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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Patroni, Giovanni: Nora: colonia fenicia in Sardegna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0108

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199

NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

200

mente una tal forma si adoperasse nella ceramica
semplice dell'uso pratico per mangiare il pesce, intin-
gendo ciascun boccone nella salsa che si raccoglieva
dentro l'incavo centrale; e quando l'offerta alla tomba
divenne simbolica, in luogo di veri pesci in un piatto
si depose un piatto con pesci dipinti. Uno di simili
tondi, proveniente da Tharros, si conserva appunto al
Museo di Cagliari e vi sono rimaste aderenti le lische
dei pesci che esso conteneva ('). Ma i piatti sardo-
fenici sono di argilla meno fine ed a pareti più spesse,
e però come abbiamo visto terminano senz'altro in
un orlo tondeggiante, mentre i piatti da pesci del-
l' Italia meridionale hanno un labbro a risvolto ca-
ratteristico.

Anche il tipo f dell'epoca arcaica cartaginese,
l'incensiere a due coppe soprapposte, trova il suo
riscontro nella ceramica di Nora (v. la tavola, 6), sia
nella forma più antica e caratteristica in cui le due
coppe sono quasi uguali, sia in forme più evolute, più
sagomate, più gradevoli, nelle quali la coppa inferiore
va assumendo l'aspetto di un piede a bordo rilevato o
a vassoino. V'è poi una forma che è l'inversione di
questa ; la coppa inferiore resta grande, o si espande
a piatto; la coppa superiore si restringe in un piccolo
recipiente cilindro-svasato. Qui probabilmente è di-
versa non solo la forma dell'oggetto, ma 1' uso. All'an-
tichità non erano ignote le torce, analoghe almeno
per la forma alle nostre candele, e questi oggetti che
ricordano le nostre bugie hanno potuto servire ad
uno scopo analogo; senza dire che v'erano altri modi
di far ardere una fiammella in un vasellino. Simili
faci, però multiple, cioè a molte fiammelle, ed anche

(') Cara, Monumenti di antichità di recente trovati in
Tharros e Cornus acquistati nel 1863 dal Consiglio Provin-
ciale di Cagliari ed esistenti nel R. Museo, Cagliari 1865,
p. 54, nn. 104-105. Nè durante la mia direzione, nè per le ri-
cerche continuate dal mio successore Tararaelli si è pertanto
riusciti a ritrovare nei magazzini o nelle casse questo piatto,
che verrà fuori quando il Museo avrà un locale con spazio suf-
ficiente per essere ordinato. È quindi interessante riprodurre
testualmente il seguente tratto del citato catalogo del Cara:
u n. 103. Due piatti con vernice nera metallica in forma di
disco aventi l'orificio rivolto all'infuori e nel centro della parte
interna hanno una impressione parimente in forma di disco,
che forma un secondo recipiente » (sic). « Nn. 104-105. Due
piatti di forma simile al precedente uno dei quali stava a co-
perchio dell'altro, in cui vi è tuttora spine di pesce che vi
fu deposto » (sic).

di terracotta, sono state recentemente trovate a Carta-
gine negli scavi diretti dal eh. Gauckler, ed erano
appena state esposte al Museo del Bardo quando io
lo visitai (').

Fra i più antichi vasi fenici che ci hanno resi
gl'ipogei norensi, devono a mio avviso collocarsi al-
cune curiosissime anfore che talora sembrano addirit-
tura tagliate a mezzo il ventre, tanto esso è basso e
così brusco è il modo con cui il figulo le ha chiuse
di sotto con un largo piano di posa, senza alcuna sa-
goma di piede (v. la tavola, 5) ; hanno invece collo
cilindrico e labbro modinato (2). Questo tipo è spe-
ciale di Nora, nè trova a Cartagine il più lontano
riscontro. È peraltro notevole che fra i vasi dipinti
nella tomba di Rekhmara come tributo dei Keftiu,
benché in massima quelli sembrino ritrarre piuttosto
forme metalliche, ricorrono due anfore a base larghis-
sima senza piede sagomato (3) ; ma esse hanno una
forma piuttosto slanciata e non schiacciata.

Al medesimo periodo più antico della ceramica,
che a Nora è caratterizzato da un'argilla alquanto più
bruna, appartengono alcuni orciuoletti con beccuccio
piegato in alto in modo da ricordare taluni vasi ci-
prioti ("'): talora questo beccuccio assume la forma
di un membro virile eretto, sotto il quale sono altresì
modellati i testicoli (v. la tavola, 5). E con questi or-
cetti va messa una brocchetta a spalle rientranti e
bocca tonda, ed una minuscola anforetta, imitazione
del tipo locale schiacciato che ricorre in quelle di di-
mensioni mozzane già notate (v. la tavola, 4).

Al periodo medio, che è caratterizzato da un' ar-
gilla più chiara e più cotta, possiamo ascrivere, oltre
all'anfora ad uovo, l'anfora allungata (che apparve prin-
cipalmente adoperata nelle deposizioni di bambini sco-
perte da me e dianzi a loro luogo descritte) ; qualche
grossa brocca panciuta a collo cilindrico e labbro sa-
gomato, che per lo più ha perduta l'ansa ; una forma

(1) Direction des Antiquités et des Beaux Arts. Compte
rendu de la marche du service en 1901, pp. 8-9.

(2) L'analogia più prossima che mi occorre per l'impres-
sione che fa la parte inferiore di queste anfore è quella di
alcune forme (oinochoai) della ceramica corinzia arcaica. La
sagoma della parte superiore, collo cilindrico terminato a cer-
cine ed anse a nastro disposte verticalmente, non manca di
esempi nella ceramica di Cipro.

(3) Perrot et Chipiez, Hist. de VArt, III, fig. 542.

(4) Id. ibid. fig. 504.
 
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