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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0098

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MONUMENTI PRIMITIVI

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pugnature, talora fuse d' un sol pezzo colla lama, con
quelle di alcuni pugnali rinvenuti a Castione, i quali
appartengono ad un tipo comune nell' Italia durante
l'età del bronzo (*) ; cosicché io non credo che ciò in-
dichi relazioni fra la civiltà sarda e quella dei terra-
maricoli; immanicature alquanto più simili benché
eseguite con diverse materie, si ritrovarono nelle pa-
lafitte svizzere ad Halle e Meinigen (2) ; ma gli esem-
plari che più probabilmente si ricollegano ai sardi
sono quelli dell'Oriente, rappresentati nei bassorilievi
di lasilikaia, di Euyuk e di Persepoli (3). Si potrebbe
invero opporre a tali raffronti, che nei bassorilievi ci-
tati le impugnature sono fisse a lame di spade, ma
anche in Sardegna una di esse, di proporzioni natu-
ralmente maggiori, servì certamente di elsa ad uno
stocco tipo Abini (tav. XV, fig. 29).

Il pugnale rinvenuto vicino ad un nuraghe di
Oliena (fig. 82), fuso tutto d'un pezzo, è simile ad
un esemplare di Aritzo (4) ; comunemente si ritrova
riprodotto in piccolo (tav. XVII, fig. 9) a scopo sim-
bolico, o meglio ornamentale ; ed è pure assai di fre-
quente rappresentato nei bronzi sardi che riproducono
delle figurine maschili (cfr. ad esemp. tav. X, fig. 6),
te quali sogliono portarlo sul petto appeso ad una
bandoliera (5). Che io mi sappia pugnali di questa
forma non si rinvennero mai fuori della Sardegna,
onde sembrano di un tipo assolutamente proprio del-
l' isola. Una lama di daga di incerta località, alquanto
singolare per la forma del codolo, è quella riprodotta
nella tav. XVII, fig. 20 ; un esemplare simile si rin-
venne nella Dora Eiparia (6), un altro provvisto del-
l' impugnatura in avorio, proviene dall' Egitto (7).

(*) Gastaldi, Nuovi cenni, tav. IV, fig. 15.

(*) Montelius, Chronologie, p. 100, fig. 272 e 274. Questi
esemplari mancano del foro obliquo al capo che invece si ri-
trova in spilloni della Danimarca; Muller, Sistème préhist. du
Danemark, pi. XIV, fig. 240, 243, e della Svezia; Montelius,
op. cit., p. 116, fig. 286.

(3) Texier, UArménie, la Pèrse, etc, II, pi. 101, 104, 110;
Terrot e Chipiex, Ilist. de l'art, II, p. 630, fig. 308. Identici poi
al pugnale sardo entro la sua guaina, riprodotto simbolicamente
da un bronzo di Forraxi Nioi, sono i pugnali rappresentati nei
bassorilievi figurati dal Texier, op. cit., p. 114 e 114bis.

(4) Pais, Bull, archeol. Sardo, 1884, p. 125.

(5) Cara, Cenno, tav. F, e p. 24 e seg.

(6) Gastaldi, Iconografia di alcuni oggetti di alta anti-
chità, p. 21, tav. VIII, fig. 3.

C) Kemble, Horae ferales, pi. VII, fig. 2 e 3; Montelius
nei Congrès inter. d'anthrop. et d'arch. préhist., 1874, II,
p. 918, e fig. 69.

Il pugnale a lama piatta con linguetta incavata
alla base, ebbe in Sardegna un ultimo sviluppo nelle
grandi lame di spada di Abini (') (tav. XVII, fig. G).
Lame simili, talora carenate, come del resto lo sono
quelle di alcuni pugnali di tate tipo, provengono dalla
terramara di Castione in Italia (2), da Villeneuve
S. Georges sulla Senna (3), da Thapsos presso Sira-
cusa (4), e da Rafadali presso Palermo (5) ; siccome
poi questi vari esemplari debbono riferirsi all'età del
bronzo, è possibile che ad essa risalga in Sardegna
la introduzione di tate tipo. Se questa supposizione
coglie nel vero, la lama di Abini potrebbe dimostrare
la persistenza di quella forma nell' età del ferro.

Altre spade sarde hanno la lama carenata, che ad
un terzo circa della lunghezza si allarga e si restringe
quindi di nuovo per riallargarsi verso il codolo, il quale
peraltro, non sembra avesse, come di consueto nelle
spade di tale forma, i fianchi ribattuti per meglio
innestarvi le guancie dell' impugnatura. Due di queste
lame, conservate nel Museo di Cagliari, provengono
da incerta località dell'Ogliastra (tav. XVII, fig. 1
e 4), una poi è decorata per un quarto circa della
sua lunghezza con due linee parallele di rozze vir-
gole, incise ai lati della costola centrale (tav. XVII,
fig. 1). Esse appartengono certamente al periodo me-
tallurgico del quale ci occupiamo, essendo riprodotte
in alcune figurine sarde (cfr. tav. X, fig. 1 e 6), che
debbono riferirsi alla stessa epoca dei bronzi di Abini
e Valenza.

Lame simili o con leggerissime varianti, di poca
importanza per la questione che ci occupa, proven-
gono da strati terramaricoli, cioè dalle tombe di Po-
vegliano Veronese, nella valle del Po, e da altre del-
l' Italia centrale (6) ; se ne ritrovarono inoltre nelle

(1) Cfr. anche Matériaux, 1882-83, p. 207.

(2) Bull, di Paletn. ital, 1882, p. 82, tav. III, fig. 18.

(3) Mortillet, Mus. préhist., pi. LXXXII, fig. 919.

(4) Orsi, Mon. dei Lincei, VI. p. 42, fig. 31; esemplare
carenato.

(5) Bull, di Paletn. ital, 1897, p. 11, fig. 2.

(6) Colini in Bull, di Paletn. ital, 1900, p. 144 e tav. VIII,
fig. 1 e 4 esemplare con prolungamento del codolo da inse-
rirsi nel pomo dell'elsa, che si osserva anche in altri che ci-
teremo in seguito. Giustamente il Colini distingue queste due
forme, le quali per altro a mio parere sono varietà di un
medesimo tipo, che, almeno a giudicare dalle notizie di scavo
sino ad oggi conosciute a loro riguardo, sembrano contem-
poranee ; e probabilmente derivano da un centro unico di fab-
bricazione, identica essendo la tecnica ed in certi casi anche
 
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