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NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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sabili, o sono i medesimi dappertutto, per esempio i
Piatti.

I tipi a e b mancano a Nora, e per quanto a me
c°nsta auche a Tharros. Ciò costituisce forse una dif-
ferenza locale, sebbene possa in parte attribuirsi a
minore conservazione delle suppellettili arcaiche nelle
Acropoli sarde e in particolare a Nora. Sembra però
che non si possano escludere le differenze locali tra
la Sardegna e Cartagine. Da una parte L'isola è in
genere più aliena dagli ornati dipinti, segue più dap-
presso le tradizioni egizie e fenicie primitive, alte-
rate a Cipro, secondo le quali la ceramica non ver-
niciata non riceve decorazione ; a Nora infatti troviamo
soltanto tracce di un colore rosso opaco col quale si
inforzava il tono dell'argilla in talune parti, l'orlo
cioè o il labbro e talora il collo del vaso. Dall'altra
Parte 1' isoia m0stra, come vedremo, tipi di vasi propri,
che non ricorrono a Cartagine.

H tipo c non è apparso negli ipogei di Nora, ma
Se ne sono trovati due frammenti caratteristici fra le
terre, nell'aprire una delle trin;ee ordinate da me (').
Esso era dunque senza dubbio rappresentato tra la
suppellett,iie in uso nella città, però non abbondante-
mente. Si presenta invece abbondantissimo a Tharros,
°Ve pare che la fabbricazione se ne protraesse fino
ad epoca relativamente recente; e potrebbe supporsi
Cne questo genere di vasellame fosso una specialità
d' Tharros e venisse portato a Nora per cabotaggio.
18 Però da notare che anche a Tharros, ove in qua-
lunque modo di tali fiasche si fabbricavano in quan-
tità, manca l'oinochoe a bocca trilobata che a Car-
tagine invece si associa costantemente a questo tipo
*i fiasca, come ho ben potuto verificare soprattutto
"L'lla sala cartaginese al Museo del Bardo, ove la
Sl'Ppellettile dei corredi funebri recuperati negli ultimi
scavi è esposta sistematicamente per quanto lo spazio
c°nsente. Nella nostra tav. XIX-XX, 2 offriamo una
di queste fiasche posseduta dal Museo di Cagliari e
Eveniente da Tharros, la quale come intera sosti-
'"•''a con vantaggio i frammenti simili trovati a Nora.

II tipo d, dell'anfora a mammella, è a Nora rap-
lnesentato da frammenti e da un esemplare di mo-
deste dimensioni, che è però un po' allungato. Potrebbe

invece essersi diffuso prima che a Cartagine quello del-
l'anfora a forma d'uovo (g) che colà appartiene de-
cisamente al secondo periodo (v. la tavola, 3). Questi
periodi è facile che non abbiano avuto in Sardegna
una partizione e successione del tutto uguale a quella
che si verifica sul suolo cartaginese ; ma lo stato in
cui ci giunse la suppellettile degl' ipogei e la man-
canza di altri scavi sistematici in altre necropoli sardo-
fenicie, che servano di controllo, non permettono ulte-
riori nò più sicure induzioni.

La lucerna bilione del tipo e, che abbiamo già
trovato a Nora in fondo alla torre fenicia del pro-
montorio del Coltellazzo, ci è data pure dai corredi
funebri degl' ipogei (v. la tavola, 6). Come a Cartagine,
così senza dubbio a Nora era originariamente sempre
accoppiata con un piatto (v. l'elenco degli oggetti, alla
tomba X), anzi collocata sopra di esso; ma le continue
sostituzioni di defunti più recenti, negli stretti ipogei
di Nora che non avevano nicchie per vari cadaveri
come è spesso il caso a Cartagine, devono avere scon-
volta e alterata la disposizione originaria dei corredi
precedentemente deposti, anche quando ne hanno in
parte rispettata la consistenza ('). Il piattello è per lo
più di due tipi : o con bordo più o meno simile a
quello dei nostri tondini da tavola (è la forma da cui
ha origine la lucerna stessa : v. la tavola, 4) o con un
incavo al centro, cui converge a piano inclinato la
superficie, ed allora è senza bordo, con orlo atton-
dato. Questo secondo tipo ò affine a quello che ci offre
la ceramica italiota a vernice nera, che in così gran
copia dal V secolo in poi si esportava dalle fabbriche
della Campania in Sardegna. Il piatto ad incavo cen-
trale è comune nella maggior parto delle necropoli
dell'Italia meridionale, particolarmente abbondante a
Capua (2) e soprattutto nella ceramica pugliese (3).
Gli esemplari dell'Italia meridionale recano spesso
dipinti in giro dei pesci, onde io pensavo che vera-

(') Notizie 1902, p. 73.

(') Al Musco di Cagliari si conserva anello una lucerna su
piatto fabbricata d'un sol pezzo; il tipo della lucerna è però
grecizzante.

(2) Patroni, Catalogo dai vasi del Museo Campano, n. 04-09
e 520. Il Musco Campano in Capila (Casilinum) contiene solo
una minima parte dei tesori clic ha reso alla luce e clic tut-
tora serba la necropoli dell'antica Capua (S. Maria), Recente-
ineiite il numero dei vasi si è aumentato con l'acquisto della
collezione Cali l'ano.

(3) Patroni, La Ceramica, fìg. 9G.
 
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