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119

CASSIBILE

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mancano di essa ricordi nei libri degli eruditi e dei
tomisti; ma non sfuggì ai violatori d'ogni tempo, che
per secoli e secoli compirono la loro opera nefasta.
Anche qui i danni maggiori vanno certamente attri-
buiti agli abitanti di due villaggi di povera gente
di età bizantina, situati, coi loro cameroni aperti
nelle roccie, l'uno a dest. l'altro a sin. dello sbocco
del Cassibile dai monti.

Scientificamente Cassibile era una incognita fino
alla primavera del 1897; dal marzo ai primi di giugno
di quell'anno, con la intermittenza di un mese, io
attesi alla esplorazione generale della necropoli, po-
nendo il mio accampamento dentro il palazzo troglo-
ditico (così lo chiamerò) che vedesi alla tavola XII,
e che è poi uno dei più bei gruppi di sepolcri; i
disagi di quella vita primitiva costarono a me ed a
12 dei miei operai una infezione malarica durata in
taluni sino ad un anno, ma furono compensati dalla
scoperta di un abbondante, se non ricco, materiale
ceramico e metallico, che una volta per sempre assi-
ema alla necropoli di Cassibile un'esatta collocazione
nella serie delle altre necropoli preelleniche dell' isola.

Io cercai anche di stabilire, approssimativamente,
il sito dove sorgeva la città o borgata primitiva ; nò
poteva cader dubbio fra il terreno inclinato che forma
la scarpata al monte, colla pianuretta che lo precede,
e le creste rocciose soprastanti alla necropoli. Lassù,
sopratutto nei terrazzi interposti fra le tre Cavetto
la Molla, Spineta e s. Anna penso si ammassassero
in gruppi le fumose capanne di paglia dei Siculi di
Cassibile ; ed altre, forse quelle dei capi, più in alto
ancora sui Cugni di Passio, ed a Cugno la Mola ('),
donde la vista spazia sovrana siili' ampio mare fino
alle coste di Pachino; il piano sottostante, verso la
spiaggia, come quello sul monte, offriva pascoli e forse
grani ai nostri primitivi, che nelle loro formidabili
posizioni, senza bisogno di opere murarie, stavano,
sentinella avanzata e attenta, a difesa della fitta po-
polazione sparsa nell'altipiano acrense fra l'Anapo ed
il Tellaro, sbarrandone uno degli accessi, e vigilando

(l) La punta più elevata di questo chiamasi anche Cugno
della Muraglia, dai ruderi di un piccolo fortilizio medioevale,
trasformato poi in Telegrafo ottico, ora abbandonato. Qualche
grotta bizantina di abitazione sale fin lassù, e nel declive cir-
costante in mezzo a rottami di tegole notai rari cocci greci
del III-II sec, ma nessuno di Siculi.

il mare, dal quale poteva venire 1' invasione come
la civiltà.

II. Esplorazioni della necropoli.

Dei circa 2000 sepolcri che formano la necropoli
soli 160 vennero sottoposti ad una metodica esplora-
zione; nè deve sorprendere il piccol numero in rap-
porto a quello complessivo, ove si ponga mente che
molte centinaia di essi sono completamente sgomberi
di terra, ed in altri vi è appena un palmo di sottil
materiale di filtrazione recente che nulla può conte-
nere. Dove non mi fu dato estendere le mie ricerche
fu sulla destra del fiume, nei piccoli gruppi sparsi
attorno ai Cugni di Passio. Ma quelli sulla destra,
di gran lunga i più numerosi sono stati esaminati in
modo esauriente, mirando sopratutto a rinvenire se-
polcri nascosti sotto le frane di terra o colle vòlte
crollate da tempo antichissimo.

Nulla ho da dire sulla distribuzione dei sepolcri ;
gli scavatori di essi cercavano sempre i banchi di
roccia più solida e non franosa, e devesi a questa
circostanza che essi sieno stati ripartiti in numerosi
gruppi, i cui estremi distano parecchi chilometri l'uno
dall'altro. Qui mancano le alte roccie verticali come
a Pantalica, ma invece la configurazione del monte
a gradinate conferisce alla necropoli un aspetto non
meno pittoresco; e sepolcri furono ovunque scavati,
dove la roccia presentasse consistenza, sforacchiando
persino le pareti di due grottoni naturali, che pote-
rono bensì servire di abitazioni a genti neolitiche,
non certo ai nostri Siculi dell'aurora dei tempi storici,
pei quali la dimora dei viventi era sempre distinta
ed un po' discosta da quella dei morti. A Cassibile, a di-
versità che a Pantalica, non trovo rappresentati due
momenti diversi e successivi della civiltà sicula; se
la forma rettangolare delle celle prevale sulla elittica,
la unità del materiale così vascolare come metallico
rappresenta la seconda fase della coltura sicula, e
tutto al più una fase un po' più recente di quella di
Pantalica, ma sempre anteriore e distinta dalla terza,
rappresentata in modo tipico dal Pinocchito. In ogni
modo è necessario premettere l'esame dei sepolcri e
del loro contenuto a qualsiasi tentativo di sintesi.

Sep. 3. È formato da tre celle trapezie le cui
porte mettevano sopra un lungo (m. 2,50) canale sco-
 
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