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NORA. COLONIA FENICIA IN SARDEGNA

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simile, divenuta anfora od olla a due manichi con l'ap-
Plicazione nel ventre di due anse ad anello ; qualche
°oppa emisferica ; qualche piatto a bordo stretto rile-
nto a listello, che abbandona così il tipo più antico
da cui ha origine la lucerna (per tutte queste forme
v- la tavola, 3, 4 e 2). Infine noteremo qui le olle ci-
nerarie della necropoli di S. Efìsio (v. la tavola, 1), le
quali non offrono punto riscontri con Cartagine, ma
ricordano piuttosto, salvo le preziosità di forma invalse
in quell'isola, qualche cratere ciprioto (')■ Queste olle
hanno due tipi : uno globato, a bocca ristretta con co-
perchio, e munito per lo più di anse ad anello disposte
Verticalmente, talora anche di un beccuccio che si
rialza dalle spalle; l'altro a fondo tondeggiante, spallo
quasi diritte cui sono applicate orizzontalmente due
anse a maniglia, e bocca larga, ricordante nell'assieme
nua caldaia o paiolo di rame. Un solo di questi vasi
ha la curiosa e goffa forma di un cacio cui sia stata
tolta una delle facce piane e scavatovi il recipiente.

Tali forme non sembrano essere state abbandonate
Por lungo tempo, e senza dubbio durarono fino al pe-
riodo romano, che è il limite cronologico da noi se-
gnato alla nostra indagine. In tal modo i periodi della
ceramica a Nora non sono tre come a Cartagine, ma
due. Nondimeno un'ultima fase può vedersi contras-
sognata dalla presenza di vasetti che imitano forme
e generi greci, particolarmente greco-campani. Se l'in-
fluenza greca si manifestò a Cartagine senza dubbio
Prendendo le mosse ed avendo il suo focolare nella
Prossima Sicilia, la Sardegna, più lontana ed isolata,
sentì l'influenza greca da quella regione con la quale
aveva maggiori commerci, e che l'analisi del mate-
riale archeologico mostra appunto essere stata la Cam-
Pania. Brocchette e orcetti o balsamarì degl' ipogei no-
ronsi, di argilla gialletta chiara con qualche fasciolina
rossa sbiadita tirata alla ruota (v. la tavola, 4 e 5),
hanno analogie di forme o sono imitazioni assai strette
vasetti campani del IV-III secolo (2), e devono rap-

di

(') Cfr. p. e. Perrot et Chipicz, ibid., fig. 508.

(!) Patroni, La Ceramica, p. 112 scg.,fig. 75. Nondimeno
non escluderei per vasetti come quello rappresentato nella no-
stra tavola al gruppo 5, in alto a sinistra, una derivazione da
a"ticho forme orientali. Non si può disconoscere, nonostante la
diversità delle dimensioni, l'analogia tipologica di vasi ciprioti
c°me Perrot et Chipiez, ffist. de l'Art, III, pp. 699, 702,
flgg- 507, 512; Pottier, Vases antiques du Louvre, tav. 7,
A 105; tav. 8, A 120 (Cipro); tav. 21, A 566 (Beozia) ecc.

presentare gli ultimi corredi deposti negl'ipogei. A
questo medesimo periodo appartengono le imitazioni
locali non verniciate di lucerne greco-campane (v. la
tavola, 6 e 2): la forma punica è abbandonata, e vi
sottentra quella introdotta dal commercio sia come
oggetto d'uso, sia come modello alla produzione lo-
cale (').

§ 8. Frammenti decorativi in osso lavorato.

Fra gli oggetti che i Fenici producevano ed espor-
tavano hanno un posto importante gli arredi da toe-
letta, e fra questi non mancavano lo cassette decorato
con placche d'avorio scolpite a figure di bassorilievo,
ovvero con ornati incisi. Questo genere è rappresentato
a Nora dai frammenti della decorazione di una cas-
setta, che provengono dalla tomba XXVI. Il materiale,
osso e non avorio, è iudizio che l'oggetto non è espor-
tato dall'oriente mediterraneo e molto mono da Carta-
gine, ove senza dubbio giungevano carovane dall' in-
terno recanti avorio in abbondanza, ma piuttosto è fab-
bricato sul posto stesso. Della decorazione di questa
cassetta, anzi di quanto, pur avendo scopo pratico, era
eseguito in osso, avanzano (v. fig. 29) : un anello da
cerniera; due peducci a zampa d'animale geometriz-
zata ; placchette rettangolari a semplice filettatura sui
bordi; placchette a lista lunga e stretta, filettate ed
ornate da un meandro inciso; placchette a bordo ri-
levato, con la rappresentanza, a rilievo molto basso,
di due animali accovacciati e volti in senso contrario,
dei quali uno veniva alternativamente per metà na-
scosto dall'altro, e che sembrano essere una lepre e
un vitellino; placchetta simile, che presenta un solo
degli animali (lepre), ma in modo che il di dietro di
esso corrisponde al bordo, ed essendo l'altra estremità
danneggiata e mancante, deve trattarsi o di una plac-
chetta angolare più corta delle altre, ovvero di una
placchetta più lunga, centrale, nella quale i due ani-
mali (scelti forse con qualche speciale allusione) erano
messi fronte a fronte, ciascuno restando scoperto per
tutta la sua lunghezza.

(') L'appendice laterale semilunata è però punica; cfr.
Revue Archéol. 1898, II, p. 80.
 
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