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Savignoni, Luigi: Scavi della missione italiana a Phaestos 1902-1903: rapporto preliminare
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II, PALAZZO DI PHAESTOS
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soglie in gesso, accosto al dente degli stipiti, quanto
le cavità circolari, praticate sopra soglie di calcare,
accennano a cardini di non grandi dimensioni, i quali
stessa, s'innalzava un pilastro in legno e muratura di
forma quadrangolare, avente — come quello eh' è nel
mezzo dell' ingresso al megaron superiore — gli spi-
Fig. 18. — Angolo nord-est della sala a colonne, comunicante con la grande corte. (La scala prima del restauro). — a. Foro
pel cardine della porta.
non essendo stati profondamente incastrati, andarono
dispersi insieme coi battenti di legno, cui erano ap-
plicati.
Invece le proporzioni del cardine di bronzo, ri-
masto in situ, e la sua distanza dal foro in cui do-
veva trovarsi l'altro, c' indicano chiaramente che lo
spazio di m. 4,85, fra loro intercedente, era chiuso
dai due battenti di un enorme portone.
Resta a vedere in quale rapporto stia con questo
la base ellittica in pietra rossa, simile a porfido, che
rimane proprio nel suo mezzo. Se la base avesse do-
vuto sostenere il fusto d'una colonna rotonda, mal si
spiegherebbe la sua forma ellittica, ma questa invece
si spiega assai bene se s'immagina che, sulla base
goli interni dentati, in modo che in essi potessero
incastrarsi i due battenti del portone.
La esistenza di tale portone, cui accenna indub-
biamente il cardine rinvenuto, ci prova che il vano,
al quale esso appartiene, non era una specie di ve-
stibolo, aperto sulla corte per mezzo di pilastri, ma
una vera e propria sala riservata, adorna nell' interno
di due colonne.
Gli spazi fra i pilastri, a nord e a sud del por-
tone, erano chiusi da muri, coperti internamente con
uno zoccolo di gesso; di quello che occupa l'inter-
colunnio settentrionale resta un basso avanzo, visibile
alla fig. 18.
Anche la comunicazione fra la corte e l'infimo ri-
II, PALAZZO DI PHAESTOS
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soglie in gesso, accosto al dente degli stipiti, quanto
le cavità circolari, praticate sopra soglie di calcare,
accennano a cardini di non grandi dimensioni, i quali
stessa, s'innalzava un pilastro in legno e muratura di
forma quadrangolare, avente — come quello eh' è nel
mezzo dell' ingresso al megaron superiore — gli spi-
Fig. 18. — Angolo nord-est della sala a colonne, comunicante con la grande corte. (La scala prima del restauro). — a. Foro
pel cardine della porta.
non essendo stati profondamente incastrati, andarono
dispersi insieme coi battenti di legno, cui erano ap-
plicati.
Invece le proporzioni del cardine di bronzo, ri-
masto in situ, e la sua distanza dal foro in cui do-
veva trovarsi l'altro, c' indicano chiaramente che lo
spazio di m. 4,85, fra loro intercedente, era chiuso
dai due battenti di un enorme portone.
Resta a vedere in quale rapporto stia con questo
la base ellittica in pietra rossa, simile a porfido, che
rimane proprio nel suo mezzo. Se la base avesse do-
vuto sostenere il fusto d'una colonna rotonda, mal si
spiegherebbe la sua forma ellittica, ma questa invece
si spiega assai bene se s'immagina che, sulla base
goli interni dentati, in modo che in essi potessero
incastrarsi i due battenti del portone.
La esistenza di tale portone, cui accenna indub-
biamente il cardine rinvenuto, ci prova che il vano,
al quale esso appartiene, non era una specie di ve-
stibolo, aperto sulla corte per mezzo di pilastri, ma
una vera e propria sala riservata, adorna nell' interno
di due colonne.
Gli spazi fra i pilastri, a nord e a sud del por-
tone, erano chiusi da muri, coperti internamente con
uno zoccolo di gesso; di quello che occupa l'inter-
colunnio settentrionale resta un basso avanzo, visibile
alla fig. 18.
Anche la comunicazione fra la corte e l'infimo ri-