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743

ir. SEPOLCRETO GALLICO

e che in luogo delle semplici e primitive abluzioni
nei fiumi, pur senza possedere apposite terme, aveano
imparato a fare tali bagni al modo dei Greci e degli
Etruschi, dai quali ultimi acquistavano e gli oli ed i
profumi e le strigili.

Due strigili di bronzo si trovarono altresì nel sepol-
creto di Serra S. Quirico, pure dei Galli Senoni ('), e
cinque nel sepolcreto felsineo del predio Benacci, spet-
tante ai Galli Boi, di cui tre erano in tombe di uo-
mini, le altre in tombe di donne (2). Due delle strigili
erano in ferro, il che conferma 1' età più tarda, infìno
a cui ha durato il sepolcreto gallico felsineo in con-
fronto a quello di Montefortino. Parecchie strigili, e
tutte di ferro, contenevano i sepolcri di Ornavasso,
talvolta unite due a due in una medesima tomba (3).

La cura e la nettezza del corpo sono considerati
come criteri di civiltà presso un popolo ; perciò dob-
biamo dire che i Senoni, dappoiché aveano posto stabile
dimora in Italia e specialmente in grazia alle rela-
zioni commerciali con i finitimi Etruschi, venivano
mano a mano ingentilendosi ed appropriandosi vari
elementi costitutivi della civiltà greco-etrusca.

Pettini. — La nettezza della persona si estendeva
anche ai capelli che le donne galliche si riavviavano
con pettinette, di cui due esemplari in osso si rinvennero
nelle ricche tombe n. VII! e XXX bis (tav. Ili, n. 11 e
tav. VII, n. 14). Non doveano mancare pettinette più
modeste, di legno, le quali andarono consunte. L'uso
di pettini di legno nell'antichità è attestato da esem-
plari rinvenuti negli scavi (4). Anche queste pettinette
doveano ricevere le donne galliche dagli Etruschi,
perchè di tipo identico, vale a dire con i denti più
radi da una parte e più fìtti dall'altra, se ne rinvennero
di metallo altresì nelle tombe etnische e mi basterà
citare le due ch'erano in una tomba di Vulci entro la
cista elittica in bronzo, ora nel Museo Gregoriano (5).

Unguentari. — I capelli riavviati con la petti-
netta venivano poi unti ed ammorbiditi con gli oli

0) Notizie degli scavi, 1891, p. 308.

(s) Brizio, Tombe e necropoli galliche della prov. di Bo-
logna, p. 473 (sep. 934) e p. 475 (sep. 953) ; Notizie degli
scavi, 1889, p. 294.

(3) Bianchetti, / sepolcri di Ornavasso, p. 25.

(*) SchOne, Annali dell'Istituto 1866, p. 185.

(5) Braun, Annali Inst. 1855 tav. XVIII, p. 65, Sentine,
Annali Instit. 1866 p. 163 n. 9.

profumati che conservavansi negli alabastra. Di fatti,
parecchi di questi, quali di pasta vitrea variegata, quali
di alabastro, alcuni in forma di anforetta greca ed
altri di veri alabastra (tav. XII, n. 10, 11 e 12) si
rinvennero appunto nelle tombe femminili n. VII, IX,
XX, XXVII, XXXIX, e non v'ha dubbio che anch'essi
sono dovuti al commercio con gli Etruschi.

Di siffatti vasetti, di pasta vitrea variegata, un
solo esemplare si rinvenne nelle tombe galliche di
Bologna ('), che, in confronto con quelle di Montefor-
tino, sono di età più recente. Numerosi esemplari al
contrario ne occorsero in quelle etnische felsinee. Dal
quale fatto si può trarre un nuovo argomento a sostegno
della tesi da me svolta a p. 734, che parecchie delle
tombe etnische di Certosa e di Marzabotto sono con-
temporanee a quelle galliche di Montefortino, vale a
dire duravano ancora nel quarto secolo av. Cristo.

Dopo quest' epoca sembra che abbia cessato il
commercio degli unguentari di pasta vitrea variegata
e di alabastro. Difatti nei sepolcreti di Ornavasso si
rinvennero parecchi unguentari, ma uno solo di essi
era di pasta vitrea (2) e per di più rotto e già in-
completo, quasi avanzo di età remota: tutti gli altri
erano di vetro per lo più bianco, talvolta giallo e
violaceo, oppure di terracotta.

Capocchie di spilloni. — Nelle tombe femminili
di Montefortino occorsero pure con frequenza, collocate
per lo più presso il cranio della defunta (ad es. tombe
n. IX, XII, XX) capocchie sferiche di pasta vitrea,
ornate tutto all' ingiro di tubercoli grossi e piccoli
(tipo tav. VII, n. 4) (3) ed attraversate da fusetti, ora
di ferro, ora di osso (tav. VII, n. 12). Questi spilloni
crinali dimostrano che le donne galliche, dappoiché
dimoravano in Italia, più non portavano i capelli
sciolti e cadenti sulle spalle, come, per convenzione,

(') Brizio, Tombe e necropoli galliche della prov. di Bo-
logna in tav. V, n. 17. Veramente non è uno dei soliti unguen-
tari, ma piuttosto una oinochoe di pasta vitrea, della straordi-
naria altezza di m. 0,17.

(2) Bianchetti, op. cit, tav. XV, n. 15, p. 76.

(3) Capocchie sferiche e coniche di pasta vitrea, molto si-
mili per la grossezza e per gli ornamenti a quella di Montefor-
tino si rinvennero a Marzabotto (Gozzadini, Di ulteriori scoperte
nell'antica necropoli di Marzabotto tav. 15, n. 3), in una tomba
gallica di S. Giuliano Modenese (Crespella™, Oggetti gallo-
celtici del Modenese tav. I fig. 3 p. 8) ed a S. Lucia (Mar-
chesetti. Scavi nella necropoli di S. Lucia presso Tolmino,
tav. XXIX, n. 8).

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