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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 11.1901

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi della Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9304#0106

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.199

MONUMENTI PRIMITIVI

200

quale erano uniti in modo stabile, passavano ai lati
del collo e raggiungevano poi dietro la schiena la
fascia trasversa del pettorale nei punti segnati A,A',
nella unita figura.

Evidentemente gli spallacci dovevano trattenere
la corazza al suo posto impedendogli di discendere lungo
il corpo oltre la misura voluta; essi però terminano
sull'anello dorsale superiore visibile nella fototipia
(tav. IX), cosicché non è certo se anche da questo lato
come sul davanti fossero cuciti stabilmente alla fascia
del pettorale, o se vi si ricollegassero con dei lega-
menti o dei ganci, la prima ipotesi però è la più pro-
babile ; certo poi la corazza dovette infilarsi dall' alto,
salvo ad agganciarsi dietro la schiena nel caso che le
giunture tra le estremità posteriori degli spallacci e
la fascia dorsale fossero state mobili.

Fig. 107 1:2. — Gambale destro indossato dalla figurina del
Eirkeriano imaginato disteso su di un piano (dis. dell'autore).

Riguardo ai due anelli fissi rispettivamente agli
spallacci ed alla fascia trasversa del pettorale, nell' ori-
ginale imitato non dovevano essere di metallo, ma della
stessa stoffa colla quale era fatta la corazza, essendo
uno di essi ugualmente ornato di striature ; inoltre è
certo che facevano parte od almeno erano fissi a que-
sto indumento e forse dovevano servire a tenere qualche
parte dell'armamento, nel qual caso imiterebbero i rite-
gni ai quali questi guerrieri, come mostrano altre figu-
rine, assicuravano gli scudi, solendo durante le marce
portarli appesi appunto dietro le spalle; più proba-
bilmente ancora poterono rappresentare delle cinghie
destinate a trattenere i giavellotti o le faretre colle
freccie; non posso peraltro escludere assolutamente che
avessero lo scopo di tenere la figurina sia sospesa, sia
fissa a qualche parete o sostegno verticale ; quest' ul-
tima ipotesi però mi sembra poco probabile.

È possibile che il soggetto imitato dall' artista in-
dossasse dei pantaloni attillati; le gambe poi sono
protette da uose, una delle quali è riprodotta schema-
ticamente dalla figura 107. Dovevano essere fatte con

roba pieghevole, ma diversa da quella del pettorale,
essendo liscia la superficie del bronzo che le riproduce.
Consistevano in pezzi rettangolari di stoffa muniti
di una difesa ellittica in corrispondenza dello stinco :
trattenuta aderente alla gamba mediante due alette le
quali dopo di avere avviluppato il polpaccio venivano
a sovrapporsi nella parte interna della gamba all' altro
lembo della uosa, al quale ciascuna aletta si assicu-
rava mediante una specie di gancio troppo sommaria-
mente riprodotto nel bronzo sardo. 1 piedi sono nudi.

Colla mano sinistra il guerriero impugna la mani-
glia fissata sulla faccia interna dello scudo ed insieme
tre stiletti, i quali colle teste e colle punte sorpassano
la circonferenza dello scudo stesso che è rotondo, ed ha
la faccia esterna rivestita all' intorno da tre lati con
altrettente piastre circolari ; un umbone sporge dal suo
centro. Neil' originale le piastre dovevano essere trat-
tenute da chiodi o da spranghette metalliche ribattute
alle estremità, delle quali è riprodotta in questo bronzo
la capocchia, onde è evidente che lo scheletro dello
scudo non doveva essere metallico, ma in legno o in
intreccio o forse anche in cuoio, rivestito poi di me-
tallo come gli scudi omerici. Nel lato non difeso dalle
lamine, si osserva una specie di banda decorata con
solchi paralleli, comune in tali scudi, ma d'ignota desti-
nazione. La mano destra impugnava una spada di cui
non è rimasto che il manico forato nell' interno per
l'inserzione della lama, la quale perciò doveva essere
stata fusa a parte. Sopra la scapola destra tra la spal-
lina ed il pettorale si nota un rilievo, nel quale il
confronto colle analoghe figurine di Uta, fa riconoscere
la parte superiore dell' impugnatura di uno di quei
coltelli o pugnali così caratteristici dei guerrieri sardi.

I primi a pubblicare l'interessante figura furono il
Barthélemy ed il Winkelmann ('), dal quale appren-
diamo che allora portava già infissa all'occhiello supe-
riore l'asta di una specie di carretto (fig. 108), mentre
sulle corna del copricapo era trattenuto alla meglio
il corbello riprodotto dalla fig. 109, oggetti questi
fusi amendue a parte ed indipendenti dalla figura.
Credette il Winkelmann di poterne dedurre che i
soldati sardi portassero le loro provviste in un cesto,

(') Barthélemy nelle Jl/ém. de VAcad. des Inscriptions,
XXVIII, p. 579; Winkelmann, Geschichte der Kunst des Al-
terthums, 1776, I, p. 218.
 
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