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125

NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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^arghezza dell'istmo, dovesse passare, se vi fu, la linea
^ sbarramento.

Con minor sicurezza, poiché mancano gli argomenti
Cae militano a favore dell'acquedotto, ma sempre con
ua certa probabilità, possono riferirsi ad epoca prero-
Dlaila gli avanzi delle opere portuali o che dovevano
c°stituire le antiche banchine dei porti, ovvero sorgere

su di
del

esse; inquantochè, senza dubbio, fu quella l'epoca
Maggiore commercio di Nora.
Tracce di costruzioni che si disegnano in pianta
VeSgonsi attualmente sott'acqua nell'uno e nell'altro
Sen° di mare cae abbracciano la penisola norense, ed
°^re a ciò nel fondo della piccola insenatura a sci-
*°Cc°- Solo nelle più basse maree vengono quasi a pelo
ac<ÌUa, ma non emergono, talché il Nissardi, per ese-
quie il rilevamento, dovè servirsi di una barca.
^ esta parte del rilevamento generale fu completata
P° la mia partenza definitiva da Cagliari, e nella
^lan-ta inviatami il Nissardi medesimo qualificò tali
Suzioni come dighe, e le indicò a colori come ro-

e- Io però non vi riconosco alcun carattere di diga,
Uè ,J;

opera romana. Sono filari di blocchi di panchina

idrati, che ad oriente e a scirocco si presentano
dopr,;

l. ' con tracce di divisioni perpendicolari dell'am-
^, e> ed assumono piuttosto l'aspetto di fondazioni
edificì, quasi lunghi magazzini o simili. Nell'inse-
fa di scirocco si nota anzi particolarmente che i

locoli"

m tuttora esistenti in posta trovansi inseriti in
alt 1 6Se^1"^ appositamente nella roccia e disposti
^""Dativamente, mentre la roccia tutt' intorno è stata
^lanata appunto come per fondarvi un edificio. Il
gc llllento bradisismico di abbassamento che si veri-

nella parte meridionale delle coste sarde ha por-
tato s .,,

ouct acqua tali avanzi che un tempo dovevano
ovaiv

ajp. a lln livello superiore, ed ha diminuito tutto
eraln^°rn0 ^'aiea della penisoletta, che nell'antichità
0ecJenza dubbio alquanto più vasta e più alta. Ad
sola 6tl*e' ^°Ve ' blocchi appaiono disposti in una

poteva forse trattarsi di banchina.
^ 7"* c^tà di Nora era dunque aperta al mare da

Ho 1 1 6' ^a s*essa f°rma <i©Ha penisoletta,

f°i'tirìcabile. Doveva avere un interesse molto re-
lativo

dit ' era Pac*rone ^e^a navigazione al Me-

^ laneo occidentale e alla lontana Iberia, la difesa

da/1110 SCa^° ° emP01'^0 m Sardegna contro un assalto
illare. Piuttosto a chi visitava per la prima volta

i luoghi, come accadde a me stesso, poteva sembrare
che l'eminenza del Coltellazzo, dove anche in tempi
recenti sorse una torre di vedetta e di difesa, fosse
un luogo adatto per stabilirvi almeno un castello mu-
nito o acropoli. Ma le mie ricerche ed i miei scavi
non hanno posto in luce nessuna traccia di un muro
di cinta. Nella fronte nord del promontorio, verso la
rada di S. Elìsio e a mezza costa, trovammo bensì
gli avanzi d'un muro che si potè seguire per 11 metri
di lunghezza (v. la pianta generale), dello spessore
di m. 0,70 in fondazione, ove è costituito da massi
informi, e m. 0,50 in elevazione, ove si conserva un
filare di massi squadrati messi in opera senza cemento.
Ma se non è impossibile che questo muro abbia re-
lazione con opere che potevano esser difensive e di
cui discuteremo qui appresso, non è da ammettersi
che possa rappresentare un avanzo di cinta o cortina,
ma piuttosto, per le condizioni di livello, deve rico-
noscersi in esso un muro di sostegno a qualche ter-
razza o spianata superiore, che doveva stare a sua
volta in rapporto con opere costruttive ora intera-
mente scomparse.

Una idea più concreta di ciò che in fatto di co-
struzioni potè sorgere lassù in epoca preromana, ce

10 dà un rudere assai più importante e relativamente
meglio conservato, che nella mia prima campagna di
scavi posi allo scoperto sull'estremo margine orientale
del promontorio del Coltellazzo, un centinaio di metri
discosto dalla odierna torre omonima, e in livello al-
quanto più basso. Come risulta dalla pianta tav. Vili,
ove è indicato in reticolato, e dalla fotografia ripro-
dotta a tav. IX, 1, questo avanzo appartenne ad una
costruzione rettangolare divisa internamente in due
camere, le quali comunicavano per una porta che si
apriva nella parete mediana, verso l'angolo occiden-
tale. I due vani erano forse uguali, ma di quello esterno
resta solo un angolo presso la porta, con un tratto di
muro della lunghezza di m. 1,47. Il resto è da lungo
tempo franato nel mare, insieme con la roccia su cui
l'edificio era fondato, e che in quel punto si eleva
ora a parete quasi verticale per m. 17. La camera
interna ha una superficie di m. 5,40 X 2,70. Il lato
minore occidentale, che è quello di cui prendemmo
.la fotografia, è conservato per maggiore altezza (m. 2,40).

11 vano della porta è largo m. 0,70, mentre gli stipiti,
e quindi la soglia, hanno uno spessore di m. 0,80.
 
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