn. 895, 899, 964, 966 ; cf. anche 967 e 968
per la posa analoga a Grachwyl: il n. 820 tav. XLVili, simile,
è attribuito ad un tripode. Museo ital., II, p. 746, n. 1.

DI UN BRONZETTO ARCAICO DELL' ACROPOLI DI ATENE
 
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