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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

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Mariani, Lucio: Aufidena: ricerche storiche ed archeologiche nel sannio settentrionale
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https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0133

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253

AUFIDENA

254

VI.

Castel di Sangro.

Tra i dintorni di Alfedena nessun' altra località
presenta una configurazione naturale tanto caratteri-
ristica quanto Castel di Sangro (v. tav. XIV A e
tav. XV, Veduta e pianta di C. di S.).

A meno di cinque miglia a nord-est di Alfedena
in linea retta termina la pianura, e il fiume è co-
stretto a girare la roccia su cui siede Castel di Sangro
e riprendere la sua via incassata nelle montagne verso
Trebula (Quadri) (') e l'Adriatico. La roccia di Ca-
stello, posta al confluente della Zittola (2) col Sangro,
si avanza come un promontorio nella vallata e rag-
giunge un'altezza di m. 1009 con pendio meno ripido
a sud-est e scosceso a nord-ovest. Veduto da Alfedena,
il profilo bizzarro ed imponente sembra come d'un im-
menso leone adagiato a guardia della vallata, di cui
anche strategicamente può chiamarsi la porta orientale.
V è infatti da credere che gli abitatori della grande
città da noi descritta, possessori dei campi della val-
lata adiacenti alla loro necropoli, cercassero difendere
il loro territorio con una fortezza piantata su quella
roccia, altrimenti il dominio sulla vallata sarebbe
stato precario ed una città, senza i campi del piano,
non avrebbe potuto vivere del solo raccolto delle brulle
pendici delle colline. E che lo stato di cose in epoca
antica fosse quale io lo immagino, è dimostrato dalla
esistenza di ruderi sopra la roccia di Castel di Sangro,
ruderi che non solo appartengono al castello medievale
dei Duchi di Sangro (3) ma risalgono ad epoca pre-

romana. Esistono infatti, a due terzi circa dell'altezza
parecchi tratti di mura ciclopiche dello stesso tipo di
quelle della città e della fortezza descritte (fig. 9 e
tav. XIV A, B) (') ; la grandezza dei blocchi è in queste
mura di Castello alquanto maggiore. I muri conservati
sono specialmente nel versante nord, per circa m. 70
di lunghezza e m. 3 di altezza, in due tratti che
formano fra loro un angolo ottuso, poi per circa 30 m.
se ne seguono le tracce in continuazione ; quindi per
un tratto di 25 m. si va dietro una torre medievale,
vengono infine 12 m. abbastanza conservati e più in
là un altro tratto di 8 m. Questa muraglia discende
verso la pendice, come può vedersi chiaramente nella
nostra tav. XIV B. Altri tratti di muro sono sulle
pendici sud (fig. 10). Nè l'una, nè l'altra muraglia
mi paiono appartenere ad un recinto e sono piuttosto
(ivaXrj^ncaa, o meglio sostegni della strada che
conduceva alla fortezza, strada la quale per un tratto
a sud è ancora la stessa che presentemente è in uso.
Tuttavia si può supporre, a somiglianza di casi ana-
loghi, che la natura rocciosa del terreno fosse consi-
derata sufficiente per la difesa e solo aiutata da tagli
artificiali a picco. Può darsi anche che le mura siano
rovinate, specialmente a causa del castello sovrap-
postosi ad esse nel medio evo (v. tav. XIV A). In tal
caso lo spazio occupato dall'antica fortezza corrispon-
derebbe all' area del castello, infatti, la cima della
roccia che è meno scoscesa e perciò più praticabile,
per quanto ora alterata dalle costruzioni medievali,
dalla chiesetta e dalle tombe del moderno cimitero
di Castel di Sangro, presenta un aspetto alquanto spia-
nato e certo artificialmente.

(!) C. I. L. IX, p. 262.

(*) La Zittola è un emissario del cosidetto Pantano di
Montenero, un antico lago, perciò anticamente doveva essere
un fiume assai più ricco d'acque.

(3) Storia del castello: Fu edificato nel IX secolo da Be-
rardo Franco disceso in Italia con Ugo suo congiunto (cfr. Si-
gonio, De Regno Italiae, Francof. 1591, p. 103 e segg. ; Cam-
panile, Storia della famiglia Sangro), dal quale Berardo o
Bernardo, primo re d'Italia, nepote di Carlo Magno, si face-
vano discendere i Conli de' Marsi (cfr. Gregorovius, Storia di
Roma1, IV, p. 24, nota 1; Phoebonius, Iiistoriae Marsorum,
Nap. 1078, lib. I, p. 54; Corsignani, Reggia Marsicana, Napoli
1737, 1. II, p. 262). Nell'XI sec. sono nominati un Odorisio de
Borrelli, conte di Castel di Sangro (Gattola, Antichi monum.
cassinesi del sec. V, p. 228) e un Oderisio suo figlio (cfr. Paolo
Diac, cap. 1°, IV, c. 9). Sotto i Normanni passò al principato

di Capua; e per servigi militari l'ebbe il conte Simone, figlio
di l'odino, insieme con altre castella, tra cui Alfedena, Bar-
rea, ecc. Nel 1229 tornò alla famiglia di Sangro ; nel 1239 era
conte Rainaldo di Sangro, spogliato da Carlo d'Angiò ; poi venne
riconquistato; subì altre vicende, passò agli Spagnoli. Nel 1744
Carlo III con un diploma dichiarò città Castel di Sangro.
(Cfr. Dorolea, Regno delle Due Sicilie, voi. XVI, p. 1 segg.;
v. anche Romanelli, Scoverte patrie di città distrutte nella
Frentania, p. 337 e segg., il quale cita anche un ms. del Poi-
lidori Antiquitates Frentanae, De castro Sari, da lui posse-
duto, II, p. 492, nota 1.

(') Le mura di Castel di Sangro, invano cercato dal Go-
rhardt e dall' Ambrosch (Bull. Ist. 1829, pp. 78, 81, nota 19)
furono viste dal Mancini (Giornale degli Scavi di Pompei,
1878, p. 49), il quale peraltro erra nel credere che costituiscano
due cinte concentriche.
 
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