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73

VASI GRECI DELLA SICILIA

74

Bisognerebbe, dunque, che sapessimo qualche cosa
Pm, per poter riferire al teatro — dato che la cro-
n°logia vascolare ce lo consentisse — una rappresen-
tanza relativa a questa parte delle leggende tebane.

Pai' dubbio, però, che la tragedia avesse per argo-
mento principale l'uccisione di Eritìle, ma non sappiamo
nernmeno se compiuta prima o dopo la spedizione degli
epigoni ; e che alcune delle tragedie, anzi, trattassero
1 fatti posteriori alla stessa uccisione della madre.

Pare inoltre che la tragedia, forse per rendere più
^rammatico il contrasto nell'animo di Alcmeone, abbia
0 sviluppo al concetto che la vendetta sulla madre
f°sse imposta al figlio dallo stesso Antìarao. nel mo-
mento della partenza; perchè, a giudicare dalle pa-

role

CiPsel0,

usate da Pausania nella descrizione dell'Arca di

Posizio

non a tale momento precisamente e a tale mi-

sere ha

ne rispondeva la scena figurata. E il vaso di

Più

confermato pienamente questa tradizione, tanto

antica della tragedia.
^ ei insomma, un vero disaccordo fra la tradizione
Seguita tanto nell'Arca di Cipselo che nel vaso di
c'le> e la tradizione raccolta dai tardi mitografi (Apol-
lo, Diodoro, Igino), i quali ci narrano della imposi-
2l°ne della vendetta fatta al figlio da Anfiarao partente.

Nel vaso di Caere, come già osservò il Kobert ('), il
liticato della scena non può esser dubbio: Antìarao,

sul
fato e

Pnnto di partire per la guerra, consapevole del suo

conscio della perfidia della moglie, corrucciato e
a spada già sguainata, lancia un ultimo sguardo alla
^ 'trice, trattenuto a stento dall'ucciderla. Il pensiero
01 ngli, ancor teneri e presenti tutti alla scena, è forse
^ c»e lo trattiene. Così presumibilmente cantava
antica leggenda epica; e il pensiero della vendetta
èva sorgere spontaneo nell'animo del tìglio, già cre-
'Cl,ito e consapevole delle colpe materne. I compendi
l*°grafici avrebbero, dunque, seguito la più recente
lz'one tragica; e come della più antica non c'è ri-
lllasta traccia nelle fonti letterarie, così della più re-
non abbiamo alcun monumento figurato. Grande,
1Cl0> sarebbe l'importanza del vaso di Camarina,

Se 1' ;ni

interpretazione proposta fosse proprio la vera,
p ^ °gni modo, la partenza di Anfiarao non doveva
Parte dell'azione svolta nelle scene delle tragedie,

e, nella migliore ipotesi, sarà stata compresa in un rac-
conto del messo, e nell'antefatto.

Sappiamo, per esempio, che molto probabilmente
nel principio dell' Eri file di Sofocle veniva introdotto
Alcmeone, incerto se guidar gli Argivi contro Tebe
o se uccider prima la madre : dunque la tragedia co-
minciava dopo la morte di Anfiarao (').

Anche il primo Alcmeone di Euripide (2) do-
veva comprendere i fatti posteriori alla spedizione
contro Tebe ; e se anche un pittore avesse potuto di-
rettamente inspirarsi a questa tragedia (;|) e ricavare,
se mai, dall'antefatto la scena della partenza di An-
fiarao, un frammento della tragedia ci assicura, che
anche Euripide seguiva la tradizione, secondo la quale
il padre affidava ad Alcmeone la nota vendetta, proprio
nel momento in cui egli stava per salire sul carro:

(ié&Hrttt (ti* fi' è;lfl(!' émaxt'jtfag nari'jQ,
ó#' ii q fi <a' sia é (lui i> e v lì: Mj/ffrcf imv.

[Fr. CO Nauck*|.

Bisognerebbe, dunque, ammettere che il pittore, pur
avendo risentito la diretta influenza della tragedia,
si fosse allontanato da questa tradizione artisticamente
costituita, sopprimendo la presenza degli altri figli e
del carro, semplificando troppo, riducendo una scena
così interessante alle proporzioni schematiche di una
comune scena di congedo.

Ho cercato di assegnare il suo vero posto a questa
rappresentanza figurata del cratere di Camarina; e
se pare già dubbia l'intenzione dell'artista di
voler rappresentare la partenza di Antìarao, assai più
che dubbia ed improbabile mi sembra la relazione
di questa sceua col teatro in genere, ed in ispecie
con la tragedia di Euripide.

0 Annali deWInst.,

1874,

80.

(') I versi conservati da Stobeo, Ecl. II, 31, 5, nei quali
Alcmeone racconta il congedo del padre, si era creduto appar-
tenessero al prologo della tragedia di Sofocle; ma essi furono
relegati dal Nauck (op. cit., p. 350 sgg.) tra i frammenti dublii
e spuri, con questa nota: « fragmenti liuius ne unum quidem
versum esse Sophoclis recte indicavit N. Piccolos, Sappi, à
l'Anth. gr., p. 332 ». E credo anch'io con ragione.

(2) Cfr. per l'argomento, Hygin., Fab.. 73; Apollod , III. 7, 5.

(3) Tale è l'opinione di P. Orsi; e perciò io qui la discuto,
appagando il desiderio del mio dotto amico : " la scena al tutto
nuova nella pittura vascolare, merita uno studio più ampio e
più diffuso, che non sia il presente [dell'Orsi] cenno », 1. e.
p. 239.
 
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