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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Rizzo, Giulio E.: Vasi greci della Sicilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0030

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VASI GRECI DELLA SICILIA

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colo, e ci si sente ancora come una parentela con la testa
di Dioniso dei tetradrammi di Naxos e col bellissimo
busto di bronzo del Museo di Napoli.

B) II cratere di Camarina e la pittura poli-
gnotea.

Aggiunge il cratere di Camarina nuovi elementi,
per la dibattuta questione delle relazioni tra la me-
galografia e la pittura industriale dei vasi ?

Per ragioni di metodo e d'esposizione mi è stato
già necessario accennare a tale questione ; ma è questo
il momento di dire se basti, nell'illustrare questo vaso,
far semplice atto di adesione alle opinioni del Robert,
inscrivendo ne' suoi elenchi quest'altro bellissimo do-
cumento in appoggio alle sue teorie, o se non ci sia
ancora da esaminare e da discutere.

Che la rappresentanza principale del cratere cama-
riuese abbia un vero e proprio carattere pittorico, che
questo vario aggruppamento di figure nei diversi mo-
menti di un'azione, anzi di più azioni distinte, superi
la semplice arte di un ceramografo, parmi indiscuti-
bile. Inoltre è notevole che una descrizione imitante

10 stile di Pausania, come quelle fatte dal Eobert pel-
le rappresentanze degli Argonauti nel cratere di Or-
vieto e di « Teseo nel mare » nell'altro di Bologna
{Nehyia, p. 41 sg.), è ugualmente possibile pel nostro
vaso, impiegando quelle stesse espressioni avverbiali
di Pausania {intq e àvwttqw, vnó e xaxccrtintqw,
nXrfiiov ed èyyvg...), relative alla disposizione delle
figure, secondo le giuste osservazioni dello stesso Eo-
bert. Nè questo fatto sembrami un indizio dispregevole
per la dipendenza dalla megalografia, anche pel vaso di
Camarina. Ma esso, insieme con gli altri congeneri, ci
dà proprio un'imagine di ciò che doveva essere una
grande composizione pittorica parietale della prima
metà del quinto secolo ?.. .

Un fatto siamo tutti disposti ad ammettere: l'evi-
dente e grande distacco nella tecnica e nello stile fra

11 chiudersi dello stile severo e il quasi immediato
sorgere dei vasi con grandi e svolte composizioni (');

il progresso, non lento e graduale, ma rapido e quasi
subitaneo, dall'una all'altra classe di vasi non si può
spiegare, se non con l'azione potente di un'arte supe-
riore, con l'impressione che i ceramografi risentirono
dalla pittura di Polignoto e della sua scuola. Però io non
sono egualmente disposto ad ammettere che l'imitazione
della megalografia si fosse d'un tratto spinta fino a ri-
produrre, nei limiti e con la tecnica consentiti dal vaso,
tutta la composizione ; ma che gradatamente fosse
arrivata a ciò, cominciando dall'imitazione di singole
figure, di gruppi isolati, di speciali motivi artistici.
A non parlare di alcuni motivi conosciuti general-
mente come polignotei, ma che si ritrovano già nei
vasi di stile severo (così p. es. nel vaso con la ttqsó-
{ìsfa, dipinto nello stile di Hieron ; Gerhard, Auserles.
Vasenbild., 239, ecc.) e che preesistevano alla mega-
lografia, io credo che abbia ragione il Robert, nel ri-
trovare in alcuni vasi l'influenza polignotea, limitata
ai singoli motivi ('). Non posso però riconoscere questo
fatto come costante in tutta la serie citata dal Robert,
poiché, p. es., il vaso di Ruvo con l'Amazzonomachia
riproduce, a mio credere, anche l'aggruppamento delle
figure e, in parte, la composizione, in modo assai vi-
cino a quello seguito nella megalografia. Sorge quindi
la questione, nuovamente risollevata dal Furtwàngler
(Griech. Vasenmalerei, p. 135), se nella pittura di Po-
lignoto e della sua scuola le figure fossero sovrapposte
in più piani, in modo che alcune rimanessero in parte
nascoste da quelle dei piani anteriori. A dir vero il
Robert non aveva assolutamente escluso questa possi-
bilità, limitandola al caso che ciò fosse necessario per
l'affollamento delle figure, come nelle scene di pro-
cessioni, di cacce, di corse di cervi aveva già fatto
l'antica pittura vascolare a f. n. ; ma negando che
nella pittura polignotea questo genere di composizione
fosse una vera tendenza (Maralhonsch., p. 99 sg.).
Un contributo notevole allo studio di questo importan-
tissimo quesito sulla tecnica polignotea ha arrecato
G. Pellegrini, pubblicando alcuni vasi di Bologna con

(') Il Robert nella sua Memoria Sopra i vasi di Polignoto
(in questi Monumenti, IX [1897]) interpone tra le due scuole

un piccolo gruppo di pittori « piuttosto fedeli alla tradizione
puramente vascolare »; e fra questi il pittore vasaio l'oly-
gnotos.

(') Robert, Marathonsch., p. 55 sg. e Sopra i vasi di Po-
lignoto, p. 24. dove è enumerata la serie dei vasi nei quali il
Robert crede di riconoscere soltanto singole figure o motivi
polignotei.
 
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