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93

VASI GRECI DELLA SICILIA

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ha

D) Esame stilistico del vaso.

La composizione di tutta la rappresentanza figurata

gualche cosa d'insolito, rispetto a quello che siamo
avvezzi o j

tttt veclere nei vasi dipinti. Le figure non stanno
ajj. 6 Su ^ un piano solo; e non si può, d'altro canto,
^ Dlai'e ch'esse siano disposte su piani soprapposti,
j^nne ^"ella di Iride, di cui ho sopra parlato. Sul
dal Ini8*10' ie ntfure poggiano sulla base costituita
^egio ; e a man0 a mano che la scena si svolge
5,0 destra, esse salgono di livello, quasi internandosi,
^ an<^0 quasi l'immagine di un'azione, che si svolga
Ubero spazio. La figura del secondo Boreade com-
pa ' Presa così di scorcio, la rappresentanza ; ed ap-
. 6 irtamente in un piano diverso di quello su cui
Posano Phineus e l'Arpia morente. Quest'effetto au-
a nella superficie convessa del vaso, esaminando
quale, sembra che l'ultima figura a destra, sia real-
6n^e più lontana. Per tal modo il pittore ha tentato

Adersi conto delle leggi della prospettiva, e il suo
Stativo

merita tutta la nostra attenzione. Veniamo
esame delle sinarole figure del vaso, ne' loro

Hit o O

Osanti caratteri stilistici.
Quanto a Phineus, è stato già osservato il di-
0 di concezione e di esecuzione ; sì che questa
a sembra indegna di stare accanto a quelle delle
(')• La cecità di lui, così chiaramente espressa,

°l'a ali

fett

rende

fon

^discutibile l'interpetraziono da me data; e
Va lln facile confronto nella tazza Féoli e nell'an-

ra Jatta, sulle quali il vecchio profeta è egualmente
^Presentato con gli occhi chiusi (2).

^ tipo dei Boreadi non differisce molto da quello
e Adiamo negli altri vasi. Alati già nella più an-

eti

s0pr^ Nell'anfora di Nola, pubblicata dalla sig. Hutton (vedi

'^HjJ ^aPe*'s sedu*o a sinistra, sarebbe, secondo

scllema°' derivato dal Phineus del vaso di Camiros. Da uno

sotn„ • uniCo nella stessa officina sarebbero derivati due per-

!iag»j (o r
schen^ "f*/"t>Phinen»). Potrebbe darsi che nel medesimo

t>el qu.ai''0SSe (^iseS,la't0 il Phineus dell'oenochoe Vagliasindi,

c'l'a2io, CaS° S' comPrenderebbe meglio la sua poca comparte-

ft. ® al'a scena rappresentata.

Wl,n comprendo perchè il Petersen (Arch.-epigr. Sfit-

ti

eìi

r intèr 0esterreich VI [1882], p. 52 Bgg.), discutendo sul-
l88j '>etraz'°ne da darsi al vaso pubblicato neWArch. Zeit.
rap,,' ^"^64 — nei qUaie credo anch'io che sia impossibile veder
abljj.^ ™ Phineus — dica poi che il Phineus del vaso Jatta
c''ius" ' occn' yeuffnet mit Modem Augenstern. Sono invece
(uasj ' e 'a congiunzione delle palpebre è segnata da una linea

tica tradizione, alati nel vaso Féoli, le ampie purpuree
ali sorgenti dalle spalle sono il loro attributo costante :

Zrjtav Ka'/.aìv ts narriq IloQéas «ydjjtt? meQoìaiv
vS>r« netpQixofrai Suqxo nnQqvQéoig (').

Solo il pittore della famosa anfora con la rappre-
sentanza della morte di Talos tralascia questo parti-
colare; e che i due giovani seduti sulla nave siano
proprio i Boreadi, è più che evidente per i nomi di
Zetes e Kalais scritti accanto ad essi. Questo tipo ar-
tistico, del resto, era derivato da quello di Boreas ; e
se nel nostro vaso essi sono interamente nudi, tranne
i calzari ornati in alto di alette, che ha il Boreade
di sinistra, in altri vasi essi portano un piccolo chi-
tone come generalmente Boreas; o una clamide ri-
gettata sulle braccia (3), o una specie di piccolo hima-
tion che copre la parte inferiore del corpo (nell'an-
fora con la morte di Talos). 11 loro aspetto è gene-
ralmente molto giovanile ; e solo nella tazza di Wurz-
burg e nell'anfora nolana illustrata dalla Hutton i
figli di Boreas sono barbuti. Ma parali di riscontrare
un tratto caratteristico della nostra pittura nei capelli
del primo Boreade: liberi di corone e di bende, co-
muni ai Boreadi degli altri vasi, né coperti di pileo,
come nell'anfora di Ruvo; ma lunghi e svolazzanti
al vento, come se il pittore si fosse ricordato di una
tradizione, secondo la quale gli stessi capelli aiuta-
vano i Boreadi a volare ('').

E le «brutte» Arpie ? .. . Son diventate belle,
troppo belle, forse ! Non è possibile osservar questo
fatto e non correr con la mente a ciò che nella let-
teratura e nell'arte greca era avvenuto delle Erinni;
nè diversa, infatti, era la concezione mitica delle
Arpie e delle Erinni (5). Queste diventano le benigne,
le venerabili (Evfu'viósg, Servai); e al loro orrido
aspetto nell'arte arcaica succede la sembianza, per

(') Pind., Pyth., IV, v. 182 sg.

(•) Tazza di Wurzburg ed idria con la punizione di Amykos
(vedi sopra).

(3) Anfora di Ruvo ; ed inoltre i vasi in Gerhard, Apul.
Vasenb., tav. V; Monum. dell'Insù., V, 12 ecc.

(4) Apoll. Rhod., Argon. I, v. 221 sgg; Hygin., fai. XIV;
Tzetz., Chil. I, 210, e XII, 441.

(») Cfr. Roscher, Ausfuhrl. Lexikon, I, 1, 1329.
 
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