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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Rizzo, Giulio E.: Vasi greci della Sicilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0044

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71

VASI GRECI DELLA SICILIA

72

Accanto a questa più diffusa rappresentanza, per
la quale i pittori si servivano di uno schema stabi-
lito (guerriero che parte sul carro insieme con l'au-
riga), c'è, anche nella pittura vascolare arcaica, una
rappresentanza della partenza di Anfiarao, concepita
in modo affatto diverso, come si può vedere in una
lekythos anch'essa di Caere, in cui del carro non c' è
più traccia (').

Può, dunque, essere molto probabile che la nostra
rappresentanza vascolare appartenga alla prima classe
sopra stabilita; che il pittore, cioè, abbia adattato una
scena comune di partenza alla leggenda di Anfiarao,
se non con molta arte, certo meno infelicemente che
il pittore dell' idria di Vulci sopra citata (Monum.
dell'Inst. Ili, 54). Questi sentì, quasi, il bisogno dimet-
tere il nome accanto alla figura di Anfiarao; il nostro
diede invece alla scena un qualche carattere, che manca
assolutamente nell'altra. Questa nota individuale io la
vedo nell'esistenza delle due spade, come in prin-
cipio ho già fatto osservare. Se il guerriero partente
non avesse al fianco la sua spada, o se la spada ch'egli
porge al giovinetto fosse sguainata, tanto da far cre-
dere che la sola guaina fosse rimasta appesa al fianco
(e per un po' ne ho dubitato anch'io), si potrebbe sup-
porre — da una troppo scettica analisi del disegno —
che non il guerriero offra la spada al giovinetto, ma
questi la porga al padre, nel momento della partenza.
Una simile azione compie, appunto, la donna nel
citato vaso con scena di congedo, pubblicato dal
Benndorf. Ma, a non dire che non sarebbe stata
possibile la consegna al padre di una spada sguai-
nata, il cui fodero fosse stato già precedentemente appeso
alla cintura della corazza, mi paro assai chiara e
risoluta l'azione che compie il guerriero partente :
egli guarda intensamente il giovinetto e col braccio
proteso gli porge la spada.

Nè meno chiara mi sembra l'azione del giovinetto,
il quale stende la mano per ricevere l'arma, con evi-
dente esitazione, quasi con paura; e la direzione dello
sguardo, indubbiamente rivolto verso la spada, ci

rende sicuri di questa interpretazione. Chi dà, volge
naturalmente lo sguardo verso la persona a cui porge
l'oggetto, non verso l'oggetto stesso.

Or tutto ciò mi pare un po' lontano dallo schema
comune delle scene di partenza ; tanto più se si torni a
riflettere, che gli sguardi di tutti i personaggi conver-
gono sul giovinetto, il quale è come il punto centrale
dell'azione.

In tutto il resto della rappresentanza figurata, il
pittore rimase fedele alle figure convenzionali delle
comuni scene di congedo ; e sarebbe quindi poco pru-
dente il voler dare nomi agli altri due personaggi. Se,
per esempio, noi volessimo chiamare Enfile la donna
che sta dietro il giovinetto, andremmo, forse, al di là
dell' intenzione dello stesso pittore che la dipinse.

Se è così, non è possibile ricollegare questa rap-
presentanza figurata ad una fonte letteraria o monu-
mentale.

Il vaso di Caere, come la scena dell'Arca di Cip-
selo, riproducono la tradizione raccolta dall'epos e forse
anche dalla più antica poesia corale dorica (').

Come alla [iì^qoxtovìcc della leggenda argiva, così
a quest'altra della leggenda tebana s' erano inspirati
molti poeti tragici; ma le numerose tragedie che s'ag-
giravano principalmente intorno alla vendetta fatale,
compiuta da Alcmeone sulla madre Erifile, non solo
sono andate perdute, ma di esse ci sono rimasti così
scarsi e slegati frammenti, che non è possibile re-
stituire, con congetture probabili, l'argomento di una
sola di queste tragedie (2).

(') Annali dell'Inst., 1863, tav. d'agg. G.

(!) Non è questo il luogo di discutere la bellissima que-
stione. Si sa che il Robert pensò ad Eumelo ; e allora, per
ovviare alla grave difficoltà cronologica, bisognerebbe intendere
assai largamente le parole di Pausania (V, 19, 10), nel senso non
già che Eumelo abbia dettato i versi per l'Arca di Cipselo, ma
che gli artisti abbiano seguito il poeta di Corinto. Per il vaso
di Caere è forse più probabile pensare a Stesicoro.

(2) Oltre gli 'Eniyovoi e la 'EgMpvXq di Sofocle (che secondo
il Welcker sarebbero stati un'unica tragedia), e le due tragedie
Mxfiéaiv it> faycfìdi ed 'A. it> KoqÌv&uì di Euripide [cfr. Nauck-,
p. 173 e p. 379 sgg], i poeti tragici Astydainas, Agathon, Nikoma-
chos Theodectes avevano scritto tragedie intitolate Alcmeone; c
Ast.ydamas junior gli Epigoni, come noi sappiamo dalle cita-
zioni o menzioni degli stessi scrittori antichi. Un'altra tragedia
intitolata Alcmeone aveva scritto Euaretos (G. I. A., II, 973, 9).
 
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