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VASI GRECI DELLA SICILIA

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delle buone fabbriche. Disgraziatamente, il vaso non
fu estratto dalla tomba intero, ma in più pezzi, ora
ricollegati ; e la superficie, forse per gli agenti natu-
rali del sottosuolo, è in varie parti scrostata e corrosa,
e qualche volta da questa corrosione rimasero dan-
neggiati i contorni delle figure. E questo, anzi, il
momento di avvertire che il disegnatore riprodusse
la linea di contorno delle figure, tutte le volte che
essa non era sparita per la corrosione ; e volle lasciar
punteggiate quelle parti che, pur essendo evidenti
e sicure, non conservano più la loro linea terminale.
Precauzione forse soverchia, che potrebbe indurre in
errore coloro, che, osservando soltanto la tavola, cre-
dessero di ravvisare nelle linee punteggiate altrettante
linee congetturali del disegnatore. Quello che io dico,
del resto, è reso chiaro dalle singole figure del vaso,
ricavate da buone fotografie originali.

Non ho da fare osservazioni speciali sulla tecnica
usata dal pittore del vaso : dirò soltanto che l'uso
della vernice diluita è frequente nel trattare i parti-
colari tanto del nudo che del panneggio, che le linee
non sono quasi mai riprese, che il tratto, per soverchia
sicurezza, è qualche volta frettoloso, e quindi non è
sempre impeccabile.

Un primo sguardo d'insieme alla tavola ci fa subito
comprendere non solo la moltitudine delle figure, ma la
varietà nelle loro azioni e nelle loro mosse, e la studiata
distribuzione in due gruppi principali, che avremo agio
di osservare più da vicino. Tutte queste figure non
stanno su d'un piano solo, ma variamente distribuite sui
rialzi di un terreno roccioso, le cui accidentalità sono
indicate da linee ondulate, sulle quali stanno o seg-
gono le diverse figure. Dietro ad uno di questi mag-
giori rialzi del terreno, appare la figura di Poseidon;
e la linea che nasconde a metà questo personaggio
degrada, senza differenze di piani e con prospettiva falsa,
verso il mare, le cui onde sono indicate da linee curve,
tracciate alla lesta con vernice diluita. Il terreno è
ravvivato in tre punti dalla vegetazione ; ma il pittore
non vi ha saputo dipingere che ramoscelli schematici,
forse di alloro.

*

Prima di passare all'esame stilistico delle singole
figure, descriviamo sommariamente il vaso, non adden-
trandoci, per ora, nella discussione sui soggetti della
rappresentanza figurata.

Ho detto che è chiara, a prima vista, la studiata
distribuzione in due gruppi, ricollegati dalla figura
seduta, con flabello, che sta quasi nel mezzo. Comin-
ciamo dal gruppo di destra.

Su di un rialzo del terreno, coperto da un ricco
panneggio adorno di piccoli fregi e orlato di ricamo,
e sul cui lato sinistro è appoggiato un cuscino fode-
rato di stoffa tessuta a fasce, siede Arianna, tutta av-
volta in un sottile himation che le copre anche la
testa, cinta di corona radiata. Pare che la fanciulla si
sia, quasi allora, a metà sollevata da quella specie di
ldine, troppo ingenuamente adornata dal pittore, allo
apparire di Dioniso, il quale, solenne, reggendo nella
sinistra il lungo tirso, stende la destra all'abbando-
nata amante di Teseo, come per rassicurarla e per pro-
metterle fede e protezione. Accanto ad Arianna, librato
nell'aria, vola Eros, dalle lunghe ali distese, nell'atto
di incoronare la giovinetta di una grande corona di
alloro.

*

L'epifania di Dioniso è per tal modo compiuta in
questo gruppo ; al quale segue, a destra, un altro, anche
esso in se chiuso e completo, che esprime un momento
dell'azione, se non perfettamente sincrono con quello
del primo gruppo, di poco anteriore. Teseo, tutto nudo,
tranne la clamide rigettata dietro le spalle, col pe-
taso allacciato sulla nuca, reggendo due aste nella
sinistra, è in atto di partire; e all'abbandono triste
della protettrice ed amante lo spinge e lo incuora
Athena, che dolcemente piegandosi su di lui, gli cinge
la testa giovanile di una corona d'alloro. Poseidon —
non sappiamo se come padre di Teseo ('), o come pro-
tettore di Atene insieme con Pallade, o, forse meglio,
per entrambe codeste sue qualità — assiste alla par-
tenza, ch'era voluta nel consiglio dei Celesti. La nave
è pronta a salpare; l'aplustre è cinto di bende votive(2)
e adorno di ghirlanda; i timoni sono innalzati; si
aspetta soltanto che Teseo ed uno ancora degli efebi
salgano per la scala appoggiata alla riva. Ed il gio-
vinetto, tenendo la lira ed accennando con l'altra

(') Che Poseidon, piuttosto che Aigeus, fosse ritenuto
padre di Teseo, lo sapevamo già da molti accenni negli scrit-
tori greci (Cfr. Isocr. X, 18; Plut. Thes., VI, 1; Pausan. II,
33, 1; Diod. IV, 59, 1, ecc.); e lo sappiamo ora anche meglio
dal famoso ditirambo del risorto Bacchilide (vedi infra).

(2) Questo particolare non è reso chiaro dalla tav. I.
 
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