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35 LA SITUliA ITA

N. 1590, collana formata di piccolissime pallottole
di smalto alternate con altre di ambra e cerchietti di
lamina di bronzo rivestiti di foglie d'oro.

N. 1584-1585, due lunghi perni di bronzo, uno
de' quali ben conservato (tav. V, fìg. 45) porta presso
a un'estremità una sferetta fatta di due piccoli gusci
semicircolari di lamina di bronzo, framezzo a cui è in-
serito un disco d'osso. La parte rimanente del pernio
è tutta rivestita di cilindretti d'osso con incisioni a
occhi di dado. Sono ornamenti crinali e possono riscon-
trarsi ad esemplari dei sepolcreti bolognesi del tipo di
Villanova e specialmente del sepolcreto Arnoaldi (').

Compievano l'arredo della tomba:

N. 1588 (tav. V, fig. 39), coltello a lama di ferro
con impugnatura di bronzo falcata nell'estremità su-
periore. Somiglia per il tipo, sebbene diverso per la
sagoma dell'elsa, a quello della tomba n. 109 della
Palazzina Capodaglio (tav. V, fìg. 40), a proposito del
quale instituiremo i debiti riscontri.

N. 1589, ascia di ferro guasta assai dall'ossido e
irriconoscibile.

La tomba 72 è decisamente del terzo periodo : lo
dimostra in principal modo il tipo degli ossuari, delle
coppe, gli uni e le altre dipinti a zone rosse e nere
divise da cordoni. Ma, mentre taluni tipi di fìbule
(a navicella, a dischi d'ambra) e la collana a pic-
cole perle di smalto richiamano ancora il secondo pe-
riodo, in questa tomba mancano d'altra parte oggetti,
che si possano raccostare all'età della Certosa di Bo-
logna. Le stesse fibule serpeggianti con ciondoli e
rosette, che sono abbastanza comuni nel terzo periodo,
rispondono sempre a fibule del sepolcreto Arnoaldi (-),
non già della Certosa (3).

La fibula comune, costante della Certosa con bot-
toncino posto all'estremità della staffa, non è ancora

(') (lozzadini, Intorno agli scavi Arnoaldi, tav. XII, fìg. 1,4.

(2) Cfr. Gozzadini, Scavi Arnoaldi, tav. XIII, fig. 1, 5, 6,
8; p. 8t, 85. Montelius, op. cit., p. I, s. B, tav. 82, fig. 4, 8, 9.

(3) Affatto isolate sono nella Certosa una fibula serpeggiante
semplice (Zannoni, Gli scavi della Certosa, tav. 136, fìg. 6) e
due serpeggianti con ciondoli, queste ultime d'argento (Zan-
noni, op. cit., tav. CV, fig. 2 = Montelius, La civilis., p. I,
s. B, tav. 102, fig. 1); a proposito de' quali tipi eccezionalis-
simi cfr. le osservazioni del Brizio, Atti e Memorie della De-
putaz. di Storia Patria per le Romagne, s. III, v. Ili (1885),
p. 191 e segg.

,ICA PRIMITIVA 36

rappresentata qui, mentre diventa in altre tombe fre-
quentissima.

Cotesta assenza di elementi della civiltà etnisca
bolognese nella nostra tomba, come in altre non po-
che del terzo periodo di Esto, dimostra che la in-
fluenza di quella civiltà sull'atestina non è incomin-
ciata sino dagli esordi del terzo periodo, ma alquanto
più tardi, durante il pieno processo di esso. Potreb-
besi opporre a questo giudizio che, anche quando av-
venne il contatto fra le due civiltà, etnisca e veneta,
gli elementi della prima non si diffondessero per av-
ventura subito così largamente nella seconda da dover
apparire sempre, senza eccezione, in tutte le tombe ap-
partenenti all'età, nella quale il contatto era già avve-
nuto. E veramente l'obbiezione non sarebbe al tutto de-
stituita di base. Così ammettiamo in massima anche noi
che, se in una tomba estense appartenente in modo
deciso al terzo periodo mancano oggetti, che richia-
mino quelli della Certosa, non si può dire sempre
con assoluta certezza che quella tomba è anteriore
alle relazioni sopra indicate fra la cultura veneta e
l'etnisca.

Tuttavia gli studi lunghi e reiterati delle tombe
di Este ci hanno parsuaso che, allorché dalla regione
etnisca circumpadana vennero nel Veneto introdotti
nuovi tipi e nuove forme, queste ebbero in verità una
larghissima ed estesissima applicazione, tanto che ta-
luni di codesti tipi, ad esempio le fibule, diventa-
rono comuni e proprio caratteristici negli arredi sepol-
crali. Di guisa che, se noi abbiamo sotto gli occhi una
tomba atustiua del terzo periodo, ricca di arredi, come
quella di Villa Benvenuti contenente il coperchio figu-
rato, ove manca qualsiasi tipo, che accenni alla ci-
viltà della Certosa, e vi ritroviamo invece elementi
molteplici, che richiamano 1' arcaica civiltà locale, e
si raunodano ancora direttamente coi prodotti propri
delle tombe del secondo periodo; noi abbiamo, ci
pare, ogni ragione per ascrivere quella tomba ad una
fase prima del terzo periodo, nel quale l'influsso della
Etruria non si era peranco manifestato o almeno non
si era ancora esteso così da far cadere in disuso,
come accadde poco dopo, molti dei prodotti delle
primitive industrie del paese.
 
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