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IL VASO DI HAGHIA TR1ADA

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l'asta e simultaneamente a stringere la spaccatura, se
vi era, della medesima ('). Ma siccome tale legatura
non si vede avvolgere le estremità inferiori dei due
spiedi laterali, che le sono semplicemente appoggiati,
e d'altro canto siccome tali estremità vediamo rastre-
marsi tanto da dovere andare a terminare a punta
come le superiori o poco meno, così bisogna ammettere
che la legatura in parola stringa soltanto lo spiedo
centrale, il quale forse trapassa per un buco il po-
mo (2), e che gli altri due s'innestino colle punte
inferiori in due buchi corrispondenti, praticati sul
dosso della predetta arma trasversale. Ciò mi pare
inevitabile, perchè se si supponesse il tridente fissato
soltanto per mezzo dello spiedo centrale, verrebbe a
mancargli ogni stabilità e quindi ogni efficacia.

In altri termini noi dobbiamo ammettere per i
due spiedi laterali un inastamento in qualche maniera
analogo a quello delle moderne baionette (3).

Ne risulta quindi un'arma complicata, composta
di due pezzi, che corrispondono, s'intende, a due usi
differenti; l'uno diritto e tricuspidale, che doveva essere
vibrato di punta contro il nemico, l'altro orizzontale,
fendente oppure contundente a seconda del nome che
si preferirà dargli, il quale doveva essere vibrato di
traverso. Se fosse giusta 1' opinione di coloro, che vor-
rebbero riconoscere qui una schiera di mietitori, la
triplice punta non sarebbe che la forca, colla quale
ancora oggidì non solo in Creta, ma anche in Italia i
contadini sogliono coacervare e ventilare il frumento

(') L'uso primitivo della legatura per assicurare le armi in
cima all'asta si mantiene per un certo tempo ancora nelle armi
che hanno la gorbia. (Jfr. p. es. la cuspide della IV tomba di
Micene (Tsoontas-Manatt, p. 205), e gli esemplari presso Mon-
telius, Chronol. der alt. Iìronzezeit, p. 214, i quali hanno un
anello per la legatura. Altri in Helbig, Ilom. Epos2, p. 350, il
quale crede che questo servisse per appenderle.

(2) Ciò però non è assolutamente necessario, potendo anche
lo spiedo essergli esternamente appoggiato. Nel primo caso
tutte le punte si troverebbero in un medesimo piano come ap-
pariscono sul vaso, nel secondo no.

(3) Questo mi e confermato dalla notizia della scoperta re-
centissima, fatta a Vetulonia, di un tridente composto di tre
punte mobili di bronzo, che si conficcavano e si fissavano in
un apposito congegno, non perfettamente uguale al nostro, ma
determinato da un medesimo principio. Il tridente, ancora ine-
dito, proviene, a quanto odo, da una tomba a circolo del VII-
VIII sec. a. G. e sarà pubblicato dal Falchi insieme con tutta
la suppellettile, che vi era unita e che è stata trasportata al
Museo Archeologico di Firenze. La tomba pare di un guerriero,
essendovisi trovate due ascie e gli avanzi di un carro.

nell'aia ; e l'altro istrumento fissato nell'asta dovrebbe
intendersi per una falce. Ma qui si presentano subito
le difficoltà. Prima di tutto io non conosco esempio
antico di falce da mietere, che sia fissata ad un'asta
così lunga piuttosto che ad un corto manico; se anche
nei paesi del nord, a quanto odo, si usa a tale scopo
una falce sì fatta, nei paesi meridionali si usa invece,
ora come in antico, la falce del secondo tipo('): qui vi
è, è vero, anche una falce innestata in un lungo ma-
nico, ma è assai grande e lunga, e serve soltanto per
la falciatura del fieno. In secondo luogo in che modo
sarebbe adoperato nella mietitura un arnese tale, quale
noi lo vediamo espresso sul vaso ? Come la falce serve
per mietere, la forca per ventilare o coacervare, vale
a dire per due operazioni distinte e non contemporanee,
così non v' è caso che si veggano 1' una collegata col-
V altra. E ciò è naturale ; altrimenti, unite nel modo
che si vede nel vaso cretese, come si potrebbero maneg-
giare in un campo di spighe senza sconvolgerle tutte
e danneggiare la messe intera?

Nella migliore ipotesi si dovrebbe adunque am-
mettere che nel momento della mietitura la falce si
adoperasse da sola, e che la forca o tridente si ag-
giungesse poi per le operazioni successive, e che così
unite restassero anche nel festoso ritorno dalla raccolta,
al quale alluderebbe la scena qui rappresentata. Ma
le diverse parti formano, come s' è visto, un tutto sal-
damente combinato; e nulla ci autorizza a supporre
una tale manovra. Aggiungo poi che per un uso agricolo
le tre punte mi sembrano sproporzionatamente lunghe,
e viceversa la falce relativamente troppo piccola.

Non ci resta dunque che riconoscervi una specie
di armi militari; e questo va perfettamente d'accordo
tanto con i particolari che abbiamo di già notato, o
che noteremo appresso, quanto col carattere generale
dell' intera rappresentanza. Se nelle armi, che portano
i soldati di Phaestos, noi troviamo delle somiglianze
con istrumenti destinati ad un uso diverso dal guerresco,
ciò non può sorprendere chi pensi che nei tempi pri-
mitivi l'arma si confonde collo strumento e questo
naturalmente precede quella; più tardi col perfezio-
narsi delle armi speciali lo strumento va in disuso

(') Cfr. p. es. le forche rustiche e le falci in pitture egi-
ziane con scene di mietitura e vagliatura del frumento, presso
Perrot-Chipiez, ffist. de Vart. I, p. 36, fig. 28, e p. 5, fig. 4.
 
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