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11 SOPRA I VASI

analogo a quello dell' iscrizione I1EIOO sopra il vaso
di Midia ('), che cioè il pittore copiando un origi-
nale di più figure avesse attribuito erroneamente l'iscri-
zione del vechio re al centauro. Imperocché allora il
supposto originale avrebbe dovuto contenere e la figura
del re Eneo e quella del re Dessameno, supposizione
questa appena ammissibile.

E c'è di più. Lo scoliasta di Callimaco, al verso
più sopra allegato annota : Bovqu nóhg "Aiaiag.
tpxrjas de atTiijv Je^afisvòg ò KérvavQog. Vero è, che
il commentatore sbagliava credendo trattarsi in quel .
verso di un centauro, ma non poteva cadere in questo
errore, se non aveva notizia di un centauro, che por-
tava il nome di Dessameno.

Tale essendo lo stato delle cose, l'indicazione dello
scoliasta e l'iscrizione del vaso si sostengono mutua-
mente, nè sarei tanto temerario da negar fede a due
testimoni perfettamente indipendenti tra loro. In quanto
poi al significato del nome, chiunque si rammenti del
mito del centauro Folo, ammetterà che il predicato
dell' ospitalità non sia punto incompatibile con questi
numi montanari. Che però nel caso presente ci assi-
sta un' altra circostanza per spiegare questa denomi-
nazione, lo vedremo più sotto.

Stabilita così 1' esattezza delle iscrizioni, abbiamo
da ricercare, in quale relazione Ercole, secondo l'idea
di Polignoto e del pittore del vaso napoletano, stia
con la fanciulla rapita. Nella tradizione letteraria si
distinguono tre forme diverse del mito, e la prima di
esse vien riferita in due versioni. Secondo Bacchilide
cioè, il centauro Euritione, mentre gode l'ospitalità
di Dessameno, re di Elide, tenta violare la figlia di
costui; secondo il compendio di Apollodoro, Dessa-
meno, re di Oleno, fu forzato dallo stesso centauro di
fidanzargli la propria figlia Mnesimache. Che si tratti
di Oleno localizzato nell' Elide, la cui posizione geo-
grafica è stata stabilita dal eh. Partsch (2), lo dimostra
la circostanza che Ercole giunge in questo luogo im-
mediatamente dopo 1' avventura con Augia. La seconda
forma ci vien riferita da Diodoro ; qui pure la scena
si svolge in Elide. La figlia del re, chiamata Ippolita,
è fidanzata all'eroe Azane ; durante le nozze, alle quali
sono invitati così Ercole come il centauro Euritione,

(') Ved. Marathonschlavht, ]>. 61.
(2) Olympia I, p. 4.

DI POLIGNOTO

quest'ultimo vuol violentare la sposa. Si riconosce
subito che abbiamo da fare con un riflesso delle nozze
di Peritoo, ed è molto probabile che questo mito
tessalico sia l'originale. Azane ha preso il posto di
Pirotoo, Ippolita quello di Ippodamia (si noti la so-
miglianza dei nomi), Ercole quello di Teseo, e sol-
tanto il centauro ha ritenuto il suo vecchio nome: Eu-
ritione ; perchè già 1' Odissea designa come avversario
di Piritoo KérrccvQov àyàxXvxov Evqvxiun u [<p. 295).
Ma benché non originale, questa forma del mito è
stata molto popolare. La troviamo non soltanto sopra
alcuni vasi della seconda metà del quinto secolo, dei
quali discorreremo più sotto, ma anche sopra i sar-
cofaghi romani ('). Come nella seconda forma del
mito, così anche nella terza, la figlia di Dessameno
è sposa, ma sposa di Ercole stesso, e si chiama De-
ianira. Igino, il solo scrittore che ci riferisce questa
versione (fab. 31, 33) senza però indicarne il luogo
dove si svolge 1' avventura, narra che dopo la par-
tenza di Ercole, fidanzato, giunse Euritione e chiese
in matrimonio Deianira, già promessa ad Ercole. Il
padre temendo la veemenza del centauro gliela con-
cede, ma alle nozze, alle quali assistono auche gli
altri centauri, Hrcole ritorna, uccide il rivale e ricu-
pera la sua sposa. Si vede che nella sua ultima
parte, questa storia corrisponde alla prima forma del
mito nella versione Apollodorea, il che fa nascere il
sospetto che la narrazione di Igino non sia in tutto
pura ed integra, ma piuttosto contaminata da due
versioni diverse.

Così troviamo la figlia di Dessameno nella prima
versione o fidanzata a nessuno, o secondo Apollodoro
al centauro, nella seconda forma sposa di Azane, nella
terza sposa di Ercole, ed in un certo modo anche del
centauro.

Ritornando ora ai nostri due vasi, si vede al
primo sguardo trattarsi di un ratto. Sono dunque
escluse quelle due forme del mito, secondo le quali
il centauro stava sul punto di celebrare le sue nozze
con la fanciulla, non che quella di Bacchilide, se-
condo la quale esso vuol violentarla durante il pranzo.
Resterebbe dunque soltanto la seconda forma, quella
di Diodoro, secondo la quale il centauro rapisce la
donna durante le sue nozze con Azane.

(') Vedi i miei Sarkophag-Reliefs III, p. 154. p. 158 s.
 
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