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NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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L'ingresso dall'esterno non è conservato; poteva tro-
varsi tanto nell'angolo nord-est, ove ogni traccia di
costruzione è distrutta, quanto su altri lati del piano
superiore che senza dubbio doveva esistere, e cui po-
teva accedersi ad un livello più alto dalla parte di
occidente, ove il monte sale, discendendosi poi con
scalette, che ben si possono supporre di legno, nelle
stanze inferiori che potevano servire da magazzino.

storica, la fenicia probabile, la cartaginese certa, e&
infine la più recente costruzione della torre del Col'
tellazzo hanno dovuto sconvolgere e disperdere alti'e
più notevoli tracce » (')•

Ai dati di travamento corrisponde la tecnica della
costruzione, che non ha nulla di romano, ed è pretta'
mente fenicia. La messa in opera del materiale è ab'
bastanza accurata; il materiale stesso consta di pa'

Fig. 4.

Che questo edificio fosse più antico degli altri
avanzi segnati in pianta (tav. Vili) a semplice trat-
teggio, e da me descritti nella mia prima relazione
riconoscendovi torri romane, risulta provato, secondo
le mie parole di allora, « dal fatto che, tranne qualche
frammento vitreo ed una cerniera d'osso apparsi nelle
terre superiori e che pare appartengano piuttosto al-
l'epoca romana, esisteva un poderoso strato di riem-
pimento in cui non si rinvennero che cocci preromani,
in generale di fabbrica campana, provenienti da va-
sellame verniciato di nero e talora ornato di piccole
impronte a stampo, del secolo IV incirca. In questo
strato venne fuori una lucerna bilione intatta, di tipo
ricorrente nel periodo punico, ma non più nella sup-
pellettile sardo-romana (fig. 4). Ad epoca forse anche
più antica appartiene un frammento di vaso in creta
grossolana, a pareti robuste, con impronte decorative
che sembrano prodotte dal pollice prima della cot-
tura. Vi si trovò pure una punta di giavellotto in
ossidiana, di forma amigdaloide, venuta giù con le terre,
ed indizio di una occupazione preistorica del promon-
torio, della quale le posteriori occupazioni di epoca

rallelepipedi più o meno regolari di panchina compatta
talora assai piccoli, quando cioè servirono a riempire
un vuoto rimasto tra i maggiori, talora di grande/^
rispettabile, come quelli che costituiscono lo stipite
della porta fra le due camere, i quali misurano
m. 0,80 x 0,60 X 0,50; in generale di mediocri di-
mensioni, come risulta dalla nostra fig. 1 a tav. IX-
Questi parallelepipedi sono posati sulla roccia, cb0
venne a tal fine spianata; ma nell'interno della ca'
mera fu lasciata, come si vede nella figura, allo stato
naturale; talché bisogna supporre che vi fosse u0
riempimento di terra battuta, il quale veniva a co'
stituire il pavimento. Cemento non è adoperato. I pia01
d'attacco sono assai aderenti. Le pietre sono distri

buit"

in filari, i quali sono però tutti disuguali l'uno dal'
l'altro, come disuguale, è l'altezza del taglio della rocci*
su cui i massi sono posati. Nel muro meglio conservato
ricorrono con relativa frequenza due particolari carat'
tonatici. Alcuni blocchi sono collocati di traverso
nello spessore del muro, in modo da mostrare in Pa

(') Notizie 1901, p. 378.
 
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