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R'CERCHE ARCHEOLOGICHE CRETESI

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nella quale pure avendosi il tipo usato di Iupiter in
trono, si rivelano le doti di osservazione, la ricerca
della realtà che fanno contrasto colla maniera conven-
zionale, routinière, comune alla maggior parte degli
statuari imperiali greco-romani ('). A quel periodo ed
a questo tipo artistico noi siamo condotti anche con-
siderando l'iscrizione che leggiamo nella fronte del
plinto :

HINoNAAEBAN
APoYAOPoaEI
ZEYSEIToIEI

Z)rjvoùv 'Ahsl-uv-

ÒQOV A<fiQOÓSl

£évg èrcoisi.

Zenone^ figlio di Alessandro, di Afrodisia, fece ;

la quale iscrizione, per la forma delle lettere, non
elegantissime ma tutte apicate, trova molti confronti
nei facsimili di iscrizioni cretesi di età romana, dati
nella raccolta pubblicata recentemente dall' Halbherr,
nel voi. XI dell' American Journal (p. 525 sg.). Chi
sia questo Zenon, figlio di Alessandro, che appare nella
presente iscrizione non ci è altrimenti noto nè per altre
opere conservate, nè per tradizione letteraria, ma è
certo che egli deve aver avuto una certa rinomanza,
o almeno una certa presunzione della sua abilità, se
volle legare il suo nome alla statua littia. Certo si
è che indicandoci la sua patria di origine (notisi la
grafia insolita AcpQoósi^s'vg), egli ci riconduce ad una
scuola abbastanza nota di artisti, a quella di Afrodisia
di Caria, di cui già conosciamo vari maestri, quali
Aristea e Papias, Menestheus, Atticianus, Eutyches,
Q. Iulius Miletus, Chyrillos, Metrodorus, tutti ope-
ranti in Roma verso il primo secolo dell' impero, quali
in statue originali di imperatori e magistrati, quali
dimostrando la loro prodigiosa virtuosità tecnica, ri-
producendo, in difficili materie, originali di arte elle-
nica (2). Così pure ignoriamo affatto quali siano i rap-
porti che intercorrono tra questo Zenone ed il suo

omonimo, Zenone figlio di Attina, pure di Afrodisia
che scolpì la statua del museo Buoncompagni, che
anche raffigura un uomo seduto in posa alquanto dis-
simile da quella della nostra statua. L'iscrizione ha
quindi l'importanza di rivelarci un nuovo membro di
questa tarda scuola dell'Asia minore, sull'opera del
quale tuttavia siamo affatto allo oscuro, ed unitamente
alle due iscrizioni illustrate dal Savignoni di 'Adrjvaìog
JiovvaCov Ildqiog e di ^EiaiSoxog Adrjvcàog (2), en-
trambi in statue gortynie, dimostrano che anche in
Creta accorsero artisti di altre città greche, a rendere
più fastosi i Fori ed i templi delle colonie imperiali.

Quanto poi alla identificazione della statua littia
non abbiamo sufficienti elementi, ma data la posa co-
mune a statue imperiali, possiamo pensare al nome
di alcuno degli imperatori che ebbero per le regioni
orientali dell'impero maggiore predilezione, come
Adriano, se non a Traiano, del quale sull' acropoli di
Lyttos furono rinvenute numerose basi onorarie, in
segno di venerazione e gratitudine (3).

Queste e poche altre traccie di terrazze costrutte
con grossi blocchi di calcare, ma che non si possono
ritenere antiche, sono le sole traccie definite che si
trovano sull' acropoli di Lyttos. Alla distruzione degli
edifici greci e romani di quel luogo deve avere anche
concorso 1' erezione di un (pqovQiov, di età molto avan-
zata e di cui si presentano lassù le rovine. Da quanto
ancora rimane, non è possibile farsi una chiara idea
della dimensione e dell'aspetto del fortilizio: scorgesi
ancora la parte inferiore di una torre circolare, di circa
7 m. di diametro, dal muro di circa 1 m. di spessore,
composta di un emplecton di scheggie di pietra, con
molti mattoni frammentari, immersi nella malta e
rivestiti esternamente da una faccia regolare di scaglie
non molto grandi di pietra, connesse con molta dili-
genza. A questa torre si viene ad attaccare una mu-
raglia, in gran parte distrutta e della stessa struttura,
che si dirige verso sud-est presso alla cappelletta dedi-
cata ad H. Georgios, accanto alla quale sorge un'altra
torre, quasi uguale a quella prima, dalla quale pure
si diparte verso sud-est un altro tronco di muro.

(') Overbeck, Gesckichte der Griechischen Plastik, II4,
p. 596, fig. 234 f. Helbig, op. cit, n. 303. Bernoulli, Rom.
Ikonogr. II. 2, tav. XXIII, p. 5, p. 69.

(2) Brunii, Geschichte der Griech. Kunstler, I, 574.

(!) Helbig, op. cit., n. 860. Loewy, Inschriften griechischen
Bildhauer, n. 365.

(2) Savignoni, Rom. Mittheil. 1890, p. 142.

(3) Halbherr, op. cit, n. 1 e seg.
 
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