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DI MONTEFORTINO PRESSO ARCEVIA

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Sotto l'aspetto paletnologia però fu illustrata la
prima volta nel 1880 dal senatore Scarabelli (') che
indicò ed in parte pubblicò, fra gli altri oggetti, fram-
menti di vasi fini e grossolani i quali, per molti rispetti,
ricordavano quelli delle terremare. Fra questi era
un' ansa quadrangolare finiente in due cornetti o meglio
orecchiette quasi di gatto, fra le quali apresi un foro
circolare. Giustamente il senatore Scarabelli 1' aveva
confrontata con anse simili provenienti dalla stazione
del Castellacelo (2) il cui impianto, come attestano le
numerose selci, che, specie negli ultimi periodi delle
scoperte, vi furono raccolte, risaliva al periodo neo-
litico.

Il prof. Pigorini al contrario voleva riportare tale
ansa all'età del ferro (3); ma dopo quanto io stesso ag-
giunsi a conferma delle osservazioni dello Scarabelli,
tale opinione non è più sostenibile, tantopiù che dalla
stessa grotta si ebbero in seguito altre anse cornute
identiche a quelle delle terremare ed altri oggetti
caratteristici di queste stazioni (4).

È ben vero che il prof. Pigorini, non potendo più
contrastare la presenza delle anse cornute nella grotta
di Frasassi, volle spiegarla con la supposizione, che
quei cavernicoli le avessero ricevute dai terramaricoli,
quando questi, al chiudersi dell' età del bronzo, dalla
Valle del Po, per le vie tra i monti, si diressero al-
l' Italia media (5).

Seuonchè non è punto dimostrato che al chiudersi
dell' età del bronzo i terramaricoli siansi dalla Valle
del Po diretti all' Italia media, e meno ancora per
le vie tra i monti, le quali certo non erano quelle
che seguivano i primi popoli nelle loro migrazioni.

Oltracciò non si tratta ora più soltanto della ca-
verna di Frasassi, ma anche dei fondi di capanne
delle Conelle, del Crocifisso, del Ponte del Goro,
della Pieve, dalle quali località si sono raccolte, in

(•) Sugli scavi eseguiti nella caverna di Frasassi, con
due tav. (Memorie d. Acc. d. Lincei, ci. d. se. fis., ser. 3a,
voi. V, p. 78 e seg.). Cfr. Bull, di paletn. ital., anno VI, p. 165.

(2) Stazione preistorica sul Monte Castellaccio, tav. XIII,
nn. 10 e 13 e p. 68, 69.

(3) Bull, di paletn. ital., anno XV, p. 72.

(4) Le anse cornute furono da me pubblicate nelle Notizie
degli Scavi 1893, p. 326. Il prof. Pigorini parlandone due
anni dopo nel Bull, di paletn. ital., anno XXI, p. 113, cosi
si esprime : « Ora è certissimo che nella grotta di Frasassi
s'incontrano realmente oggetti caratteristici delle terremare ».

(5) Bull, di paletn. ital., anno XXI, p. 114.

complesso, già centinaia di anse cornute, ed il cui nu-
mero certamente aumenterà con le scoperte successive.

Dato ciò non è ammissibile che i terramaricoli,
nella loro supposta migrazione, avessero portato seco
migliaia di ciotole con anse lunate o si fossero fer-
mati in qualche sito per fabbricarle e venderle alle
popolazioni che incontravano nel loro passaggio.

Aggiungasi che non si tratterebbe soltanto delle
ciotole con anse speciali, ma di tutto il complesso
delle stoviglie. Perchè anche i vasi grossolani prove-
nienti da Frasassi e dai villaggi dell'Arceviese, hanno
le stesse forme, lo stesso impasto, le stesse anse a
sporgenze orizzontali, gli stessi ornamenti di tuber-
coli, d'impressioni digitali sugli orli e sui cordoni
della superficie, che caratterizzano i vasi grossolani
delle terremare.

Dimodoché, per essere logici, si dovrebbe dire che
anche questi vasi grossolani siano stati importati o
lavorati lassù dai terramaricoli, dai quali e caverni-
coli e capannicoli li avrebbero poi ricevuti. Ma per
accettare tale conclusione bisognerebbe supporre che
e cavernicoli e capannicoli fossero allora del tutto
ignari di ceramica. Il che non è. Al contrario è dimo-
strato da numerose scoperte che tanto gli uni quanto
gli altri, fin dall'età neolitica, lavoravano stoviglie per
molti rispetti simili a quelle che usarono e sviluppa-
rono poi i terramaricoli. E mi basterà ricordare, per le
capanne, le stazioni di Albinea e di Romei nel Reg-
giano, per le caverne quella di Mori nel Trentino e
del Farnè nel Bolognese.

Da Albinea raccolse il Chierici una ciotola con
ansa cilindro-retta (') e da Romei anse cornute, asso-
ciate con oggetti esclusivamente litici (2). Dalla caverna
di Mori, pure dell'età litica, estrasse l'Orsi anse cilin-

(') Bull, di paletn. ital., anno III, tav. I, n. 8. Il Chierici
così la descrive a pag. 9: « 1'8 è l'appendice somigliante ai
« noti cilindri a capocchia, la quale ornava un manico come
« bugnetta ».

(l) Il Chierici, nel Bull, di paletn. ital, anno I, pag. 118,
avea rilevato il fatto notevolissimo con queste parole: « per
ora basti avere stabilito il fatto generale o veramente nuovo
o per certo non ancora osservato nella regione cispadana, che
in una terramara o in un terreno somigliante a terramara, nel
quale si contengono vasi ed anse lunate con altri oggetti co-
muni alle terremare dell'età del bronzo (meno finora questo
metallo) esistono con selci di perfetto lavoro, schegge di pietre
forti anche non silicee, di rozza fattura, ma certamente arti-
ficiate e per la loro abbondanza già d'uso comune ».
 
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