Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
611

CAVERNA NATURALE CON AVANZI PREISTORICI

612

numerosi piccoli vasetti, che in tale ipotesi andreb-
bero messi in relazione con le stipi votive trovate a
Satricum e in Roma (') e soprattutto con la suppellet-
tile della grotta del Re Tiberio in provincia di Ra-
venna, che diede anche a centinaia simili vasetti,
spiegati dal Pigorini stesso come stipi votive (2).

Vengo ora ad esporre la mia opinione. Le idee
etnografiche e le teorie di migrazioni di popoli so-
stenute dal prof. Pigorini sono note non solo ai gio-
vani archeologi italiani, che come me hanno studiato
la paletnologia alla sua scuola, o ai più anziani di
cui alcuni lo seguono altri lo combattono, ma univer-
salmente. Consenta però il mio illustre maestro che
io dichiari come, pur rispettandone le opinioni, sono
da vari anni in un ordine d'idee affatto diverso. Io
non credo giovevole alla spiegazione storica dei feno-
meni che ci presenta la nostra civiltà primitiva quella
teoria della migrazione dei terramaricoli nell'Italia
meridionale. Lasciando stare per ora la stazione prei-
storica di Taranto, che potrà esser giudicata quando si
avrà una relazione completa ben corredata di illustra-
zioni, e dato pure che una stazione marittima sia
opera affatto simile alle stazioni valligiane dell'Italia
superiore e media, io non vedo come possa giovare a
quella teoria anche il possibile rinvenimento di vere
terremare valligiane nella bassa Italia, che potrà sempre
contestarsi con molte ragioni essere opera dei padani
migrati verso il sud, anche senza ricorrere alla tesi
opposta di una migrazione verso il nord. Il dissenso
risale più in alto, e ne è forse una delle cause il di-
verso apprezzamento della relazione tra il materiale
delle caverne e quello delle terremare, che a me non
sembra doversi dividere con un taglio così netto come
vuole il Pigorini.

Ma per procedere dal noto all' ignoto e dall' osser-
vazione dei fatti alle induzioni etnografiche, io ri-
tengo che i fatti da me accertati provino la dimora
dell' uomo nella caverna e non la frequenza in essa
come in un luogo di culto. Se vi fosse continuità, il

(!) Posso aggiungere che anche il celebre santuario del-
l'antica Capua, scoperto e barbaramente devastato nel fondo
Patturelli presso Santa Maria, diede numerosi vasetti-miniatura,
parte dei quali è conservata al Museo Campano in Capua.

(2) Cfr. Rendiconti deWAccad. dei Lincei, CI. di Se. Mo-
rali, 1896, voi. V, p. 449 sg.

culto dell'epoca greca e romana potrebbe essere un
forte argomento; ma a stento il materiale grecanico
ci permette risalire al quarto, sia pure al quinto se-
colo avanti Cristo. La interruzione di un millennio,
e secondo me di un periodo anche più lungo, è piut-
tosto, a mio credere, favorevole all' opinione che della
frequenza dell'uomo nell'antro all'età preistorica la
ragione doveva essere diversa che all' età storica.

Abbiamo nella caverna una quantità di oggetti
evidentemente perduti, che accennano alla permanenza
in essa dell'uomo. Certamente non vi si portava il
cibo già preparato, ma si cominciava dal macinare i
cereali, poiché abbiamo numerosi gli avanzi di ma-
cina; poi bisognava preparare e cuocere un primitivo
pane o una primitiva polenta, cuocere le carni degli
animali uccisi e mangiarle; e volendosi mangiare il
pesce del fiume, che è veramente buono anche oggi,
bisognava cominciare dal pescarlo. Tutto ciò esige
una permanenza sul posto di lunghe ore, forse del-
l' intera giornata ; da ciò ad abitare nella grotta non
v' è che un passo.

Anche il rinvenimento di oggetti di rifiuto, come
il pettine o scardasso analogo a quello riprodotto
nella fig. 57, ma a doppia dentatura, prova la dimora
dell'uomo. Ripugna il credere che si venisse apposi-
tamente in una grotta sacra per gettarvi la roba
fuori d' uso.

Ma quella che io credo la prova più certa della
effettiva dimora nell' antro (prova che non si doman-
derebbe in una grotta comune, senza corso d' acqua
nè palafitta) è la fabbricazione dei vasi nel posto
stesso. Io che conosco i luoghi credo assolutamente
impossibile che si trasportassero dal di fuori in quel-
1' antro inaccessibile grandi vasi paragonabili ai dolii
dell' età classica. Ebbi invece occasione di osservare
che il fiume deposita nella parte interna della grotta,
tutta occupata dall' acqua, abbondante ed ottima creta,
già ridotta a pasta manipolabile, ed in tale quantità
che una lunga canna vi affonda, e che non è possi-
bile all'uomo spingersi nell'acqua a guado, poiché
affonderebbe tutto nella creta. Non vedo quindi altra
spiegazione della presenza di quegli enormi vasi se
non la fabbricazione sul posto, dove poi si saranno
fatti cuocere coprendoli interamente di combustibile.
Bastava un leggero strato della stessa argilla, battuta
coi piedi sul pavimento, a proteggere dal fuoco la
 
Annotationen