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131

LA NECROPOLI PRIMITIVA

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corrisponde con perfetta esattezza a quello, che fu teste
rinvenuto.

Una delle fibule, lunga m. 0,09, presenta un pecu-
liare interesse sia per la buona conservazione, sia per
l'artificiosa struttura. Entra nella classe delle fibule
serpeggianti (!); ma tutto il corpo della fibula, ad
eccezione dell'ardiglione è, per così dire, costeggiato
da due fili rivestiti di altri sottilissimi fili di bronzo
ravvolti a spira; i quali ultimi, ricordano taluni rari
esemplari della necropoli cometaria di tipo pure ser-
peggiante, ma diversamente foggiati dalla fibula di
Volterra (2).

La seconda fibula è parimente rara per la forma
ed anche notevole per le grandi dimensioni, misurando
una lunghezza totale di m. 0,17. Disgraziatamente
però è rotta in tre pezzi, scheggiata ne' margini, assai
guasta dall' ossido, e manca di una parte, compreso
l'ardiglione. Ha l'arco a foglia allungata, che si re-
stringe e si prolunga in basso andando a raggiungere
la staffa a forma di disco (:!).

Una fibula del museo somiglia a questa per la
laminella a guisa di foglia, che forma 1' arco (4).

Ad una fibula serpeggiante spettava forse un fram-
mento che porta ravvolto intorno un filo spirale:
troppo malandato, perchè si possa intendere e definire
esattamente il tipo dell' oggetto intiero. E quattro
frammenti di cerchielli di filo cilindrico liscio e sca-
nalato non si può dire, se appartenessero ad armille,
essendo di diametro assai ristretto (0,45).

(l) Cfr. specialmente Montelius, op. cit., p. I, s. A, tav. XVI,
fig. 222, 223, 225. Falchi, Vetulonia, tav. IV, fig. 22. Cfr. anche
Mon. ani., IV (1894), atlante, tav. X, fig. 11. Fra lo fibule esi-
stenti nel museo di Volterra può esser citata come affine al
nuovo esemplare quella segnata col n. 160.

(*) Cfr. Notizie 1882, tav. XIII, fig. 20, p. 170 (la fibula
ha fili di bronzo e d'oro); cfr. p. 151 e p. 173.

(3) Il tipo più affine a questo è quello d'una fibula di
s. Francesco di Bologna edita dal Montelius, op. cit., p. I, s. A,
tav. XVII, fig. 239. Anche due fibule vulcenti conservate nel
Museo preistorico etnografico di Roma sono di forma simile;
hanno di più anelletti lungo la laminella dell' arco. Portano i
nn. d'invent. 42432, 42433.

(4) Porta il n. 156; è rotta nella staffa, ma conserva un
pezzo d'ardiglione. Anche il frammento di fibula n. 357 sem-
bra dello stesso tipo. La fibula n. 157 ad arco semplice
può essere qui ricordata solo per la staffa a disco, di cui è
munita.

III.

11 sepolcreto della Guerruccia.

Primo scavo regolare (maggio e giugno 1896).

La fortuita scoperta delle due tombe nel margine
delle Balze, a nord-ovest del piano della Guerruccia
dava anzi tutto argomento ad una riflessione sconfor-
tante sulla sorte, cui dovette soggiacere una impor-
tante zona della necropoli volterrana. Tutta la parte
del monte crollata nella voragine delle Balze conteneva
per avventura altre tombe di tipo arcaico. Tuttavia
1' essersi rimesse in luce due nuove tombe nel lembo
sud-est della frana e l'esser quivi tracce di terriccio
nerastro, che sembravano avanzi di combustione, faceva
credere e sperare che là presso, ove si estende il detto
piano della Guerruccia, internamente alla cinta dello
mura etrusche, proseguisse, per un certo tratto almeno,
la necropoli arcaica, e che conseguentemente una esplo-
razione da quel lato fosse per riescire fruttuosa.

Nella zona della necropoli, che si estendeva extra
muros si erano avute due tombe a pozzo, quella di
monte Bradoni pubblicata dal Chierici, e l'altra della
Badia descritta qua sopra, le quali venivano a trovarsi
nell' area stessa' di cimitero, ove si scoprirono in gran
numero ipogei della tarda età etrusca. Nella stessa
parte minata delle Balze non si poteva dire che
fosse un sepolcreto di tipo puramente primitivo,
perchè anche ivi si scoprirono già (*) e in parte sono
tuttora in essere degli ipogei. Era ragionevole invece
supporre che nell' interno delle mura etrusche, ov'erano
uscite le due ultime tombe a pozzo, potesse trovarsi
un gruppo di tombe consimili, non distrutte, nè alte-
rate da costruzioni sepolcrali posteriori alle mura me-
desime. Imperocché è noto come le aree cimiteriali
delle città etrusche fossero fuori e non entro i loro
recinti.

Vero è che a Volterra si era scoperto un ipogeo
anche nell' interno delle mura, ed anzi in vicinanza

(') Veggasi nella citata pianta di Volterra del Micali come
appunto lungo il margine orientale delle Balze siano segnate
col n. 12 tre di quelle camere sepolcrali chiamate « ipogei
gentilizi ». Quelle tombe sono probabilmente crollate in seguito,
con l'allargarsi della frana; ma ancora più verso oriente e più
vicino alle mura etrusche si hanno due altri ipogei della stessa
specie, che io vidi nelle mie gite a Volterra, e di cui uno è da
poco rovinato.
 
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