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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

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Pellegrini, Giuseppe: Tombe greche arcaiche: e tomba greco-sannitica a tholos della necropoli di Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0135
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253

TOMBE GRECHE ARCAICHE ECC.

254

spesso dai ceramisti etruschi ('). L'origine di tali
sostegni, come hanno giustamente dimostrato, fra gli
altri, il Durnrnler e il Boehlau (2), deve ricercarsi nel-
l'Oriente, donde i Greci li introdussero in Etruria e
nella Grecia stessa. Il frammento di un esemplare
di bronzo, similissimo a quello di Palestrina, fu tro-
vato in Olimpia (3). L'oggetto — secondo fu scritto
recentemente dal Boehlau — si vede pure riprodotto
sopra un vaso protocorinzio del Museo di Berlino (4).

L'origine orientale del sostegno è altresì attestata
dai due lebeti che vi erano sovrapposti, la cui parti-
colarità più notevole sta nell'ornato a fiore di loto
stilizzato che sormonta l'ansa, e che, com'è noto, è uno
dei più frequenti e diffusi di tutto il ricco patrimonio
ornamentale dell'arte greco-orientalizzante.

XXVIII. Altro lebete, fortemente frammentario
(restano poco più che le anse), perfettamente simile al
precedente. Era stato collocato sopra lo stesso sostegno,
con il fondo dentro la bocca del primo lebete. Ad
esso apparteneva l'unico coperchio riprodotto alla
fig. 27.

Fig. 28. 1:2

XXIX-XXX. Due piccoli dischi del diam. di
m. 0,13, muniti presso l'orlo di alcuni forellini per
bullette (cfr. fig. 28). Sono di lamina piuttosto spessa,

(!) Cfr. Furtwiingler, Olympia, IV, p. 125; Boehlau, Jahrb.
d. Inst., 1900, p. 159, n. 3-4.

(*) Diimmler, Kl. Sckriften; IIIs, p. 190 segg.; Boehlau,
Jahrb. d. Inst., 1900, p. 159. Cf. anche Pottier, Vases aut.
II, p. 319 e 321.

(3) Furtwangler, Olympia, IV, p. 125.

(*) Boehlau, Jahrb d. Inst., 1900, p. 159.

e perfettamente lisci. Alcuni dei forellini sono stati
ostruiti dall'ossido. Dovevano servire come decorazione
e, nello stesso tempo, come rinforzo, di qualche altro
grande oggetto, come vaso o cassetta, di lamina di
bronzo. Quattro dischi del tutto simili, ma alquanto
più piccoli e decorati di fini rosette incise, furono
raccolti nella tomba Bernardini, e ad essi sono tuttora
attaccati pezzi del recipiente a cui aderivano in
origine.

Altri pochi oggetti frammentari in bronzo, facenti
parte degli ornamenti della persona, furono rinvenuti
insieme con le oreficerie ; ma ridotti in tale stato dal
fuoco di rogo, da non poterne più distinguere con
precisione l'uso e la forma. Due pezzi piuttosto grandi
provengono forse da un'armilla, ovvero da un torques.
Qualche altro oggettino di bronzo (fibula ecc.) si trovò
pure mescolato agli oggetti in ferro di cui segue la
enumerazione (cfr. p. 227).

Ferro.

(Tutti gli oggetti sono stati riprodotti in blocco,
così come furono estratti dalla tomba ed ora si con-
servano nel Museo di Napoli, nella nostra fig. 29;
la maggior parte sono stati svolti in dettaglio alle
figure seguenti).

XXXI. Daga col fodero pure di ferro, incrostato
in origine di argento (fig. 30). Di tale incrostazione
del fodero resta solo un piccolo frammento visibile
nella nostra figura. Esso presenta una specie di alberello
desinente in doppia voluta o riccio. Il resto è stato
fuso dal fuoco di rogo. Il fodero termina all'estremità
in un grosso pomo, preceduto da cinque anelli. L'im-
pugnatura ha i margini rilevati formando un incasso
che doveva essere riempito d'avorio o d'altra materia vi-
stosa. Essa è munita di due piccole sporgenze laterali
a metà della sua lunghezza, e di alette alla cima.
Lungh. m. 0,55.

È questo un tipo di spada comune, anzi caratte-
ristico, nell' Italia meridionale ('). 11 fodero talvolta
è di bronzo mentre la lama è di ferro: cito p. es. il

(i) Cfr. Pigorini, Bull, di Paletn. it., 1883, p. 99 segg.;
Helbig-Trawinski, Ep. hom. p. 433; Undset, Schwertformen,
p. 19 segg.; Naue, Vorróm. Schwerter p. 11 sgg. e tav. VI, 1
(da Cuma).
 
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