Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 10.1901

DOI Artikel:
Mariani, Lucio: Aufidena: ricerche storiche ed archeologiche nel sannio settentrionale
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9303#0205

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
397

AUF1DENA

398

entro limiti precisi la cronologia relativa delle anti-
chità che abbiamo descritto. Innanzi tutto esaminiamo
il materiale nel suo complesso, vedremo poi se nella
necropoli stessa si possano distinguere vari periodi.

In generale, la nostra necropoli deve appartenere
ad un periodo abbastanza avanzato dell' età del ferro.
Questo metallo è di uso generale nelle armi e molto
usato anche per gli ornamenti, doveva quindi essere
prevalente nella vita di questo popolo ; e perciò dob-
biamo attribuire la necropoli ad un periodo posteriore
alla prima età del ferro, in cui questo metallo non
è ancora entrato noli' uso comune. Conferma questa
assegnazione di età il rito funebre che è l'inumazione
in fosse, rito che in Italia apparo dopo quello delle
tombe a pozzo ad incinerazione. E vero però che tale
criterio cronologico non avrebbe molto valore per un
paese per tanti rapporti affine al Piceno, ove il rito
dell'incinerazione si è notato solo sporadicamente (') e
non è il rito nazionale, e dove anche nell' età del
bronzo, si è usata l'inumazione (ì). Senonchè in que-
sta inumazione più antica nel Piceno, ove la riscon-
triamo, p. e. a Novilara, ad Offida ecc. è secondo il
rito » iberico » col cadavere accoccolato o adagiato
colle gambe ripiegate. Di questa posizione del cada-
davere non abbiamo nessun esempio, non solo in Al-
fedena, ma in tutta la regione contigua (3). Anzi, per
analogia con alcuno scoperte avvenute nell' Italia me-
ridionale (4) non si può escludere la possibilità che

(') P. e. ad OHiila e Novilara, v. p. 389, nota 5.

(2) Concozio Rosa, esploratore esatto e colto, asserisce che
i Piceni non hanno mai incinerato i loro cadaveri; cfr. Due ne-
cropoli della prima epoca del ferro, p. 8. Se un argomento ne-
gativo di tal fatta non potesse essere rovesciato da un mo-
mento all'altro da nuove scoperte, io inclinerei a credere che
nella regione orientale d'Italia abbia persistito la civiltà eneo-
litica, mentre nel nord e nell'occidente si svolgeva quella del
bronzo e che soltanto alcuni oggetti siano penetrati noli' uso,
senza modificare i riti e le costumanze. Infatti nella valle della
Vibrata si trovano in fondi di capanne, vasi decorati in siile
eneolitico, insieme ad anse cornute, cilindriche e ad ascia; ed
ascie eneolitiche insieme all'ascia a margini rialzati, pugnali
eneolitici e pugnali del tipo delle terremare. V. esemplari nel
Museo preistorico in Roma.

(3) Tranne il caso già citato di Herdonia, v. p. 384.

(') Attendiamo ansiosamente la pubblicazione della « terra-
mara » di Taranto scoperta dall'amico dott. Quintino Quagliati
(v. Pigorini, in Bull. Pai. hai. XXVI, 1900, p. 15 segg.) per
poter giudicare se si tratti della presenza fuio in quel lembo
estremo della civiltà delle terremare o di stazione sicula del-

ibila prima età del ferro anche nella regione Peligno-
Sannitica si sia usato il rito « italico « dell' incinera-
zione ('). Ciò è provato anche da alcuni esempi spo-
radici di incinerazione in necropoli affini alla nostra (2)
e dall' esistenza di qualche esempio, per quanto dubbio,
di tombe ad incinerazione nel Piceno meridionale (3).

Uno dei criteri per stabilire la cronologia di uno
strato archeologico in Italia è quello di servirsi dei
vasi di importazione, la cronologia dei vasi greci es-
sendo ormai stabilità con sufficiente certezza; ma nella
nostra necropoli questo criterio poco ci può servire,
perchè abbiamo notato l'assenza totale dei vasi greci
di argilla figulina. In loro vece abbiamo notato alcuni
vasi di bronzo che possiamo attribuire al periodo fra
il VII e il V sec. a. C. (')• E parimenti alcune forme
di vasi greci sia in metallo, sia in ceramica, che hanno
influenzato le formo dei vasi locali, risalgono allo

l'età del bronzo, come un altro carissimo amico mio asserisce.
Noto tuttavia che qualche altro accenno a palafitte nell' Italia
meridionale di già lo abbiamo; il De Biasio dice averne sco-
perta una al Monte Venere in provincia di Benevento. Il ma-
teriale, a quanto mi è stato riferito, conteneva alcuni bicchieri
a tromba di tipo siculo-ispano, proprio della prima età del ferro,
insieme ad oggetti di pietra. Io non mi maraviglierei di tro-
vare nel mezz giorno materiale diverso che nel nord ed anche
oggetti che pel loro tipo sembrano più recenti, al sud possono
essere più antichi.

Lo stesso De Biasio cita un esempio di « incinerazione
imperfetta » (?). La tomba, rinvenute a Prete S. Angelo in pro-
vincia di Benevento {Un sepolcro dell'età del bronzo in pro-
vincia di Benevento, estr. dalla Rivista di scienze naturali,
Siena, a. XI, 1891, fase. 4°) era a lastroni e conteneva una
lancia di bronzo a foglia di limone ed un orciuolo ad un ma-
nico, di forma tutt'altro che terramaricola, e piuttosto sicula.
Cfr. Patroni, Ceramica d. Rai. Merid. p. C, figg. 1, 2. Altro
esempio d'inccnerazione nell'Italia meridionale, sarebbero alcune
tombe recentemente scoperte dal Ridola nel Materano, delle
quali fra poco pubblicherà l'illustrazione il Quagliati nelle
Notizie degli Scavi. Altre tombe ad incinerazione mi disse
aver scoperto il Patroni ad Atena Lucana. Si vengono insomma
colmando le lacune, ed è prudente mantenersi in un certo ri-
serbo nel trarre le conclusioni.

(') V. pag. 378. Indizio di inumazione nell'ultima età del
bronzo o prima età del ferro sembra invece che siano le tombe
marsiche del Fucino.

(2) Prescindendo dalle tombe greche e dai casi dubbi, v. a
Suessula; e ad Alife, al Mordillo pp. 380, 382, 385.

(3) V. p. 389, nota 5. Secondo l'amico prof. G. A. Co-
lini, sarebbero un indizio di una preesistente incinerazione al-
cuni vasi accessori che hanno la stessa forma di quelli che nel
Piceno settentrionale servono da ossuari, v. esempi nel Museo
Preistorico in Roma, provenienti da Spinetoli, cfr. Novilara,
op. cit. tav. XIII, 2, 4, 7.

(*) V. Cap. X, p. 297 segg.
 
Annotationen