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SCOPERTA IN CRETA

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vuole, non abbia mai avuto la stephane, e che questa
nella copia di Capua (') sia un' aggiunta fatta dal co-
pista romano, non vedo in ciò una ragione sufficiente
per stabilire, che un tale ornamento, che era tanto in uso

tale attributo non fosse improprio delle rappresentanze
plastiche di Afrodite ci è fornito da qualche terra-
cotta di Tanagra, il cui tipo sembra ispirato a figure
statuarie della dea non prive di rapporto coli' arte

tra le donne greche (2) e che si vede dato anche alla
così detta Diana di Versailles, cui lo stesso Furtwàngler
è propenso ad includere nel ciclo prassitelico (:!), abbia
dovuto esser negato dagli artisti proprio alla siart-
(pavog KvO-tqsia (4). Anche lasciando stare i numerosi
esempì offertici dai vasi dipinti, uu indizio che un

(') Op. cit., p.635 sg., fig. 128; Brunn-Bruckmann, op. cit.
fase. 60, n. 297. Wemicke, Beri. phil. Wschr., 1897, n. 29, p. 917,
non ammette che la capuana sia prototipo di quella di Milo.

(*) Cfr. p. es. Kekulé, Terrakolten, II, tav. XIX, mi. 2, 5, 8.
Op. cit., p. 558; Baumeister, Denkmàler, I, flg. 140.
Il Collignon, op. cit., p. 319 sgg., fig. 162, l'attribuisce a Leo-
caro. Presso Frohner, Notice, n. 98, il diadema non è indicato
tra le cose restaurate. Si possono poi confrontare con questa le
monete di Aptera in Creta, del IV secolo a. Cr., con Artemide
ugualmente fregiata, Cataloge of the greek coins in British
Museum, Crete, tav. II, n. 3-5.

(<) Omero, Odj/ss., Vili, v. 288; XVIII, v. 193; cfr. Vili,
v. 267 e lo scolio relativo. Inoltre v. Esiodo, Theog., v. 1008 e
Ilom. hymn., V, v. 1 « xQvaoaxérpavov 'AtpQod'iTrjv » e ibid. v. 7
« xquzÌ rT in' cifravano axsrpdvrji/ ìvtvxtov ìfrrjxav (ZÌQai,) ». Cfr.
BOckh-Friinkel, Staatskaushaltung, II, p. 217.

stessa di Prassitele (1). Ed in vero non mancano, nel
ciclo della medesima, esempì di statue d' Afrodite fre-
giata della stephane. Senza dare troppo peso ad una
piccola testa di Berlino, avente qualche somiglianza
con questa che pubblichiamo (2), e ad un' altra del
Museo del Louvre (3), sulle quali la insufficienza delle
pubblicazioni non permette un sicuro giudizio, ricor-
derò principalmente la statuetta di bronzo che dal Klein
è creduta copia della Pseliumene di Prassitele (4),

(') Cfr. la figurina in Sammlung Sabourojf, II, tav. XCVI,
che insieme con un' altra edita ivi alla tavola precedente, il
Furtwàngler stesso mette in connessione con un tipo statua-
rio riferibile al principio del IV secolo. Vedi anche un'altra
presso Kekulé, Thonfiguren aus Tanagra, tav. XIII.

(2) Beschreib. d. ant. Sculpt. in Berlin, n. 613. Cfr. ib., n. 39.

(3) Bouillon, Musée des antiques, I, tav. LXIX; Miiller-
Wieselor, Denkmàler, II, n. 256«. Il diadema merlato è per altro
in gran parte restaurato; cfr. Bernoulli, Aphroditu, p. 192,6°.

(■") Jahrb. d. Inst., IX, 1894, p. 248 sgg., tav. IX ; cfr.
Collignon, Sculpture grecque, II, p. 279. Veggasi anche la
statuetta in bronzo di Siracusa edita da Patroni in Revue ar-
chéol, 1896, p. 355 sgg., figg. 1 e 2.
 
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