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lG3

LA NECROPOLI PRIMITIVA

164

razione. Di vasi identici, oltre ai volterrani qui ri-
cordati, io non conosco dall' Etruria cisappennina che
due altri esemplari, inediti, conservati nel museo
archeologico fiorentino. L'uno ò collocato nella sala
de' buccheri (armadio II, n. 51) ed appartiene alla
vecchia raccolta, nè si conosce onde provenga. Crede
il prof. Milani non improbabile che sia anche questo
vaso d'origine volterrana. Il secondo esemplare fu
scoperto a Vetulonia l'anno 1893 ed è nella sezione
topografica. Spetta alla tomba a tumulo detta del
fìgulo, trovata alle Migliarine (').

Altri due esemplari dell' identico tipo si ebbero
nella regione bolognese: l'uno portante deboli tracce
di colori usci dalla tomba n. 119 della zona più re-
cente del sepolcreto Benacci, ed è esposto da gran
tempo nel museo civico di Bologna. L' altro, coiiser-
vatissimo colla copertura biancastra e le striscio ros-
sastre formanti ornati a riquadri, appartiene al sepol-
creto Melanzani (contiguo al predio De Luca), esplorato
recentemente. Sono debitore al prof. Brizio della co-
noscenza di questo importantissimo esemplare non per
anco esposto nel museo e, come l'altro, inedito.

L' orcio vetuloniese, e i tre di Bologna sono, come
ognuno vede, della maggiore importanza per ciò che
concerne la cronologia e il carattere da attribuirsi agli
esemplari di Volterra, dove questo tipo di vaso sembra
essersi, per così dire, più che altrove localizzato.

Orci coli' ansa verticale staccantesi dal ventre, ma
senza le appendici superiori, si ebbero da Corneto (2)
e da Vulci (3) ; e quello di Vulci ha la copertura bianca
con ornati rossi. D' altra parte vi sono anche taluni
orci, scoperti a Corneto (4), a Vetulonia (5), a Narce (6),
di forma abbastanza affine ai nostri e muniti del pari
di ansa verticale cornuta (7), la quale per altro, invece
d'innestarsi con ambedue i capi al ventre, colla estre-
mità superiore s'attacca al collo o all'orifizio.

(') Cfr. Falchi, Notizie 1894, p. 344-350. Non è ivi indi-
cato particolarmente il vaso, di cui si tratta.

(2) Cfr. Gsell, op. cit, p. 278, n. 1.

(3) Ibid., p. 277, 278, tav. suppL A-B, fig. 79.

(*) Ghirardini, Notizie 1882, tav. XIII bis, fig. 17.

(5) Falchi e Pasqui, Notizie 1885, tav. IX, fig. 9.

(«) Pasqui, Mon. aut., IV, p. 442, fig. 189.

(7) L' ansa cornuta è propria specialmente, come è noto, di
tazze provenienti da tombe a pozzo e a fossa dell'Etruria; cfr.
Helbig, Ann. dell' Inst., 1884, p. 118, 119, nota 4, n. 3, e il
prospetto a p. 181; cfr. anche Gsell, op. cit., p. 269 e 334.

Notevole è la speciale conformazione delle appen-
dici o corna dell' ansa nel nostro vasello volterrano,
e nella più parte degli esemplari affini del sepolcreto ;
esse finiscono non a punta, ma a guisa di dischi, e
ricordano i dischi o rotelle, che sormontano le anse
delle olpi protocorinzio ('), ripetute ne' buccheri. Non
ho quindi bisogno d'avvertire, perchè è chiaro di per
sè, che una tale ansa non ha rapporto alcuno con le
notissime anse lunate delle terremare.

L'orcio della tomba n. 8, che è veramente la più
curiosa e singolare cosa della primitiva necropoli vol-
terrana, ripete, come l'orcio vetuloniese, origine fore-
stiera: è uno de'prodotti d'argilla figulina importati
d'oltremare, imitato poi nelle fabbriche paesane : prima
a Volterra, poi nel Bolognese. Vedremo ben presto
altri esemplari del medesimo tipo usciti dagli scavi
della Guerruccia.

La prima trincea, allargata in tutti i sensi, si abban-
donò e si interrò di bel nuovo, dopo che acquistammo
la persuasione che nient' altro rimaneva ivi d'ine-
splorato.

Una seconda trincea (cfr. fig. 9) fu scavata alla
distanza di m. 2,30 dalla prima. Le dimensioni erano
in origine di m. 2 di larghezza per 5 di lunghezza ;
ma appena si vedessero tracce di tombe intorno, ci
proponevamo allargarla in ogni senso ; e così veramente
si fece. Come la prima trincea fu aperta di fronte alla
tomba n. 1, tornata in luce sull'orlo della balza, così
questa seconda si scavò quasi dirimpetto alla tomba
n. 2 ; la cui presenza faceva sperare nella prossimità
di un altro gruppo di tombe.

Si riconobbe, come nello sterro della prima trincea,
il terreno scassato ; ma anche qui apparvero ben presto
le solite tracce di devastazione. Nella detta trincea ret-
tangolare — lasciando stare per ora i successivi amplia-
menti, che se ne fecero — si ritrovarono qua e là
pezzi di panchina, tutti tagliati artificialmente, sebbene
irregolarmente, di dimensioni varie, ammassati insieme
con disordine, a profondità diverse, da m. 1,50 a 3.

Sotto a un grosso masso era della terra di rogo ac-
cumulata, ma senza alcun vestigio di tomba. Un fram-
mento di tufo squadrato con regolarità, disforme, cioè,

(i) Cfr. Gsell, op. cit., tav. II, fig. 3-5; Orsi, Notizie 1895,
p. 124, fig. 5; p. 129, fig. 8.
 
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