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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 7.1897

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Pasqui, Angiolo: La villa pompeiana della Pisanella presso Boscoreale
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https://doi.org/10.11588/diglit.8557#0209

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PRESSO BOSCOREALE

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costruzione. La parte a manca, la quale è interrotta dalla
strada, ma oltrepassa questa con un angolo ben conser-
vato (tav. XIV, C), era costruita a piccoli parallelepi-
pedi di lava vesuviana, alternati con filari di laterizi ben
messi a calce, ed era limitata da alta fascia a cemento di
calce e mattoni finamente pestati. La parte a destra,
cioè dalla porta d'ingresso fino a tutto il piazzale ricor-
dato (tav. XIV, Q,V, Z), era costruita con piccoli ciottoli
e con spugne erratiche del Sarno, malamente commesse
ed alternate con pezzi di mattoni e con avanzi di fab-
briche più antiche, quali frammenti di intonachi con
tracce di stuoie, e frammenti di marmi e di travertini
lavorati. Queste diverse costruzioni si ripetevano nell'in-
terno, e rispondevano alla generale ripartizione dalla
villa. Infatti a manca trovavasi un quartiere signorile
(tav. XIV, A-O), a destra vi erano i locali dell'azienda
rustica (tav. XIV, P-Z).

L'entrata principale era quella aperta sulla metà
della fronte. A sinistra di questa era una finestra con
inferriata, che rispondeva alla colletta dell' atriensis
(tav. XIV, B), e più verso l'angolo altra finestra più
grande, munita di solida inferriata, rispondente alla ca-
mera che trovavasi nascosta sotto la via pubblica, e che
era compresa nell'angolo del fabbricato. Altra finestra
simile, allo stesso livello, aprivasi nella stanza me-
desima appena voltato l'angolo.

Questo corpo di fabbrica, tra la porta e 1' angolo
a sinistra, doveva essere molto elevato, e forse con fine-
stre o balconi nel piano superiore, poiché nell' interno
si trovò aderente alla facciata una parte di un pavi-
mento di smalto, che era diviso a metà da un piccolo
muro, in modo da formare due camere ; e su quello si
raccolsero molti oggetti d' uso domestico. Più basso per
un certo tratto era il muro di facciata a destra della
porta, cioè per tutta la larghezza d' una cella vinaria
(tav. XIV, Q) ; e su quello aprivansi, nel mezzo, una
grande finestra, chiusa da imposte sbarrate, e lateral-
mente, da una parte e dall' altra, undici feritoie altis-
sime, che giungevano fino al piano della detta cella.
Presso il limite di questa, sempre sulla facciata, erano
infisse tre tegole a difesa della fornace di un cor tinaie
(tav. XIV, m), che occupava V angolo interno della
cella vinaria. Quindi più oltre nessuna apertura in
basso, ma il muro risaliva formando un breve corpo
di fabbrica, per dare luogo ad una lunga stanza del
piano superiore. Questa era in continuazione con altre
Monumenti antichi. — Voi. VII.

di un appartamento non volgare, il quale occupava
tutto il fianco destro, e s'internava lungo la parete di
fondo, rispondendo sopra il torculario da olio, e sopra
le camerette dei servi.

Al muro di sostegno del piazzale erano addossate
due vasche in muratura, intonacate con smalto di
calce e mattone pesto, ed alimentate dalle acque pio-
vane che cadevano nel piazzale medesimo. Le acque
passavano nella vasca più grande per mezzo di un
tubo fittile. Quivi si depuravano, e 1' affioramento si
versava nella vasca piccola, la quale a sua volta era
provveduta di scarico presso il fondo.

Sulla fronte della villa si estendeva per circa
quattro metri una spianata artificiale di smalto e di
laterizi infranti, bene battuti e consolidati. Questa
spianata, costruita evidentemente a scopo di evitare
il fango e 1' attrito del terreno attorno alla villa, era
saliente verso il muro, a fine di allontanare le acque
dal piede del medesimo e mantenere asciutte le fon-
dazioni. Ma l'attrito dei carri appariva evidente in
faccia all' ingresso ; anzi sulle tracce delle rotaie
fu eseguita una esplorazione con largo cunicolo, e si
potè riconoscere per circa venti metri una vera e pro-
pria strada di campagna, mantenuta rozzamente con
calcinacci e detriti di fabbriche. Essa muoveva ad an-
golo retto dalla porta, e doveva necessariamente riu-
nirsi ad una via pubblica, che passava in quelle vi-
cinanze, e che, se non erro, poteva essere quella che
da Pompei si dirigeva alla montagna, volgarmente
detta via del Vesuvio. Il piazzale dinanzi alla villa
non aveva traccia di alberi; però in vicinanza del
muro, cioè in faccia alla bocca di fornace che abbiamo
ricordata, si videro molti vuoti nel lapillo, incrociati
per ogni verso, e che evidentemente erano stati pro-
dotti da grosse stanghe, piuttostochè da rami d'albero.
A terra, nello stesso luogo, erano alcune tegole intere,
ed altre frammentate. Si pensò ad una rozza copertura a
guisa di capanna o di tettoia, la quale doveva essere
stata costruita a riparo sopra alla bocca della forna-
cetta. A sinistra della via, distante forse due metri e
mezzo dal fabbricato, si trovò nel lapillo e nel tuono (')
un grande vuoto a guisa di caverna, che poteva es-
sere alta nel mezzo tre metri, rotonda in giro e con

(') Con questo nome si indica da quei del luogo lo strato
di cenere eruttato dal Vesuvio.

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