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ìj\ SITULA ITALICA PRIMITIVA

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del ventre è disseminato di punti impressi, mentre il
secondo ha di simili punti sparso tutto intero il corpo,
eccetto le gambe. Neil' altra lamina (fig. 37), il cui
margine sinistro inchiodato sull' orlo destro della pre-
cedente ne nasconde un lembo con 1' estrema parte
deretana del terzo cavallo, sono incisi altri due ca-
valli, il primo (a sin.) corrispondente al secondo della
parte precedente, il secondo al primo ed al terzo per
il modo come sono distribuiti i punti impressi.

Queste figure di cavalli non ci si presentano per
la prima volta. Già un cavallo ricorre nella parte
episodica della situla Benvenuti A, combinato con
figure d' uomini, di cui l'uno seduto lo regge per la
briglia, mentre uno di dietro gli alza una delle
gambe posteriori ('). Ma cavalli isolati abbiamo ve-
duto disposti in fila nella guaina estense della Casa
di Ricovero (fig. 32) modellati con più plasticità
di questi dell' elmo. Ne abbiamo anche veduti nella
situla L (tav. IV) assai somiglianti per la struttura a
quelli dell'elmo, col corpo esile ed allungato, con l'iden-
tica disposizione delle gambe: diversi solo da essi per le
forme più stilizzate, per l'aggiunta delle ali e per la
coda attorcigliata in su. Ma, se noi troviamo rimosso
l'elemento fantastico da queste cinque figure di cavalli
dell'elmo d'Oppeano, tale elemento ci appare nella
sesta figura, che rappresenta un Centauro alato (-),
quasi perfettamente affine al Centauro della situla A
(fig- 2).

Questo Centauro è espresso in atto di protendere
la mano destra verso il cavallo, che gli va dinanzi,
e a cui sembra atferrare la coda. È un atto insigni-
ficante, come quello del Centauro della situla, espresso
in atto di stendere il braccio verso un uccello rapace,
che gli sta davanti e la cui coda è raggiunta dal-
l' arma, che il Centauro impugna. Come il Centauro
della situla, anche questo ha il lungo corpo di ca-
vallo, al quale, smozzato verticalmente presso le gambe
anteriori, è appiccicato un intero corpo umano. L' ala
attorta in su è identica in ambedue le figure : quella
dell' elmo manca solo della rappresentazione di un

(l) La scena è interpretata dall' Hoernes come probatio
equorum. Cfr. Veneand'lungen der 42 Philologenversammlung,
p. 303.

(s) Non so perchè 1' Hoernes, Urgesch. der Kunst, p. 655,
n. 3, dia alla figura il nome di Sfinge, che evidentemente non
le conviene.

braccio e del perizoma intorno ai lombi, sebbene due
striscie sembrino accennare a una cintura.

Topograficamente l'elmo di Oppeano e il gruppo
degli oggetti trovati nello stesso comune, sebbene in
una separata località, rientrano nell' ambito della re-
gione veneta; ma vengono a trovarsi in sul confine
di essa con la regione transpadana occidentale, allo
stesso modo dei gruppi d'Isola della Scala, di Breo-
nio e di Rivoli, che dettero situle affini alle estensi ('),
e ai quali è ora da aggiungere la suppellettile rac-
colta nel sepolcreto di Baldaria presso Cologna Ve-
neta (s). Così fra gli oggetti di Oppeano, come fra
quelli di Baldaria, fra mezzo a molti elementi della
civiltà di Este, ne ritroviamo taluni propri della ci-
viltà di Golasecca (3), appunto per essere le due
località del Veronese finitime al territorio, ove quella
civiltà ebbe sede.

La scoperta dell' insigne cimelio di bronzo nella
detta zona di confine viene molto a proposito per
dimostrare l'irradiazione occidentale dell' arte decora-
tiva delle situle.

CAPITOLO V.

L'ornamentazione zooniorfica delle situle
fuori del Veneto.

§ 1. Gruppo transpadano occidentale. Le situle di
Tresso e di Sesto Calende. Il coperchio di Gran-
date. La coppa di Castelletto Ticino.

Procedendo nella direzione occidentale e passando
nella Lombardia, noi ritroviamo quattro bronzi, i quali
ci danno a vedere, sebbene per la più parte trasfor-
mati e imbastarditi, i concetti decorativi delle situle di
Este. Alludo alle due situle di Trezzo e di Sesto
Calende, al coperchio di situla di Grandate, alla
coppa di Castelletto Ticino.

(>) Cfr. parte I, col. 179; parie II, col. 36-37.

(*) Ghirardini, Bull, di paletti., XIII (1897), p. 122-147.

(3) Ibid. Cfr. specialmente p. 146.
 
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