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NEMUS ARICINUM

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il quale ritiene che Egerio sia il dio del bosco di
Ancia.

Ma con questa ipotesi è in contrasto la testimo-
nianza che Egerio Levio era di Tusculum. Non si ca-
pisce perchè un dio del bosco, o anche in genere un
dio di Aricia, di cui, per quanto ci è noto, non era
traccia nè a Tusculum, nè altrove, dovesse ritenersi
Tuscolano, mentre questo si capisce benissimo per un
dittatore della lega latina. E tanto se l'essere Tusco-
lano fu causale, quanto se si connette coli'egemonia
che un tempo Tusculum esercitò sul Lazio, è naturale
che il Tuscolano Catone lo ricordi con compiacenza
e con orgoglio. La testimonianza di Festo, da cui ap-
pare che egli fosse invece Aricino, si spiega facilmente :
nulla di strano che quando era perduta ogni coscienza
delle cause politiche che avevano portato alla fonda-
zione di questo tempio, Aricia, nel cui territorio era
il bosco, e da cui così il bosco come la Diana che vi
era venerata, prendevano il nome di Aricini ('), riven-
dicasse a sè l'onore di aver dato i natali al fondatore
del tempio.

Ad ogni modo, sia il fondatore un personaggio
storico o leggendario, il Incus di Diana appare con-
sacrato come centro religioso di una lega di città
latine.

Non è necessario che io spenda molte parole per
dire che cosa sia un lucus. Questo nome, usato spesso,
come nemus, nel significato di bosco, designa più pro-
priamente la radura nel bosco (2), ove si facevano i
sacrifìci agli dei. È quindi la forma più primitiva
di santuario, il santuario in aperta campagna (3). Sul
lucus dovette poi essere costruito il tempio.

La lega, in nome della quale il lucus fu consa-
crato, è evidentemente quella, ben diversa dall'antica
confederazione latina che aveva avuto il suo centro

(') Se l'epiteto di Aricini, che gli scrittori danno al nemus
e a Diana Nemorense, non fosse prova sufficiente che il nemus
era nel territorio di Aricia, questo sarebbe provato dal fatto
che per designare gli anni, sono usati nelle iscrizioni i nomi dei
magistrati d'Aricia (v. CIL. XIV, 2213, 4195, 4196), ed il se-
nato e il popolo d'Aricia pongono sull' area del tempio iscri-
zioni onorarie agli imperatori (CIL. XIV, 4191, Notizie degli
scavi 1895, p. 431.

(2) Rudorff, Die Schriften der Romischen Feldmesser, II,
p. 260 seg. ; Preller, Rómische mythologie," I, p. Ili seg.

(3) Vengono qui a proposito le parole di Cicerone, De le-
gibus, II, 8, 19: « Delubra in [urbibus] habento, lucos in agris
habento et larum sedes ».

religioso nel tempio di Giove Laziale sul monte Albano,
che si formò con esclusione di Roma, e con cui Roma,
secondo la tradizione, concliiuse il trattato che si col-
lega col nome di Spurio Cassio. Ora, poiché la cri-
tica ha riconosciuto il foedus Cassianum una ripeti-
zione per il 5° secolo del foedus stipulato dai Romani
con la lega latina nel secolo 4° ('), la consacrazione
del lucus Dianius va riportata ad un tempo di poco
anteriore. E questa data coincide perfettamente con
quella stabilita con criteri unicamente archeologici (2).

E c'è ancora una terza ragione di riportare a
questo tempo la fondazione del santuario di Diana.
Il superfluo delle acque del lago di Nemi si scarica
nella valle che da Aricia, ora Ariccia, prende il nome
di Vallericcia, per mezzo di un emissario artificiale.
Quando sia stata compiuta l'opera della incana-
latura delle acque è ignoto: il lavoro molto più
rozzo (3) induce a ritenere che questo emissario sia
più antico di quello del lago d'Albano, opera romana
compiuta secondo la tradizione durante l'assedio di
Veio, e secondo la critica moderna verso la metà del
IV secolo (4).

Ad ogni modo, un lavoro di questo genere non
può essere stato eseguito se non in un tempo di ci-
viltà progredita ; e poiché il tempio di Diana sorgeva
vicinissimo alla riva attuale del lago, e molto più
basso del ciglio che lo circonda, è chiaro che esso
non poteva esistere prima dell'emissario. Il Lanciani
ritiene anzi che la costruzione del tempio sia connessa
col parziale prosciugamento del lago (5).

È così provato che la fondazione del santuario di
Diana presso la riva del lago di Nemi risale ad un
tempo relativamente recente. Ma il culto di Diana

(') Pais, Storia di Roma, voi. I, parte 2a, p. 322 sg.

(2) Vedi sopra pp. 329 e 338.

(3) V. Fea, Varietà di notizie, p. 5, e in appendice Rela-
zione architettonica dell'emissario del lago di Nemi di An-
tonio Felice Facci, pp. 26-36.

(*) Pais, Storia di Roma, I, 2, p. 26.

(5) New tales of old Rome, p. 205. Quelle che sono ora
sponde del lago, e che prima ne furono il fondo, in un tempo
anteriore a quello in cui il cratere subì la trasformazione in
lago, furono abitate: prova le grotte preistoriche di età incerta,
usate poi come sepolcreti cristiani, in cui si rinvenne un fit-
tile primitivo (Notizie degli scavi 1884, p. 238 ; 1895, p. 436 e
seg.), e i manufatti dell'età archeolitica e neolitica che si tro-
varono presso il lago (Bull, di Paletn.Ral. 1878,pp. 97-98; Bull.
deWInst. di corrisp. arch. 1880, pp. 5 2, 57.
 
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