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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Patroni, Giovanni: Nora: colonia fenicia in Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0073

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NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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latoento la sezione minore; altre pietre, o, piuttosto,
|*stre di poco spessore, servono, collocate di piatto, a
lVellare gli strati nella parete, mentre le pietre ango-
li son più alte, e talora un ordine s'addentella quasi
DeU altro in qualche punto, per riprendere poi supe-
ramente una maggiore regolarità.

Or sebbene pochissime costruzioni fenicie avanzino,
PUl se ne possono citare a riscontro talune in cui,
c°n le maggiori dimensioni del materiale, quali si
Evenivano a poderose cinte fortificate di grandi città,
r^0l-nano molti particolari caratteristici di questa co-
azione norense. Le mura di Arad e quelle di Si-
done (') presentano incastri nella roccia, che ad Arad
e -Agliata a differenti altezze, dei blocchi del muro,
^uali mostrano distribuzione a filari ed esempì
allocazione trasversale, con la minor sezione in
^amento. Ma un più stretto riscontro, anche per le
^ediocri dimensioni del materiale, offrono le mura di
lce. ove ricorre perfino il particolare che già attrasse
attenzione del Salinas, cioè il livellamento dei

di

Alari

al blocco d'angolo mediante lastre o pietre di

^ore altezza collocate di piatto (2). Lo stesso ca-
ere ha pure una costruzione punica che sostituisce
j,Da P°'"zione di roccia poco solida, formando quasi
IQtera parete di una camera sepolcrale di Cartagine,
econdo un procedimento che il p. Delattre ha avuto
J^asione di trovare adoperato nella necropoli di
fonica. Il disegno da lui pubblicato (3) mostra
Plu Perfetta analogia con la parete della torre no-
6llSe Cne riproduciamo nella nostra tavola.

Jl rudere di Nora è troppo poca cosa per poterne
binare l'epoca con maggior precisione. Esso deve

S.»
la

<leter

Chi • Renan' Mission de Phénicie, tav. II, LXVIII; Perrot et
pl«2. Untone de l'Art, III, figg. 7 e 41.

"Uri ^ N0t' d' scavi 1883, p' 144' tavv- 1-111 (mal citat0 da
hs 9°me opuscol°'; Perrot et Chipiez, Hist. de l'Art, HI,
«eli °"43> cfr- P- 332 sg.. L'osservazione fatta dal Sachau
>oa Archaeologische Geselhchaft di Berlino (Beri. Pkilol.
*ler<i *nschrift- lg83, 1° dicembre, p. 1) che cioè, per concili-
ai]'» forma delle lettere di scalpellini sulle mura di Erice
Hlj Ca della loro costruzione, bisognerebbe aver esempì del
eirate6 'e cu' Tarlaz'on' di forma sono meglio assi-

l'^j nei rispetti cronologici, non distrugge però il fatto che
Pare'e)6 ra r'corre-1<e' na ^orma m°l<° arcaica; nè finora mi
Per f ° S1 s,ano allegate ragioni storiche del tutto convincenti
•nur d'SCe"dere al V sec. av. Cr. la costruzione di quelle

'^Usc 'ì ^e'attre' Nécropolepunique voisine de Sainte-Monique,
dal n me semestr<> des fouilles (jvtiUet-déeemlre) 1898, estr.
L°*>nos, p. 3j fig. 3-

Monumknti antichi — VoL. XIV.

ad ogni modo ritenersi non posteriore al secolo V
avanti l'èra nostra, ed anzi io sarei inclinato a rite-
nerlo anteriore. Ma qual èra, dobbiamo ora chiederci,
la destinazione di esso? La disposizione generale dei
vani somiglia alquanto alla casa di Malta rilevata
dall'Houel come greca ed oggi ritenuta invece fe-
nicia ('); nè ripugnerebbe, in una città aperta quale
era Nora, il trovare un'abitazione privata fuori del
vero perimetro della città, sopra una amena collinetta
con vista incantevole. Se non che quel posto è il solo
che abbia importanza strategica, e per quanto le fat-
torie fenicie occidentali contassero più sulle relazioni
di traffico con gl'indigeni, di cui si acquistavano l'ami-
cizia, che sulle fortificazioni, non è verosimile che
rinunziassero perfino a guardarsi da sorprese, senza
dire che un posto di guardia con largo orizzonte po-
teva rendere utili servigi anche alla navigazione com-
merciale. La presenza di ruderi romani, che sembrano
aver sostituito l'edificio preromano con la medesima
destinazione, e che si prestano benissimo per forma,
dimensioni e caratteri costruttivi, ad essere interpre-
tati come avanzi di torri piuttosto che di case, induce
a credere che anche in tempo anteriore sorgesse lassù
una torre di vedetta ed eventualmente di difesa, che
poteva inoltre servire da faro, ed indicare al naviga-
tore colto dalla notte in vista della costa sarda la
situazione precisa del caratteristico promontorio cui
di giorno si dirizzava la prora.

§ 3. Santuario di l'anit. — Capitello figurato.

Nella mia seconda relazione sugli scavi di Nora,
apparsa nelle Notizie del febbraio 1902, e relativa
alla campagna del luglio 1901, diedi conto somma-
riamente dei risultati cui mi aveva condotto il disterro
di un complesso di fondazioni che prima si credevano
appartenere ad un nuraghe distrutto, e nelle quali in-
vece io riconobbi un santuario di tipo orientale, che
attribuii alla dea Tanìt per avervi trovata la pietra
sacra in forma di piramide, senza dubbio l'idolo in
esso venerato.

Come allora promisi, pubblico ora la pianta di
queste fondazioni (tav. XI) e vengo ad uno studio par-

(i) l'errot et Chipiez, /list, de VArt, III, figg. 260, 261.

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