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119

IL VASO DI IIAGIIIA TRIADA

120

Questo movimento, pel quale resta offeso solo l'abito,
si può fare solamente, se si pensa che non esistesse il
verso relativo alla corazza ; solo senza di questa, con un
corpo protetto soltanto da un abito penzolante o rigonfio
si può ottenere un tale effetto ('). Ma sebbene gli esempi
di corazze di tipo greco-classico addotti dallo Helbig si
prestavano alla contradizione e quindi le osservazioni
del Reichel non erano infondate, tuttavia in sostanza
l'Helbig, a mio avviso, ha ragione. Ogni difficoltà,
credo, potrebbe sparire, se si ammettesse che Omero,
nel descrivere gli effetti di quel duplice duello, avesse
in mente una corazza di tipo simile a quella, che noi
vediamo figurata sul nostro vaso. Questa, come os-
servammo di già, essendo grandiosa e scostata dal
corpo, poteva bene permettere quei movimenti, che
non sono possibili con una corazza aderente alla vita,
e quindi anche quell'abile mossa che Omero descrive.
Potrebbe forse fare difficoltà la circostanza, che nel
vaso non la vediamo associata allo scudo, come nei
versi dell'Iliade, ma la mancanza di questo può nel
caso nostro essere spiegato da speciali circostanze, che
non lo rendessero necessario; e d'altra parte, se non
qui, certo però nei citati avori di Cipro vediamo un
personaggio dell'età micenea con ambo le armi, co-
razza e scudo, e questo non grande e a cupola come
vuole sempre il Reichel per gli eroi omerici, ma pic-
colo e rotondo.

Ancora una congettura esegetica di un altro passo
oscuro dell' Iliade mi viene suggerita dalla vista di
una corazza di tal fatta. Nella descrizione della mo-
nomachia di Agamennone con Ifidamante è detto
{A. 234) che questi appuntò e spinse la sua lancia
contro la cintura di Agamennone &a>Qrjxog Zvsqdsv
cioè dal basso e dal disotto dell' usbergo. Ma, come
a ragione osservò il Robert (-) contro l'Helbig, un
d-wqa^ aiàóioq non può ammettere un cingolo legato
sovr' esso, ciò non ostante egli stesso non riesce, io
credo, a risolvere la difficoltà. Ora invece è chiaro, che
una corazza così spaziosa e discosta dal corpo, quale
quella del nuovo tipo cretese, permetteva benissimo
di portare sotto di essa, cinti alla vita, anche il ^axStriQ
e la fihQrj', e allora quale difficoltà che la punta

(») Hom. Waffen\ p. 66.
(*) Op. cit., p. 43.

della lancia di Ifidamante potesse arrivare alla cintura
di Agamennone passando dal di sotto dell' orlo della
corazza e senza trapassarla? B non si potrebbe ancora
con una corazza di questa foggia intendere meglio
anche quel passo omerico, dove oltre al -OwQrfè si
trovano anche quegli altri due pezzi di armatura? (').

Dopo i soldati i musicanti. Come abbiamo veduto,
qui si fa anche della musica, ed una musica, affé,
molto strepitosa; quei quattro figuri, che insieme
marciano tra le file dei militi, cantano a squarciagola
e a più non posso. Chi sono essi adunque e perchè
vi sono?

Il primo che va avanti agita il sistro, l'istru-
mento delle sacre cerimonie dell' Egitto (2). Egli ha
la faccia rasa e porta in testa una calotta di forma
e taglio egizio (3); ha poi il busto nudo, ma porta
attorno ai fianchi un panno, che non v' è chi non veda
quanto sia somigliante al perizoma degli Egiziani.
Non occorre certo nulla di più per andarne a cer-
care l'origine in altro luogo fuorché nella valle del
Nilo; abito e strumento musicale dirigono necessa-
riamente là. E quelle tre figure dai capelli crespi e
dalla faccia esotica, che lo seguono, hanno pure forse
qualcosa di europeo? I capelli apparentemente corti
e la faccia rasa come quella del corifeo potrebbero
lasciarci ancora incerti intorno al loro sesso; ma
chi guardi bene, sul collo della figura prossima a
quella del secondo comandante discopre una massa
liscia rilevata e terminata da un solco obliquo, la

(') 77. A. 132: cfr. per lo diverse spiegazioni Roberto, e,
p. 37 sgg.

(*) È notevole che questo sistro è della forma più sem-
plice, cioè ha una sola barra con due anelli, chiaramente
espressi, nel che è simile ad un modello di legno del Museo
di Berlino (Wilkinson-Birch, o. c , I, p. 500, n. 260), che però ha
tre anelli; il tipo solito è di tre, talora quattro, barre con tre
o quattro anelli in ciascuna: cfr. ib. p. 497 segg. È noto che
il sistro era specialmente usalo nel culto d'Iside: vedi W, Smith,
Dictionary of greek and rom. antiquities, 3a ed., s. v ; cfr.
anche Erman, Aegypten, II, p. 400.

(3) Cfr. Wilkinson-Birch, I, p. 219, n. 72. La superficie liscia,
con contorno rilevato e nettamente tagliato come nei berretti dei
militi, non permette di riconoscervi solo una testa rasa e sco-
perta; qui le teste scoperte, cioè quelle dello tre figure ebe lo
seguono e del capitano, portano espressi chiaramente i capelli.
Solo è da notare che qui la copertura somiglia più ad una pa-
palina, cioè non ha, come di solito, il vertice alquanto appun-
tato, donde negli elmi di tal foggia pendono anche due nappe
(cfr. W. Max Mtìller. o. e, p. 302).
 
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