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SCOPERTI AD HAGHIA TRIADA PRESSO PIIAESTOS

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assimilate, dovevano avvenire con non minore fre-
quenza e con maggiore ferocia. In questo caso non
sarà forse troppo azzardato di vedere nella rappre-
sentanza del vaso di Haghia Triada il ritorno fe-
stante da una di queste razzìe, capitanata dal prin-
cipe di Phaestos in persona.

§ 4. — Le iscrizioni.

(Tav. IV).

Gli strati più superficiali della trincea centrale e
dei pozzi vicini contenevano dei resti di suppellettile
comune, fra cui vari utensili di bronzo, che per la loro
natura non possono avere appartenuto nè al corredo
della sala, nè a quello delle stanze d' abitazione del
piano superiore. Essi devono provenire dal franamento
della seconda terrazza o dai rimescolamenti avvenuti
nel terreno della spianata.

A 1 m. circa di profondità dal livello del campo,
apparvero le prime tracce di materiale iscritto, con-
sistenti in due tavolette intiere e ben conservate, una
in due pezzi e molto danneggiata, due piccoli fram-
menti e cinque rotelline o targhette circolari.

La relativa larghezza dell' area, su cui furono rac-
colti questi resti, lascia in dubbio, se anch' essi si deb-
bano considerare come materiale disperso e prove-
niente da diversi punti del palazzo, oppure se appar-
tengano tutti a un deposito determinato, che in tal
caso potrebbe essere la stanza dei sigilli, di cui parle-
remo più in là.

Tanto le tavolette rettangolari che le rotelline
sono di argilla molto fina impastata colle mani e
non sempre spianata colla stecca, poiché alla super-
ficie di alcune si vedono ben marcate le impronte del-
l' epidermide delle dita. Le targhette discoidali mo-
strano le due superfici leggermente incavate dalla pres-
sione del pollice e dell' indice. Come quella scoperta
1' anno scorso nella reggia, le tavolette e le rotelle di
Haghia Triada sono cotte al fuoco, e non a caso, nel-
l'incendio dell'edificio, ma espressamente, in un for-
nello ad alta temperatura, per modo da raggiungere
quasi la durezza della pietra. Le iscrizioni sono fatte
con una punta più o meno sottile siili' argilla tenera
prima della cottura.

1 segni della scrittura sono quelli del sistema li-
neare, al quale appartiene anche la grande maggio-

ranza delle tavolette di Knossos, e le righe seguono
invariabilmente la direzione da sinistra a destra. Colla
scoperta di Haghia Triada e quelle fatte dal signor
Hogarth a Zakro (') e dal signor Bosanquet a Pale-
kastro di Sitia (2) l'area della scrittura lineare mi-
cenea viene ad estendersi, dall' estremità est dell' isola,
fino al golfo di Dibaki, cioè a tutta la metà orien-
tale di Creta. S'impone ormai V esplorazione pro-
fonda delle Provincie occidentali — non studiate fin
qui che nel sopraterra — poiché urge di vedere, se
e in qual misura la civiltà di Knossos e di Phaestos
abbia irradiato sui territori al di là del massiccio
dell' Ida, o se i Cidonii, come pare sia avvenuto degli
Eteocretesi di Praesos (3), abbiano mantenuto rispetto
al movimento, che chiamiamo miceneo, un' attitudine
di trinceramento e una posizione a sè.

Sono ancor troppo poche le iscrizioni trovate nei
palazzi festii e troppo scarsi i saggi pubblicati di
tavolette lineari di Knossos (4), per poter stabilire se
tutti senza eccezione i segni di Phaestos ricorrano
tali e quali nella scrittura cnossia, o non vi siano
piuttosto fra i due centri quelle stesse variazioni, che
troviamo poi nell' epoca ellenica tra i diversi alfabeti
cretesi arcaici, cosa, che, vista 1' ampia dilfusione della
scrittura in Creta, anche nell' età di cui ci occupiamo,
è grandemente probabile.

Le tavolette rettangolari e discoidali di Haghia
Triada prese insieme ci danno 47 segni diversi, com-
putando quelli nettamente riconoscibili ed omettendo
quei pochi che, o per frammentazione o per guasti della
superficie, riescono meno chiari. Ma aggiungendo i se-
gni della tavoletta della terza acropoli e quelli dei
pithoi della stessa provenienza, nonché quelli dei si-
gilli che vedremo più in là, il loro numero sorpassa
i 70. È però a notarsi che la tavoletta del palazzo
(fig. 11) ed i sigilli contengono qualche seguo, che
si attacca ancora al tipo pittografico e non può essere
compreso nella serie dei lineari propriamente detti.
A Knossos questi pittogrammi di forma più o meno

(l) Annual of the British School at Athens, VII, p. 133;
e Journal of IMI. Stud. XXII (1902), p. 89.

(5) Journal of IMI. Stud. XXII (1902), p. 38G.

(3) Cfr. Ho<rartli in Annual of the British School at
Athens, VII, pp. 14G-147.

(*) Annual sopra citato, VI, PI. I, p. 18 e PI. II, p. 56
e Jahrbuch (Arch. Ameigcr), 1900, p. 141.
 
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